Santa Maria Capua Vetere
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San Tammaro (Nando Cimino) - L’abbattimento dei pini all’interno del Real Sito di Carditello, ha suscitato ampio sdegno nel mondo degli ambientalisti, in alcuni salotti culturali e nel mondo del web. L’operazione di ‘pulizia’, sembra essere giustificata dalla necessità di riportare il casino reale di campagna, alle originarie condizioni. In quest’assunto sarebbe giustificato anche l’espianto dei pini marini che, sembra, siano stati piantati durante il ventennio fascista. L’emiciclo, nato come galoppatoio per le pregiatissime specie equine selezionate a Carditello per volere di Carlo III di Borbone e poi del figlio Ferdinando, dovrebbe, secondo il progetto ora in fase di realizzazione, riprendere il suo ruolo. Per ragioni di ovvia sicurezza, quindi, gli alberi non possono fare da corollario alla pista sterrata. Ciò che ha impressionato di più il popolo di Carditello, quello vero, è stato il silenzio, assordante e complice, di una parte di quel mondo di associazioni che tanto si sarebbe battuta per la rinascita della fattoria settecentesca. Ci dispiacerebbe supporre che, per qualcuno, sarebbe stata poco produttiva se non dannosa, considerato anche il voto imminente, la semplice esposizione nell’onesta tutela di quelle piante. Un piccolo polmone verde in un luogo pregiato, a meno di seicento metri dalla più grande discarica d’Europa; quella di Maruzzella.  A decretare l’abbattimento dei pini non solo il progetto di restauro approvato dalla soprintendenza casertana ma anche il voto favorevole della commissione per il paesaggio, istituita in seno all’amministrazione di Emiddio Cimmino, sindaco di San Tammaro, nelle cui campagne sorge il sito reale. Questa commissione è ricca di ben cinque tra geometri, ingegneri, architetti e paesaggisti, che resteranno in carica per i prossimi tre anni. Tra i compiti del gruppo di lavoro, vi è anche quello del rilascio di autorizzazioni in materia paesaggistica. La commissione fu nominata nel corso della seduta d’assise n°21, del dodici novembre dello scorso anno. Le fotografie che circolano sul web, impietose, ritraggono le piante abbattute e sezionate dando, da sole, ampia spiegazione all’amarezza collettiva. Le persone che si assiepano ai cancelli della piccola reggia, in un continuo di perplessità e sdegno, tralasciando improperi, epiteti e male parole, sono percorse dalla stessa domanda: ‘Non si poteva proprio evitare?’ e ancora: ‘Non potevano proprio essere salvate queste piante?’ Anche questa mattina, un gruppo di soci di ‘Legambiente’, più volte intervenuta a tutela del real sito, si è data appuntamento all’esterno dei cancelli per capire cosa stesse accadendo. Degli ambientalisti si è fatto portavoce, Giuseppe Diana, anche come attivista del Movimento 5 Stelle. Il pentastellato ha sollevato una serie di obiezioni, circa il taglio dei pini, che, di certo, invitano a più riflessioni:

 

 

“Questa vergogna senza sosta è resa ancor più insopportabile perché realizzata da una struttura ministeriale che, invece, si dovrebbe occupare della tutela delle belle Arti ma, in realtà, sembra non lo faccia come evidenziano, almeno in questo frangente, le palesi incongruità. Non posso non evidenziare alcuni particolari – ha sostenuto Giuseppe Diana -. Il Ministro in carica, Dario Franceschini, nella risposta orale all’interrogazione presentata nello scorso marzo dalla senatrice, Vilma Moronese, (si fa riferimento all’interrogazione n° 01718 del 25 marzo 2015), anziché farsi carico di fermare un atto scellerato, ha deliberatamente mentito al Senato, rassicurando l’aula, il gruppo parlamentare interrogante e quanti erano allarmati dall’annuncio di un imminente abbattimento dei pini del Real Sito di Carditello. Nell’interrogazione in questione, si riferisce di un’articolata e complessa situazione venutasi a creare ‘con il perdurare delle avverse condizioni atmosferiche che hanno provocato la caduta di due Pini’ e non dei restanti cinquantuno che, la diagnosi, redatta dall’ufficio fitosanitario regionale e dal servizio territoriale di Caserta, ha sancito, essere affetti da una malattia. Non si capisce per quale oscuro motivo si è lasciato intendere che fossero tutti da abbattere perché malati, mentre solo due erano caduti, pare, a causa del maltempo. Ancora – asserisce il socio di Legambiente - la metodologia corrente, in ambiti professionali, impone l’obbligo di chiedere prima della validazione del progetto, i vari pareri tecnici e le dovute autorizzazioni. Inoltre, se dovesse essere vero quanto appreso e cioè che il legno tagliato dovrebbe arricchire focolari domestici o addirittura essere venduto a privati, si ravvisano delle gravi inosservanze ai dispositivi attuali in materia di smaltimento dei rifiuti speciali. Lo smaltimento dei pini, infatti, una volta segati, dovrebbe avvenire in discarica, attraverso giusti formulari. La legge obbliga tutti, in egual misura, ha rispettarne il dettato e questo dovrebbe essere ancor più pacifico per chi opera nella cosa pubblica, nell'interesse di un decoroso rigore morale ed etico che fa la differenza tra lecito e illecito. Si ha la sensazione – termina Giuseppe Diana – che la vicenda dei pini Carditello, sia stata trattata con eccessiva superficialità, a voler essere buoni. Gli onesti cittadini di questa terra, credono nella riqualificazione della fattoria borbonica che vedono come reale riscatto per un popolo che attende, da anni, la restituzione della propria identità e del proprio onore violato”. Insomma, c’è da scommettere sul fatto che, i pini di Carditello, faranno a lungo parlare di sé.