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(di Nando Cimino)

Indro Montanelli, che certo non ha bisogno di alcuna presentazione, non era uno facile. Non era uno di quelli che amava dispensare complimenti o incoraggiamenti a vuoto. Era capace di inappuntabili bacchettate, che distribuiva generosamente a destra e a manca. Era anche capace, però, di dare merito a chi il merito ce l'aveva davvero anche se questo significava andare controcorrente, cosa che faceva agevolmente. Dalle pagine di Facebook riemerge un suo scritto la cui attualità non fa altro che testimoniare la grandezza di quel grande vecchio, scomparso nel luglio del 2001. Lo riproponiamo così come fu scritto allora, affinché nessuna parola in più ne deturpi il valore e, appunto, la sconcertante attualità.

 

 
POLIZIOTTO ALLO SPECCHIO
Una volta, quando ero alle mie prime armi e giornalista in America, mi mandarono a fare la cronaca dell’inaugurazione di un corso per allievi poliziotti. Parlarono il comandante della scuola e il Chief Justice – che corrisponde pressappoco al nostro Procuratore della Repubblica -, ma non ricordo cosa dissero. E se non lo ricordo, è certamente perché dissero le solite cose che si dicono in queste cerimonie: Dovere, Legge, ed altre maiuscole. Poi salì in cattedra l’istruttore, un uomo sulla cinquantina, di cui invece ricordo anche il nome – Jefferson, si chiamava – ma soprattutto le parole.
“Ragazzi – disse -, fin qui avete sentito quello che la nostra professione dovrebbe essere. Ora, lasciatevi dire quello che in realtà è e vi offre. Uno stipendio da fame, vi offre, e una carriera lenta, al termine della quale, se vi va bene, finirete con una pensione che vi consentirà di occupare le panchine dei giardini pubblici, ma raramente il sedile di un bar. Vostra moglie, se avete avuto la fortuna di sceglierne una beneducata, non vi rinfaccerà la vita di ansie e di stenti che le avete imposto, ma voi glielo leggerete sul viso e i vostri figli, sui banchi di scuola, si vergogneranno di essere figli di un piedipiatti. Solo le persone rispettabili avranno rispetto di voi. Ma le persone rispettabili sono poche, e di solito poco coraggiose: per cui, se qualche volta vi sorrideranno, lo faranno di nascosto, quando nessuno le vede. La cosiddetta società vi affida il compito di frugare nelle fogne ma non ammette che vi ci sporchiate le mani. O per meglio dire non ammette che la sporcizia si veda. Essa esige che i delitti vengano scoperti e i delinquenti riconosciuti. Se non ci riuscite, sarete considerati dei buoni a nulla, se non addirittura dei venduti ai farabutti: se ci riuscite, sarete accusati, o almeno sospettati di avere usato mezzi illeciti e violenti. E ricordatevi che mentre qualunque criminale, anche il più efferato, avrà sempre dalla sua torme di intellettuali, attori, scrittori, giornalisti; il poliziotto non può contare su nessuno, nemmeno sui suoi superiori. I quali, nel migliore dei casi, gli faranno da scudo finché possono, ma possono poco contro le pressioni della pubblica opinione e della politica. Perché voi, agli occhi di chi fa la pubblica opinione e la politica rappresentate l’arroganza ed il sopruso del Potere, sebbene non ne avrete mai nemmeno quanto basta per ottenere un trasferimento. Nessuno vi obbliga a fare i poliziotti. Ma se lo fate, dovete rinunciare anzitutto al diritto di protestare. Anche se vi ammazzano, non aspettate che vi ringrazino perché questo fa parte dei rischi del mestiere. Solo cinque minuti di soddisfazione vi riserva la giornata: quelli in cui, guardandovi nello specchio per farvi la barba, potrete dire: “Eccolo qui, il piedipiatti. Eccolo qui lo sbirro, lo spione, la carogna che si prepara a rischiare anche oggi la pelle per difendere quella degli altri e il loro diritto a chiamarlo sbirro, spione e carogna. Senza di lui, senza questo figlio di puttana, i figli di papà e mammà si sentirebbero persi e non oserebbero nemmeno uscire di casa”. Questo è l’unico compenso che potete aspettarvi dal nostro mestiere che nessuno vi obbliga a fare. A me è bastato, e seguita a bastarmi. Ma tengo a dirvi che non ne ho mai avuti altri, né mai mi si è riconosciuto il diritto di chiederne altri”