Politica nazionale
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(Antonio Gaudiano) - Non so se l’ispirazione gli sia venuta guardando la cartina colorata dell’Italia

del post-voto del 4 marzo scorso, o se sia stato mosso da uno scopo puramente utilitaristico - uno specchietto per le allodole per ‘alleccressire’ il leghista Salvini -  ma la ‘svolta separatista’ di Grillo non è da trascurare.

Per Grillo lo Stato Italiano quale risulta dall’unità raggiunta nel 1861 è “Una pura rappresentazione senza significato. Per far funzionare l’Italia è necessario decentralizzare poteri e funzioni a livello di macroregioni, recuperando l’identità di Stati millenari, come la Repubblica di Venezia o il Regno delle due Sicilie. E se domani fosse troppo tardi? Se ci fosse un referendum per l’annessione della Lombardia alla Svizzera, dell’autonomia della Sardegna o del congiungimento della Valle d’Aosta e dell’Alto Adige alla Francia e all’Austria? Ci sarebbe un plebiscito per andarsene.”

Le macroregioni, appunto. Un primo passo, comunque. Senza compromettere l’unità della nazione, ma che porterebbe solo benefici ad un Sud sempre più Colonia interna. Poter gestire le proprie risorse in autonomia, delegando allo stato centrale solo funzioni limitate. Un po’ quello che accade con lo Stato federale degli Stati Uniti.

Un passaggio questo di Grillo che è stato ignorato quasi del tutto dalla grande informazione, ma anche dai movimenti e gruppuscoli neo meridionalisti: autoreferenziali e con forti pregiudiziali ideologiche ad imbrigliarli nella loro crescita.

“E se domani, …” argomenta Grillo “… alla fine di questa storia, iniziata nel 1861, funestata dalla partecipazione a due guerre mondiali e a guerre coloniali di ogni tipo, dalla Libia all’Etiopia. Una storia brutale, la cui memoria non ci porta a gonfiare il petto, ma ad abbassare la testa. Percorsa da atti terroristici inauditi per una democrazia assistiti premurosamente dai servizi deviati(?) dello Stato. Quale Stato? La parola “Stato” di fronte alla quale ci si alzava in piedi e si salutava la bandiera è diventata un ignobile raccoglitore di interessi privati gestito dalle maitresse dei partiti.”

“E se domani,… “ continua Grillo “… quello che ci ostiniamo a chiamare Italia e che neppure più alle partite della Nazionale ci unisce in un sogno, in una speranza, in una qualunque maledetta cosa che ci spinga a condividere questo territorio che si allunga nel Mediterraneo, ci apparisse per quello che è diventata, un’arlecchinata di popoli, di lingue, di tradizioni che non ha più alcuna ragione di stare insieme?”  

“E se domani i Veneti, i Friulani, i Triestini, i Siciliani, i Sardi, i Lombardi non sentissero più alcuna necessità di rimanere all’interno di un incubo dove la democrazia è scomparsa, un signore di novant’anni decide le sorti della Nazione e un imbarazzante venditore pentole si atteggia a presidente del Consiglio, massacrata di tasse, di burocrazia che ti spinge a fuggire all’estero o a suicidarti, senza sovranità monetaria, territoriale, fiscale, con le imprese che muoiono come mosche. E se domani, invece di emigrare all’estero come hanno fatto i giovani laureati e diplomati a centinaia di migliaia in questi anni o di ‘delocalizzare’ le imprese a migliaia, qualcuno si stancasse e dicesse ‘Basta!’ con questa Italia, al Sud come al Nord?”

E, allora, si proceda: 5 Stelle e Lega i numero li hanno. Neanche lo sforzo di stabilire i confini: i nostri ci sono da secoli: quelli dello Stato delle Due Sicilie. Questo si che è un sogno.

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