Fra gli otto musicisti residenti a Vienna, che il 29 marzo del 1827 reggevano i cordoni della bara di Beethoven, nel percorso fra la sua casa e la chiesa dei Minoriti, alcuni avevano una cera notorietà. Quasi del tutto sconosciuto era invece il sesto portatore, il trentenne Franz Schubert, musicista che fino ad allora aveva avuto un  effimero successo con una breve opera in un solo atto e aveva pubblicato pagine pianistiche e Lieder, ma non aveva mai dato un concerto pubblico. Franz Schubert era nato a Vienne il 31 gennaio 1797. Era figlio di un maestro di scuola. Essere maestro di scuola significava allora in Austria essere anche musicista, poiché la musica era una delle materie di insegnamento. Per questo motivo, tutti i membri della famiglia Schubert avevano una preparazione musicale più o meno vasta. Il padre suonava il violino, il fratello maggiore il pianoforte, il secondo, un discreto compositore, mentre Franz viene affidato ad un organista. Ben presto i suoi progressi musicali vanno ben oltre le modeste necessità di un insegnante elementare. Nel 188 vince una borsa di studio per entrare all’Imperiale Reale Convitto, un collegio per i borghesi di Vienna. In poco tempo diventa un musicista completo. Nell’autunno del 1813 lascia il convitto e fa eseguire la sua prima sinfonia dall’orchestra degli allievi, come congedo. Successivamente insegna in una scuola che prepara i futuri maestri della scuola. Nel frattempo ha già composto un’opera, una Messa, pagine sacre minori, alcuni quartetti, piccoli pezzi per pianoforte, la Grande Sonata per pianoforte a 4 mani, una trentina di Lieder.

IL LIEDER

Un mese dopo si avvicina per la prima volta alla poesia di Ghoete e compone Margherita all’arcolaio, dal Faust: è l’atto di nascita del Lied romantico, la prima grande testimonianza di un nuovo, intimo rapporto fra poesia e musica. A tal proposito scrive Giorgio Vigolo – “Guarda con devoto stupore alla Musa sorella, alla Poesia, non si mostra gelosa della sua bellezza, anzi le porge uno specchio magico e le dice  - guardati nel mio suono –“. Successivamente abbandona il lavoro scolastico e si dà alla libera professione di musicista, vivendo con i proventi di alcune lezioni e sperando nell’interessamento degli editori viennesi. Schubert vuole solo scrivere musica in piena libertà e trascorrere la maggior parte del suo tempo in compagnia degli amici. Videro così la luce innumerevoli lieder, il più famoso dei quali, noto anche ai “non addetti ai lavori” rimane la famosa AVE MARIA. E' un Leader originariamente dedicato ad una donna di nome o di pseudonimo "Maria" per la quale Schubert si sentiva molto "ispirato" e appassionato, tanto che il testo tedesco originale, al di la del buon gusto romantico, risulta essere pure alquanto spinto. In ogni caso, questo pezzo non ha mai avuto l'intento di essere una lode liturgica alla Vergine Maria.

LE SCHUBERTIADI

E’ il prototipo del circolo romantico, sorto in connessione alla nuova figura del “libero artista” che tanta importanza riveste per la storia culturale di questi anni. Le riunioni dei suoi membri si chiamano “schubertiadi”. Vi partecipavano artisti, letterati, musicisti, semplici amatori o dilettanti, conoscenti, curiosi. A nessuno si chiude la porta, purchè sappia fare qualcosa : cantare, recitare, scrivere, dipingere, dipingere, ballare, comporre. Queste riunioni si svolgevano in casa dell’uno o dell’altro amico opresso ricchi conoscenti comuni. Eduard von Bauernfeld scrive nelle sue memorie: “le schubertiadi si svolgevano fra compagni allegri e vivaci, quando il vino scorreva come acqua , l’eccellente cantante Vogl ci offriva delle meravigliose canzoni e il povero Franz doveva accompagnarlo finchè le sue piccole tozze dita non potevano più abbedirgli”.

PRODUZIONE CAMERISTICA

La produzione di musica da camera di Schubert si può dividere in due filoni, abbastanza nettamente distinti e con caratteri contrastanti. Il primo filone ha un aspetto più brillante, spesso più superficiale, punta sulle architetture tradizionali e spesso si caratterizza con ampi squarci virtuosistici. E’ lo Schubert delle grandi sonate per pianoforte, o dei brani cameristici in cui è presente il pianoforte. Una delle espressioni più splendide di questo genere di musica è rappresentato dalla FANTASIA WANDERER op. 15 per pianoforte, e possiamo anche aggiungere le due sonate OP. 42 e 53, il Quintetto in la maggiore, op, 144 detto Della TROTA. E’ una musica fatta soprattutto per compiacere le esigenze degli editori e per accontentare pianisti particolarmente abili. Bisogna aggiungere i Quartetti per archi  ROSAMUNDE  e LA MORTE E LA FANCIULLA il RONDEAU BRILLANTE OP. 70 PER VIOLINO E PIANOFORTE, SONATA FANTASIA OP.78, IMPROVVISI OP. 90 e i MOMENTI MUSICALI OP. 94 . In sostanza, solo queste ultime tre composizioni escono dalla categoria delle composizioni brillanti, le uniche che trovano accoglienza, quindi, accanto alla musica esplicitamente per dilettanti, presso gli editori.

Ma come era Schubert fisicamente?. In confronto a quella beethoveniana, la ritrattistica di Schubert è molto modesta. Da essa possiamo dedurre le caratteristiche fisiche del musicista: un uomo nel pieno delle forze, abbigliato con una certa libertà non priva di cura e quasi di eleganza. La capigliatura riccioluta, l’ovale del viso regolare ma un po’ grassoccio, naso carnoso.  Per Schubert, “artista libero” a Vienna, le occasioni di lavoro erano molto scarse. Ci si domanda, a volte, come abbia fatto a vivere quest’uomo, anche se si accontentava di poco. Diede un unico concerto a proprio beneficio e dagli editori riuscì solo ad avere qualche magro compenso per i fascicoli di Lieder e composizioni per pianoforte a quattro mani. Restavano le lezioni, ma soltanto gli amici si potevano rivolgere ad un maestro così poco famoso. Furono gli amici ad aiutarlo. Furono loro a raccomandarlo al conte Esterhàzy che cercava un maestro di musica per le proprie figlie. Fu così che Schubert si trasferì in Ungheria, in campagna, nella residenza estiva della famiglia Esterhàzy. Aveva uno stipendio, viveva in una bellissima residenza in totale tranquillità e pace. Ma era una falsa serenità perché lontano da Vienna, dai salotti, dagli amici, la sua vena compositiva si stava affievolendo. In questo soggiorno ungherese, infatti, realizzò solo un Lied di notevole fattura, più pochi altri. Gli mancavano le motivazioni giuste, la vita lì era troppo monotona, seppur serena per un compositore come erra Schubert. Alle figlie del conte, le sue allieve,  dedicò alcuni brani per pianoforte a quattro mani e le otto variazioni su una canzone francese che, nel 1822 dedicò a Beethoven. Si era ridotto a scrivere solo su ordinazione, tale era la mancanza di stimoli. L’occasione gli fu data dal fratello Ferdinand, anch’egli compositore, che, avendo ricevuto l’incarico di comporre un Requiem per l’Orfanotrofio di Vienna, non era riuscito a comporre  il brano. Poco sicuro di sé, aveva chiesto aiuto al fratello Franz, il quale portò a termine il Requiem, anche se  fu firmato dal fratello Ferdinand.

 

IL TEATRO DI SCHUBERT

Schubert scrisse un numero limitato di opere teatrali che risultano essere di pregevole fattura. Si tratta di tre grandi opere in 3 atti e di altre cinque rimaste incomplete; sei Singspiel e due incompleti, I titoli delle opere teatrali sono:  Gli amici di Salamanca, Claudine von Villa Bella, i gemelli, Alfonso ed Estrella, i Congiurati, Fierrabras, Rosamunde.

Le sinfonie furono dieci, tra le quali vanno citate la quarta, detta la TRAGICA la sesta detta LA PICCOLA,  l’ottava L'INCOMPIUTA la nona detta  LA GRANDE

LA MORTE

Una grave malattia venerea, la sifilide di cui già soffriva  dal 1822  minava da tempo  il fisico del musicista, che non riuscì a resistere ad un attacco di febbre tifoidea, contratta ad Eisenstadt durante una visita alla tomba di Franz Joseph Haydn. Morì il 19 novembre 1828 a soli 31 anni.

 

 

a cura dei maestri Nicola Russano e Anna Russano

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“Caro agli dei è chi muore giovane”. Così suona un antico e crudele aforisma della Grecia antica. Si riferisce ai guerrieri morti in battaglia, eroi capaci di sacrificare la giovane vita per la patria, ma è stato adottato anche nell’ottocento dai Romantici per indicare quelle vite di artisti chiusesi troppo presto. Pensiamo al poeta Shelley, annegato a soli trent’anni in un naufragio al largo del golfo di La Spezia, e al suo amico Byron, morto trentaseienne in difesa della libertà della nascente nazione greca: anime romantiche per eccellenza. Anche nel campo della musica la tradizione romantica vuole i suoi eroi scomparsi in età ancora  verde, e la figura di Felix Mendelssohn-Bartholdy  incarna meglio di ogni altro questo mito ottocentesco, spentosi a trentotto anni, nell’età in cui un compositore medio non è ancora entrato nella maturità.  Mendelssohn lasciò al mondo una quantità impressionante di capolavori: quartetti d’archi, sinfonie, pagine pianistiche, concerti, oratori. Inoltre, rispetto ad altre anime romantiche della storia della musica,  egli era anche bello e ricco. Non gli toccò la sorte di andarsene esule per l’Europa come Chopin, né di doversi guadagnare da vivere duramente come Schubert, il quale si spense in miseria, in casa del fratello, in una stanzetta di  aspetto quasi monastico. Rispetto agli amici e colleghi del periodo romantico, Mendelssohn poteva davvero considerarsi fortunato. Poche volte un nome di battesimo era stato tanto appropriato come nel suo caso: Felix, felice. Talento innato e straordinario, paragonabile forse solo a quello di Mozart, come pianista, Felix era già in grado di dare concerti all’età di nove anni e se non fece una carriera di virtuoso al pari  di Mozart, fu perché la sua famiglia era assai più ricca di quella del Salisburghese e considerava disdicevole sfruttare il talento del bambino. Osservando in parallelo le biografie di entrambi, si scopre che i punti di contatto fra Mendelssohn e Mozart sono numerosi. Oltre alle somiglianze estetiche, occorre infatti citare la loro prodigiosa memoria musicale. Ambedue furono poi legati a una sorella musicista: sia Nannerl Mozart che Fanny Mendelssohn furono abili pianiste e compositrici. Rispetto a Mozart, Mendelssohn ebbe però nei confronti della sorella un legame più profondo, durato l’intera esistenza, ed è toccante notare come i due si siano spenti a pochi mesi di distanza l`uno dall’altra, e come per Mendelssohn il destino che fin lì era stato cosi generoso, si riprese con un colpo di falce tutto quanto aveva elargito. L’arte di Mendelssohn, tuttavia, ignara di questa malinconica sorte, è un’arte del sorriso e della gioia. Come compositore egli fu più il più “classico” dei confratelli della scuola romantica e nella sua musica traspare quel periodo felice di un`età dell’innocenza che tutti avvertiamo come irreparabilmente perduta. Felix Mendelssohn è considerato dagli appassionati di musica classica e di critica, come uno dei compositori più prolifici e dotati che il mondo abbia mai conosciuto. Egli nacque ad Amburgo, il 3 febbraio 1809, in una famiglia di banchieri ebrei, ricca esponente della società tedesca del tempo e conservatrice per tradizione. I suoi genitori, Abraham e Leah, appartenevano alla cerchia più in vista della buona società di Amburgo e Il nonno, Moses (1729-1786), era stato un filosofo di importanza considerevole, spesso in polemica con Kant. Quando la famiglia lasciò un ambiente cosmopolita e tollerante come  quello di Amburgo (città portuale, ove l’integrazione religiosa era d`obbligo) per trasferirsi a Berlino, incontrò qualche difficoltà. Cosi la famiglia Mendelssohn nella speranza di ottenere una maggiore accettazione sociale, si convertì al cristianesimo e i genitori  battezzarono i loro quattro figli, Fanny, Rebecca, Felix, e Paolo in una Chiesa luterana, e da li la conversione alla fede luterana stessa nel 1816. In seguito a questo avvenimento aggiunsero al cognome Mendelssohn quello di Bartholdy.  Il trasferimento a Berlino ha dimostrato di essere di beneficio per il giovane Felix che fin dalla giovane età mostra il vero talento di un prodigio, suonando il pianoforte e il violino dandosi anche alla pittura e alle lingue. Felix si reca anche a Parigi per studiare le opere di Wolfgang Amadeus Mozart e Johann Sebastian Bach con sua sorella Fanny e tra il 1821 ed il 1823 compone dodici Sinfonie per archi (l'undicesima anche con strumenti a percussione), Concerti per violino ed archi, per due pianoforti, per pianoforte e violino. Davanti a questo talento il padre rinuncia a farne un uomo d'affari, tanto più, dopo che Luigi Cherubini, allora direttore del Conservatorio di Parigi e autorità musicale di fama europea, aveva dato al ragazzo un giudizio positivo. Nel 1825, a soli sedici anni, Mendelssohn compone l'"Ottetto per doppio quartetto d'archi", autentico capolavoro divenuto celebre e l'anno successivo l'"Ouverture per il Sogno di una notte di mezza estate", altro capolavoro, che comprende la celeberrima "Marcia nuziale"; sedici anni dopo l'avrebbe collocata intatta in testa alle musiche di scena per l'omonima commedia shakesperiana. La carriera di Felix Mendelssohn prosegue fulminea e versatile, con giovanile freschezza e ammirevole sapienza e con un attivismo tipico dell'educazione israelitico-puritana. Con la sua musica non solo raggiunge presto rinomanza mondiale in qualità di compositore, ma riesce anche a realizzare pienamente quella che era la sua più grande ambizione: richiamare l'attenzione dell'ambiente musicale, allora piuttosto negligente, sulle opere  da troppo tempo cadute nell'oblio, di uno dei massimi maestri della composizione musicale: Johann Sebastian Bach. Nel 1829, Mendelssohn organizza la riscoperta della "La Passione secondo San Matteo" di Bach e la dirige in versione ridotta e ritoccata nella strumentazione, ma meglio adatta a essere assimilata dal gusto di allora; l'esito sarà trionfale e darà il via alla graduale rinascita dell’interesse verso il grande Bach fino ad allora dimenticato. Viaggi all'estero per istruzione e tournèes musicali portano poi il compositore in Inghilterra, Scozia (le isole Ebridi gli ispirarono l'ouverture: La grotta di Fingal), Italia (la Sinfonia n. 4 "Italiana") e Parigi. L'orchestra sinfonica di Lipsia lo nomina direttore; eseguendo Mozart, Haydn, Weber, Beethoven, Schubert ed altri grandi, Mendelssohn si colloca tra i primi illustri nomi della direzione d'orchestra moderna. Alle Sinfonie si aggiunge poi un altro capolavoro, ancora oggi amatissimo, il "concerto in minore per violino e orchestra". La musica di Mendelssohn si impone come un esempio di grande nitidezza, dove l'enfasi romantica trova un equilibrio d'invidiabile classicità, pur in forme talvolta originali, come nelle sei "Sonate per organo". Grandiose linee hanno gli oratori "Paulus ed "Helias “e gli otto volumi di "Lieder ohne Worte" (Romanze senza parole). Nel 1832, sposa  Cécile Jeanrenaud, la figlia di un pastore protestante dalla quale ebbe cinque figli, Carl, Marie, Paul, Felix e Lilli. Fu un matrimonio felice come lo fu anche il rapporto con suo padre, sua madre e soprattutto sua sorella. Ma un male nella famiglia Mendelssohn appariva ereditario: l'ictus cerebrale che stronca l'amatissima sorella Fanny nel 1847. Il dolore colpisce duramente Felix e, appena cinque mesi dopo, il 4 novembre 1847, lo stesso male colpisce mortalmente anche lui ad appena 38 anni. Viene sepolto accanto a sua sorella nel cimitero di Holy Cross Church a Berlino. Fra le cause della prematura scomparsa di Felix Mendelssohn Bartholdy vi è sicuramente l'inevitabile stress a cui sottopose il suo fisico per le molteplici attività artistiche, amministrative e pedagogiche che consumarono anzitempo il suo già debole organismo. Morendo Mendelssohn ha lasciato al mondo in preziosa eredità un gran numero di lavori di elegantissima e levigata fattura; musica che rispecchia ed esprime a meraviglia il carattere affabile e la sensibilità raffinata del suo felice autore. Quasi un centinaio di anni dopo la sua morte, i nazisti cercarono di screditarlo, smontare la sua statua a Lipsia, e dando  il divieto di studio e di esecuzione della sua musica. Com’e noto, prima di passare allo sterminio fisico di tutti i non-ariani, il Partito Nazional- socialista di Hitler cominciò con una grande campagna denigratoria mettendo in primo  luogo al bando tutta l'arte “giudaica”. Letteratura e pittura finirono bruciate sui sinistri roghi notturni organizzati dalla gioventù hitleriana; la musica, quando non poté essere distrutta, venne bandita da ogni esecuzione, pubblica o privata. La capitale Berlino, che già negli anni di Mendelssohn aveva storto il naso di fronte alla famiglia di ascendenze israelite di Abraham Mendelssohn, si mise in prima fila in questa caccia al non-ariano. Fra i classici musicali, il povero Felix, indipendentemente dal battesimo e dal cognome cristiano di Bartholdy, finì in cima alla lista degli autori al bando. Tutte le grandi orchestre del Reich cancellarono dai propri programmi le sue composizioni. Alla Filarmonica di Berlino, il complesso orchestrale più importante del paese, l’archivista, lungimirante, scoprì che il ministro della Propaganda Goebbels non si sarebbe accontentato del bando, ma avrebbe cercato di distruggere le parti d’orchestra mendelsshoniane dei Philharmoniker, preziosi documenti spesso recanti annotazioni di pugno dell’autore. Una sera ritirò dunque dagli  scaffali tutto il materiale delle grandi sinfonie, che la Filarrnonica suonava da cent’anni, e le nascose in casa sua, sotto il letto. L’intuizione era giusta in quanto poco tempo dopo, all’archivio della Filarmonica si presentò la polizia con l’ordine di requisire tutti gli stampati di Mendelssohn e l’archivista, rispose che, da buon tedesco, aveva provveduto egli stesso a distruggerli. Buon per lui gli cedettero , e cosi a guerra finita, quando i Filarmonici, sotto la guida del maestro Leo Borchard, diedero i primi concerti nella città tramutata in un cumulo di rovine, le note di Mendelssohn furono fra le prime a risuonare. Considerato oggi l'equivalente del 19 ° secolo di Wolfgang Amadeus Mozart , Mendelssohn è il compositore di maggior successo e uno dei più dotati di talento del suo tempo, e merita sicuramente un posto, accanto a grandi musicisti come Mozart, Bach e Beethoven, nel pantheon delle divinità musicali.

a cura di Nicola Russano e Anna Russano

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