Classica
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a cura dei maestri Nicola Russano e Anna Russano

E ALLA FINE  DEL QUATTROCENTO  NACQUE IL  SI.      

La musica è l’arte delle Muse. Ma prima di  diventare arte era suono. Ma quali suoni si usano in musica?   Un tempo la divisione accettata era  semplice: era musica una combinazione di suoni  organizzati, con intervalli  precisi e altezze definite; era puro suono il non organizzato, che diventava  rumore se irregolare, confuso, molesto.  Oggi questa suddivisione appare assurda: basta un assolo di batteria a sconvolgerla, per tacere delle opere dei  maggiori autori contemporanei o di  musiche di altre culture.  A lungo diffusa per tradizione orale,  la musica è dapprima legata solo all'autore-interprete. Il  bisogno di riprodurla non  era avvertito. ln seguito i  Greci stabilirono alcune regole per  definirne le altezze, usando segni ricavati dall'alfabeto fenicio per la musica  strumentale, e lettere dell’alfabeto ionico per quella vocale, oltre a qualche  segno convenzionale per la durata; sebbene, non essendo allora la musica  un`arte autonoma ma legata alla poesia, per il ritmo ci si rifaceva ai metri  poetici. La notazione greca passa ai  Romani che sostituiscono le lettere  greche con quelle dell'alfabeto latino,  e nel Medioevo essa viene meglio definita, fra il IX e il X sec., da Oddone  di Cluny che fa coincidere la lettera A  con l’odierno La e crea un'ottava dal  La al Sol, distinguendo il B molle o  rotondo (il si bemolle odierno) dal B  duro o quadro (l’odierno si bequadro).  Per inciso, si noti come questo spiega  l'origine dei nomi delle note nei paesi  di lingua tedesca, in cui si parte appunto da A (La) e si arriva a G (Sol): ma  il B indica il Si bemolle (distante un  semitono da A) anziché il Si naturale  (distante un tono) che viene invece  indicato con la lettera H. l nostri Do,  Re, Mi, Fa, Sol, La nascono poco più tardi, con Guido d'Arezzo (o Guido  Monaco) vissuto attorno all'anno Mille. Come aiuto mnemonico per le altezze relative dei gradi della scala, Guido  suggerisce ai suoi cantori di usare la  prima strofa dell’lnno a San Giovanni  di Paolo Diacono i cui mezzi versi  iniziano per gradi successivi, utilizzando la prima sillaba di ciascuno:  UT queant laxis  REsonare fibris  MIra gestorum  FAmuli tuorum  SOLve polluti  LAbii reatum,  Sancte Johannes. L’indispensabile Si, verrà aggiunto  all'esacordo di Guido verso la fine del  400 dallo spagnolo Bartolomeo Ramos de Pareja. E nel 600 l`Ut, che in  Francia è rimasto fino a oggi, diventerà per noi Do, per opera di Giovan Battista Doni.  La notazione di Oddone di Cluny  rimane in uso nei trattati teorici (lettere  maiuscole per la prima ottava, minuscole per la seconda, e altri accorgimenti perfezionati da Guido d'Arezzo  per le successive), mentre nella pratica  esiste una scrittura fatta di segni (neumi) che inizialmente erano accenti  scritti in campo aperto. Intanto all`incirca nel IX sec. appare il rigo, dapprima una sola linea, poi due diversamente colorate, finché, ancora Guido d`Arezzo introduce il tetragramma, il quale funziona come l’attuale pentagramma che in seguito lo sostituì (sebbene  il pentagramma non venga definitivamente accettato che ne XVll sec.,  mentre alcuni autori, come Frescobaldi per esempio, continuano a usare  righi con più linee secondo le esigenze). Il linguaggio musicale, che per secoli  era stato monodico (ad una sola voce) e poi era diventato  a più voci sovrapposte nel contrappunto, fra il Cinque e Seicento diventa a  base armonica, sviluppando degli accordi che si collegano tra di loro. Machaut, i grandi Fiamminghi, Palestrina  sono i maggiori rappresentanti dell`era  della polifonia.  È il veneto Gioseffo Zarlino che con  una sua teoria rigorosamente matematica alla cui base sta la definizione dei  modi maggiore e minore, imposta il  principio della tonalità moderna. Ed è appunto il senso della tonalità che porterà la musica occidentale a svilupparsi secondo linee tutt`affatto diverse dal resto del mondo e l'orecchio occidentale ad abituarsi (troppo, possiamo  dire) a questo sistema. Abitudine così antica che molti ancora rifiutano, considerandole rumore molesto, musiche di altre culture e la stessa nostra musica, da quando, nel Novecento, si è svincolata dalla tonalità.  È qui necessaria una digressione per ricordare altri concetti tipici del linguaggio musicale, come timbro, consonanza, dissonanza. Si usa dire (ma ovviamente è un giudizio assai relativo) che sia consonante un intervallo o un accordo che dà un senso di riposo e dissonante quello che dà un senso di tensione. Il timbro è la qualità del suono che consente di individuare la fonte sonora: due suoni di medesima altezza e intensità  (volume) sono evidentemente diversi se  provengono da un pianoforte o da un  flauto, ed è noto a tutti che ogni voce ha  un suo particolare timbro. Ciò dipende, secondo le teorie classiche che oggi vengono però rimesse in discussione, dalle note armoniche che accompagnano la  nota fondamentale. Ogni corpo sonoro, quando vibra produce il suono fondamentale più una serie di suoni secondari più deboli che si amalgamano con quello principale e lo arricchiscono e abbelliscono.  E dalle armoniche, secondo quanto sostengono Helmholtz e  altri, dipende anche la consonanza:  maggiore è il numero di armoniche che  due note hanno in comune, tanto più  grande è la loro consonanza. Il massimo  della consonanza si ha con l’ottava (la  medesima nota alla sua successiva ricomparsa, poi con la quinta. Per fare un  esempio, se la nota di base (tonica) è Do,  la quinta è Sol (detta dominante). L’intervallo tra la tonica e la terza (mediante), nel nostro caso fra Do e Mi, fu a  lungo considerato dissonante; solo in  Inghilterra lo si intese come consonante  già dal 1300. Consonanti anche la quarta e la sesta, dissonanti invece la seconda, la settima, la nona etc. Tuttavia, per  quanto dissonante, la settima (Si, se la  tonica è Do) è importantissima, poiché è  la nota sensibile che spinge inevitabilmente verso la tonica. Tutto questo finisce col creare rapporti di dipendenza,  gerarchie tra le note, che sono la caratteristica appunto del sistema tonale e cioè in senso lato, ogni tipo di musica organizzata attorno a un suono centrale, detto appunto "tonica" .          

a cura dei maestri Nicola Russano e Anna Russano

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