Santa Maria Capua Vetere
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San Tammaro (Nando Cimino) -  Quello che appare, sempre più, come l’indiscriminato e criminale taglio dei pini del Real Sito di Carditello, rimette al centro di una serie di polemiche l’intera vicenda che riguarda la fattoria borbonica. Un episodio, quello del taglio dei pini, nonostante sia previsto dal progetto di riqualificazione, la cui ombra lunga si proietta anche sulla nascitura fondazione istituzionale. La perplessità generale sta nel fatto che possano prendere il sopravvento quelle distorte logiche cui una certa politica ci ha tristemente abituato. Sarebbe triste, infatti, se anche la necessaria fondazione, partecipata da Regione, Provincia di Caserta e comune di San Tammaro, possa trasformarsi nel tipico contenitore clientelare di bassissimo profilo. La ricaduta negativa di una simile scenario avrebbe, oggi più che mai, un effetto devastante su tutto il territorio, vanificando anche l’indiscusso impegno dei tanti e dell’indimenticato, Tommaso Cestrone, in particolare. In alcuni ambienti, secondo voci non confermate, c’è chi sembra essere perfino pronto a scommettere sui nomi e relativi incarichi di chi sarà chiamato a gestire l’istituto per Carditello. Per la completa riqualificazione del sito, inoltre, sarebbe attesa una pioggia di milioni di euro che, senza un opportuno e vincolante controllo, potrebbe dar luogo a episodi di infiltrazione camorristica, corruzione e cattiva amministrazione della cosa pubblica. I timori, in questo senso, sono tanti e fondati. A dimostrare il clima che avvolge tutta la storia, dall’acquisizione del sito a bene dello Stato in avanti, ci sono le corpose minacce ricevute da alcuni attori sul proscenio della residenza borbonica. Avvenimenti anomali quanto gravi e inqualificabili sui quali, non va dimenticato, pende l’attività inquirente della magistratura e della polizia giudiziaria. Fatti che vanno stigmatizzati ma anche chiariti, nell’interesse delle parti lese e dell’intera comunità. Tornando alla strage dei pini, però, non si può non citare un episodio occorso a Roma, come paradossale ma anche grottesco che rapportato alle vicende di casa nostra, invita a qualche riflessione. E’ dal 2012 che va avanti, presso il tribunale di Roma, una singolare vicenda giudiziaria che vede imputato un tal signor Bacilia, cittadino romeno di cinquantasette anni. Sul capo dello sciagurato pende l’accusa di furto aggravato. Il romeno, secondo i fatti ascrittigli, avrebbe strappato ben ventidue pigne dai pini del giardino comunale di via Libero Leonardi, nel quartiere capitolino di Torre Murgia. Il cinquantasettenne, a seguito della segnalazione di un cittadino che lo aveva notato all’opera, fu fermato dai vigili urbani e denunciato per furto, aggravato dal fatto che, per strappare il frutto dalla pianta avrebbe usato violenza sulla stessa e, ancora, perché il furto sarebbe stato portato a compimento in uno spazio di pubblica utilità. Con tali aggravanti, il signor Bacilia, rischia da tre a dieci anni di carcere poiché, per quanto sia chiara l’esiguità del danno, sembra essere difficile, per il collegio giudicante, superare proprio le aggravanti contestate, che potrebbero rendere inevitabile la condanna per il ladro di pinoli. Altro caso emblematico è quello che ha visto coinvolto, nel 2011, un cittadino etiope che, sempre da un giardino della Capitale, aveva strappato un ramoscello di oleandro per farne omaggio alla propria fidanzata. In questo caso, il lungo processo a carico dello sventurato innamorato, si è, fortunatamente, concluso con l’assoluzione dai previsti tre anni di carcere. Se queste sono le proporzioni, ai tagliatori dei pini di casa nostra e ai loro mandanti, quale pena andrebbe inflitta o forse vogliamo davvero far credere che sia tutto assolutamente lecito e normale? Non c’erano altre strade percorribili a tutela dei fusti secolari? E’ doveroso anche ricordare, che sulla vicenda un primo punto fermo è stato marcato dalla cittadina, Vilma Moronese, senatrice del territorio in seno al Movimento 5 Stelle, che non ha perso tempo, mentre altrove si sprecavano le autoreferenziali chiacchiere, ad allertare la Forestale perché approntasse le verifiche del caso; verifiche per le quali si attendono risposte.