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(Enzo Toscano) Non è vero ma ci credo, direbbe quello che fa spallucce alla scaramanzia, cercando di esorcizzare quest’anno bisestile, tanto desiderato dal popolo Maya che pare abbia deciso, già dalla notte dei tempi, di “farci fare la cartella” entro la fine dell’anno. Fatto sta che, mischiando il sacro al profano, pare ultimamente non ci stiamo facendo mancare niente in quanto a disastri naturali, ruberie e crisi globale. E mentre chi con il pallottoliere, chi più evoluto con il totalizzatore, cerca quindi di non perdere il conto degli scandali, dei politici e loro accoliti indagati, delle facce di bronzo e sederi di piombo che ci “uccellano” quotidianamente, ecco arrivare la natura matrigna che bastona con il terremoto una delle terre più fertili ed il popolo più sano, energico e vigoroso, cuore pulsante della nostra penisola. Crolli e distruzioni, poco meno di due decine di vittime e le inevitabili quanto inutili polemiche sempre presenti, sul rimbalzo delle responsabilità del perché quei crolli e quei morti. Mi limito solo ad annotare che quasi tutte le vittime erano operai, travolti dal crollo di capannoni (probabilmente costruiti al risparmio). Pare questi fossero nella maggioranza lavoratori precari, e quindi con ben poche possibilità di scelta … Chi ha un minimo di onestà morale, tragga da solo le conclusioni… Ma riavvolgiamo un attimo il nastro di pochi tratti, e ritorniamo ad annotare le delizie della cronaca degli ultimi giorni, riservando lo scandalo del calcio come ciliegina finale. Non pensate che chi scrive è un cupo menagramo, catalizzatore di sciagure; come molti amo la bella vita e mi piacciono le cose goderecce, ma detesto profondamente l’arbitrarietà di un ceto superiore che regola in maniera discrezionale le relazioni sociali, sicché i diritti diventano di volta in volta elargizioni, privilegi e concessioni. Per accedervi bisogna fare presa con il sistema clientelare e furfantesco, per evitare poi di pagare un qualche prezzo fatto di rinuncia, e partecipare a quella cultura del clientelismo che si configura come una cultura di massa alla pratica dell’illegalità. Ad una grande criminalità organizzata corrisponde purtroppo una legalità ancora disorganizzata, incapace di contrastare in velocità ed efficacia, le forme più moderne di criminalità. La corruzione è lo strumento essenziale della criminalità organizzata. Senza corruzione non c’è nessuna posibilità di mantenere in piena efficienza il mercato mondiale del malaffare, degli stupefacenti, le attività di riciclaggio del denaro sporco, l’evasione fiscale. Intanto nel silenzioso Oltretevere, la Chiesa raccontata dai “Corvi” ha il sapore affascinante di un giallo di Agatha Christie, dove non manca mai il personaggio chiave. Indovinate un po' chi può essere? Naturalmente come copione impone "E' stato il maggiordomo". La nostra fantasia più accesa non poteva arrivare a tanto: il maggiordomo del Papa, tale Paolo Gabriele (sembra inventato un nome che, per cognome, ha il nome di un Arcangelo), raccoglie segretamente documenti riservati, li divulga per aiutare Papa Benedetto XVI a far pulizia all'interno del vertice vaticano. Viene arrestato e diventa un capro espiatorio, ma sicuramente dietro c'è ben altro. Tanti sono i misteri, ben occultati, nel corso degli anni segretamente e gelosamente tenuti negli scrigni, dietro le spesse mura d’oltretevere. Ma i titoloni a nove colonne, un attimo prima del disastro naturale, erano tutti per lo scandalo del “Calcio Scommesse”, che è ormai dilagato a macchia d’olio, ennesimo pasticcio di un Paese che non ce la fa proprio ad avere un po’ di pace. Non sono bastate le vicende che dagli anni ’80, ad intervalli, hanno infangato il pallone nazionale, passando per calciopoli e giungendo a quella che sembrava poter essere la nefasta conclusione finale, con gli eventi sollevati nella scorsa stagione legati alle scommesse. Il recente blitz della polizia a Coverciano ha provocato un ciclone, un buco nero dove il calcio italiano rischia essere risucchiato a pochi giorni ormai dall’inizio dell’Europeo, in una nazione già piegata dalla crisi, dagli eventi tellurici che hanno colpito il cuore dell’Emilia Romagna. E pensate che lentamente pareva essere ritornato quell’amore per il calcio, una sorta di anestetico antidolorifico con cui allontanare, almeno per qualche settimana, le preoccupazioni legate all’incerto futuro. Il calcio, ma lo sport in genere, da sempre è stato un sedativo efficace in periodo di crisi. Ma ora che il calcio è sotto l’occhio del ciclone, anche le speranze di poter gioire per un gol della Nazionale sembrano offuscarsi. Scommesse, combine, malavita, entrano ancora una volta nel cuore dello sport e lo fanno con un potere distruttivo dirompente. Il resto l’ha fatta la crisi economica, con tantissime società di calcio soprattutto delle serie inferiori che, non potendo più pagare gli stipendi ai propri calciatori, hanno cercato di risolvere il problema “vendendosi le partite” in prima persona, o chiudendo gli occhi se lo fanno i propri giocatori. Evidentemente (ma c’era poco da dubitare) non è stata fatta quella pulizia radicale per estirpare la malapianta alle radici. Ha pagato qualche società, penalizzata in classifica, ma i veri responsabili evidentemente si sono sentiti tutelati e ritenuti immuni, tanto da continuare tranquillamente nelle loro trame. Il tutto rischia di uccidere la vera forza del nostro calcio, quella data dalla gente comune; veder crollare un mondo in cui ognuno di noi si rifugia nei momenti di sconforto, genera ancora più rabbia pensando ai protagonisti degli illeciti: quei giocatori pagati a peso d’oro a cui tutto sembrava poter essere giustificato, anche taluni comportamenti strampalati, i loro continui sbalzi d’umore, solo perché poi sul campo ci regalavano la magia di un gol o di una vittoria. Tutto ora viene messo in discussione, lo scandalo che ha colpito il calcio colpisce anche tutti noi. Non sono più i nostri idoli, ma comuni delinquenti frastornati perché credevano di poter essere immuni di fronte alla legge, abituati a vivere in un mondo che oggi ci appare completamente fuori posto. Modesto scriba, ho da tempo immemore, ed in tempi non sospetti, versato tonnellate di inchiostro per denunciare questo calcio moderno, tutto denari (a pochi) e televisioni a pagamento, che avrebbe poi ucciso il vecchio, caro calcio. Ma non c’è mai peggior sordo di chi non vuole sentire. In fondo “Se il mondo é pieno di furfanti, la colpa e' di chi non lo è”.

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