Le Cure Palliative e i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA): ecco la svolta per l’organizzazione delle prestazioni domiciliari sul territorio, che devono essere fornite e gestite dalle strutture Hospice. Un cardine, questo, nell’organizzazione della rete delle cure palliative, da sempre sostenuto dalle Associazioni e dalle Società scientifiche nazionali, come ricorda il dottor Sergio Canzanella, segretario regionale della Federazione Associazione Volontariato in Oncologia e della Società Italiana Cure Palliative, esponente della Federazione Cure Palliative, di European Association Palliative Care e di European Cancer Patient Coalition, nonché componente della Commissione Regionale e dirigente dell’Associazione House Hospital onlus. “Finalmente, con i nuovi LEA si fa chiarezza – dichiara il dottor Canzanella – su chi ha il compito di fornire le cure palliative a livello domiciliare. Pertanto, invitiamo sia il ministro della Salute Lorenzin e sia lo stesso Governo a velocizzare le procedure di approvazione dei LEA e la conseguente pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, così come ha già fatto la Regione Campania, guidata dall’onorevole Stefano Caldoro, che ha approvato nel 2013 la Legge regionale n.5, articolo 1, comma 59, la norma che sancisce, appunto, questo aspetto. Finalmente, ciò che sosteniamo con forza da tempo ha trovato un fondamentale riscontro istituzionale, ossia che le cure palliative domiciliari devono essere di pertinenza esclusiva degli Hospice, proprio in base all’articolo 23 dei LEA, e tali prestazioni non ricadono nell’articolo 22 che riguarda l’Assistenza Domiciliare Integrata. Le prestazioni domiciliari in tale ambito, pertanto, fanno parte della rete di cure palliative, rete gestita da figure professionali di alto profilo ed esperte del settore. Sarà, quindi, compito delle Aziende Sanitarie Locali – ha concluso il dottor Canzanella – riorganizzare e implementare, attraverso gli Hospice, le prestazioni di cure palliative domiciliari sui propri territori di competenza”.

 I bagni freddi sono un'antica usanza in molte città con antica saggezza. Oggi secondo la Based Medicine (EBM), ossia la medicina basata su evidenze, è stato scientificamente provato e dettagliato i benefici di questa tradizione che serve a rafforzare la salute e prevenire le malattie.

Frequenti bagni freddi:

•          rafforzano il sistema immunitario;

•          incentivano l'eliminazione delle tossine attraverso la pelle;

•          lasciano la pelle tersa e pulita;

•          rilassano i muscoli;

•          migliorano la circolazione sanguigna

•          rinvigoriscono

•          migliorare l'umore per l'azione predisponente

Secondo alcuni esperti, sottolinea Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei diritti”, dovrebbero essere effettuati per non più di tre minuti alla volta, a volte giornalieri o settimanale. Possono essere alternati con bagni caldi ma bisognerebbe sempre terminare con bagno di acqua fredda. Bambini, pazienti anziani o fragili non dovrebbero eseguirli. Deve essere fatto gradualmente fino al collo mettendo i piedi prima.

 

Roma   – Secondo i dati Istat 2013, in Italia il diabete interessa il 5,4% della popolazione, il che vale a dire che più di 3 milioni di italiani ne soffrono, lo stesso OMS parla addirittura di vera e propria “epidemia” del diabete.

Il diabete di tipo 2 rappresenta il 90% dei casi: la prevalenza aumenta con l’età fino a raggiungere il 20,4% nelle persone con età uguale o superiore ai 75 anni. Per quanto riguarda la distribuzione geografica in Italia, la prevalenza è più alta nel Sud e nelle Isole, con un valore del 6,6%, seguita dal Centro con il 5,3% e dal Nord con il 4,6%.

Numeri importanti, che tenderanno a crescere se non si metteranno in atto tutte le misure concrete predisposte all’interno del PND.

 

Di diabete e dello stato di implementazione del Piano nazionale sulla malattia diabetica si discute oggi a Roma durante il Workshop “Il Piano Nazionale sulla malattia diabetica: una best practice al banco di prova dell’implementazione regionale”, promosso da AboutPharma, con il patrocinio del Ministero della Salute e organizzato con il contributo di AstraZeneca. L’evento, che si pone a chiusura di una serie di incontri regionali dal titolo Il Piano Nazionale sulla Malattia diabetica al banco di prova dell’attuazione regionale: una valutazione di sistema”, vuole illustrare le principali vie proposte dal Piano per affrontare le problematiche relative alla patologia e avviare un confronto tra il livello nazionale e i livelli regionali, analizzando le azioni intraprese e l’impegno assunto da 4 Regioni chiave (Puglia, Sicilia, Lombardia e Liguria) per l’implementazione del PND e la gestione della patologia.

L’obiettivo è quello di definire un’agenda operativa di lotta al diabete che si basi su 3 punti fondamentali, quali: istituzione di PDTA sul diabete, riallocazione delle risorse e concreta partecipazione delle persone con diabete nella lotta alla patologia.

 

“Il Piano Nazionale sulla malattia diabetica è il documento più importante in materia di assistenza alla persona con diabete dai tempi della legge 115 del 1987 ed è l’unico Piano dedicato a una specifica patologia cronica non trasmissibile e pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ponendosi così come pietra miliare nella storia dell’assistenza alla cronicità in Italia” - spiega Paola Pisanti dirigente del Ministero della Salute, Presidente della Commissione Nazionale Diabete. “Per un’efficace ed efficiente attuazione degli obiettivi proposti nel PND è fondamentale che le Regioni continuino ad impegnarsi, oltre che nel recepimento, anche nell’effettiva implementazione dello stesso al fine di garantire i più opportuni assetti locali nella gestione del diabete” – conclude la Pisanti.”

 

Nonostante si riscontrino elevati tassi di prevalenza e un alto rischio di complicanze, la gestione del diabete rappresenta un modello di riferimento tra le patologie croniche, poiché si presta ad essere definito da un percorso diagnostico-terapeutico abbastanza delineato” - sostiene Americo Cicchetti, Professore di Organizzazione Aziendale e Direttore dell’ALTEMS dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. “Lo stesso PND evidenzia la necessità di implementare i LEA secondo le priorità di salute delle persone con diabete e nel rispetto della condivisione dei Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali (PDTA), i quali vanno costruiti attraverso rigorosi percorsi che selezionano le tecnologie da adottare (farmaci, dispositivi, ecc.) secondo l'approccio dell'health technology assessment” – conclude Cicchetti.

“L'Italia ha una formidabile rete di assistenza specialistica diabetologica, invidiataci in tutto il mondo anche per i risultati che ha conseguito. Ci sono evidenze forti di cost-effectiveness di questa rete” – dichiara Enzo Bonora, Presidente della Società Italiana di Diabetologia. “La rete costa l'1% del totale della spesa attribuibile al diabete” – continua Bonora - “una rete che il PND ha considerato come irrinunciabile e che va solo ottimizzata a costo zero, eliminando piccoli ambulatori isolati i cui professionisti che vanno collocati in centri dotati di tutte le risorse necessarie. Una rete di secondo e terzo livello che va integrata con la rete di primo livello (i MMG) anche grazie all'uso massiccio dell'informatica".

 

“Nonostante nell’ultimo decennio sia cambiata la percezione della malattia da parte dell’opinione pubblica, il diabete è ancora oggi una di quelle malattie che il paziente stesso tende a trascurare”- sostiene Antonio Ceriello, Presidente dell’Associazione Medici Diabetologi. “Vista la complessività e la variabilità della patologia da soggetto a soggetto, ci stiamo muovendo sempre più verso una personalizzazione dell’approccio, che combini l’appropriatezza della cura con la tempestività, nell’idea che bisogna trattare subito e trattare bene. L’AMD, a questo proposito, ha lanciato il Progetto quadriennale NICE - Need is core of effectiveness” – conclude Ceriello.

 

“Una concreta attuazione degli obiettivi del Piano deve prevedere l’effettivo coinvolgimento delle Associazioni pazienti nei tavoli decisionali, come anche auspicato nel più recente Patto della Salute, con il fine ultimo di raggiungere quei livelli di assistenza appropriati che costituiscono la condizione preliminare essenziale per migliorare la qualità di vita delle persone” – sottolinea Egidio Archero, Presidente della FAND.

 

“AstraZeneca è impegnata a fornire terapie sempre più efficaci ed innovative” - commenta Nicola Braggio, Amministratore Delegato di AstraZeneca Italia. “Con questa consapevolezza abbiamo scelto di contribuire all’organizzazione di incontri regionali per avviare un confronto tra quanto stabilito dal PND e quanto realmente recepito e applicato a livello locale” conclude Braggio.

Dopo la Spagna l’Ebola uccide in Germania. Un dipendente africano dell'Onu, portato a Lipsia dalla Liberia e contagiato da Ebola , è morto la notte scorsa, segnando il primo decesso nel Paese: come riferisce l'agenzia tedesca Dpa citando fonti sanitarie ufficiali. L'uomo, di 56 anni, è morto in un ospedale della città dell'est della Germania, precisa l'ospedale citato dalla Dpa. Si tratta del terzo contagiato dall'Ebola ricoverato in Germania (un secondo viene curato a Francoforte sul Meno mentre un terzo era stato dimesso da un ospedale di Amburgo dopo cinque settimane di cure). La vittima, un sudanese, era stato trasportato al "Klinikum St. Georg" di Lipsia con un volo speciale giovedì scorso e le sue condizioni erano state subito definite "altamente critiche sebbene stabili". L'uomo era stato posto in una struttura di isolamento speciale del Reparto malattie infettive e tropicali. Secondo l'ospedale, precisa l'agenzia tedesca, non sussistono pericoli di infezione per altri pazienti o visitatori.

Sono più di 400 i geni che concorrono a determinare la nostra altezza: lo rivela l'analisi del Dna di oltre 250.000 persone condotta tra Europa, Stati Uniti e Australia da 450 esperti di 300 enti di ricerca riuniti nel consorzio internazionale 'Giant'.I risultati dello studio, pubblicati su Nature Genetics, rappresentano un importante passo avanti verso la messa a punto di un test per svelare possibili anomalie nella crescita dei bambini. Oltre a fare luce sulle cause genetiche del nanismo, permetteranno di comprendere meglio anche i meccanismi alla base di molte malattie (come l'osteoporosi, il cancro e il diabete) che sembrano legate alla statura, probabilmente perché scatenate anch'esse da alterazioni della crescita cellulare.L'altezza di una persona è determinata all'80% dal Dna: si tratta di un carattere molto complesso, definito dall'interazione tra più geni.In uno studio precedente, pubblicato nel 2010 su Nature, erano state già identificate 180 varianti genetiche collegate all'altezza.La nuova ricerca, evidenzia Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti ”,  basata su un campione molto più numeroso, ha aperto orizzonti ancora più vasti, individuando ben 697 varianti genetiche responsabili dell'altezza: queste sono concentrate in 423 regioni del Dna (geni), per lo più coinvolte nella formazione e nell'accrescimento di ossa e cartilagini.

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