Il Vangelo della Domenica
Carattere

[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.

La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». 
Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». 
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».

 

COMMENTO                         

 Per vivere al di la di ogni solitudine è importante avvertire la presenza di Dio nella nostra vita.                             A questa presenza, anche se avvertita in un “ alito di vento”, si confortava il Profeta Elia,sul monte dove era salito e che Dio gli aveva indicato. Questa presenza lo conforta e lo conferma nel suo percorso,anche se un cammino ostile e  irto di difficoltà.                                                                                Presenza che il popolo di Dio, quello che egli sì è scelto, spesso non avverte più,perché si è chinato dinanzi  agli idoli,e non ha accettato poi la salvezza inviatagli da Dio nel Figlio suo Gesù Cristo.                 Un rigetto che diventa sofferenza per Paolo Apostolo, ebreo doc,ma ora Apostolo di Cristo, disposto a diventare anche “ anatema” dinanzi a Dio,pur di vedere i figli del suo popolo e suoi fratelli accettare la salvezza operata da Cristo.                                                                                                                 Presenza che avvertono i discepoli nel mare in tempesta,mentre  la barca è in difficoltà. Cristo arriva verso di oro sulle acque,presenza vista  inizialmente come quella di un fantasma che s’avvicina a loro, ma poi ,riconosciuto  il Maestro,ciò spinge Pietro a gettarsi in mare e a camminare verso  Gesù ro,anche se poi, preso dalla paura e in procinto di affogare, gli nasce dall’animo l’invocazione:”Signore,  salvami!”.  Il tutto si conclude con un dolce rimprovero di Gesù che  accusa Pietro di avere avuto poca fede.                                                                                                        Presenza che la Chiesa di Cristo avverte nei suoi molteplici momenti di crisi,presenza che   da sicurezza alla b arca di Pietro anche in mezzo ai marosi del tempo, ala darà  sempre fino alla fine dei secoli,quando ,finalmente,la barca arriverà al porto   finale.                                                                                   Se leggiamo  la vita del nostro tempo, avvertiamo sicuramente  che stiamo vivendo una cultura di paura. La barca di Pietro  è sballottata da ogni parte,e molti fratelli si trovano a soffrire vere propie persecuzioni  nella fede. Oppure altri,discesi dalla barca di Pietro per paura, si pongono  a spingerla di qua e di la, quasi a gioire nel vederla in difficoltà.  Violenza, guerre, egoismo sfrenato,individualismo senza remore,  a volte sembrano offuscare  l’avvertire la presenza di chi cammina ancora sulle acque ,pronto farci vincere la tempesta, offrendo  l’arma della fede, ricordandoci che abbiamo un Padre che veglia su di noi, e che non lascerà che i suoi figli  vengono  sconfitti dalla armi del male. Una presenza quella paterna di Dio che a volte si manifesta con dolcezza, quasi percepita appena, ma che c’è,anche se questa presenza avvertita non ci dispensa dal navigare anche  con le nostre forse verso porti sicuri. Non c’è bisogno che sfidiamo le onde come Pietro,gettandoci in mare, ma l’importante è che nella tempesta non perdiamola fede, e la luce del faro che ci indica la meta. E’ nel momento della tempesta che  si misura la forza e l’entità della nostra fede,e poi sulla barca  non siamo soli,ma con noi è salito Cristo,il quale c’è,anche se fa finta a volte di dormire.

 

Nei momenti in cui il mare in cui navighiamo  sembra sommergerci, sentiamo una mano che si tende a noi e ci dice.”Coraggio, ci sono io!” E’ la mano di Cristo, nostro compagno di   traversata.

Commento di P. Pierluigi Mirra passion

INVIA COMUNICATO STAMPA

Per poter pubblicare i tuoi comunicati stampa, corredati da foto,  scrivi un'email a comunicati@primapaginaitaliana.it

 

 

Iscriviti alla nostra newsletter per rimanere costantemente aggiornato sulle notizie più lette della settimana, che riceverai sulla tua mail. E' un servizio assolutamente gratuito.