Santa Maria Capua Vetere
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SAN TAMMARO – (Nando Cimino) La Real Tenuta di Carditello, accomunata, anche in mala sorte, alla Reggia vanvitelliana di Caserta, riaprirà al pubblico a partire da questo fine settimana. Il consorzio di associazioni, riunite sotto la bandiera di ‘Agenda21’, ha ottenuto l’agognata autorizzazione dal giudice responsabile del procedimento, Valerio Colandrea. Questa volta però, a differenza delle precedenti circostanze, il placet dall’ufficio delle esecuzioni immobiliari del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, è giunto scortato da forti restrizioni. Nel dispositivo di licenza infatti, si leggono le autorizzazioni limitate ad aperture dalle 10 del mattino alle 14 pomeridiane del 27 e 28 aprile, del 4 e 19 maggio e del 2 e 15 giugno prossimi. Il titolare dell’esecuzione, pur riconoscendo la necessità e l’importanza della fruizione da parte del pubblico del sito reale, manifesta una serie di riserve che si concretizzano nei contenimenti imposti. In sede di approvazione peraltro, si leggono ampie motivazioni a supporto del deliberato. In queste ultime ore sono numerose le voci che si levano contro il dispositivo limitante emesso dal Tribunale, sbilanciando, forse troppo, l’attenzione su quello che sembra essere un falso problema. Fermo restando il plauso dovuto alle associazioni che si preoccupano di tenere alta l’attenzione sulla piccola reggia di campagna e di consentirne la fruizione al sempre più appassionato e numeroso pubblico di affezionati, occorre fare dei distinguo sul piano delle responsabilità. In questo ci spalleggia lo sketch, dal retrogusto amaro, in cui, Maurizio Crozza, il famigerato comico genovese, proietta la Reggia di Caserta; un girone infernale che, stando all’evidenza, gli calza a pennello. Sorvolando sui triti e ritriti luoghi comuni su Carlo e Ferdinando, per i quali sarebbe opportuno che il comico dia una sbirciatina alla vera storia dei due regnanti della dinastia dei Borbone, il ritratto che emerge dalle sue stilettate, può tranquillamente essere sovrapposto anche alla piccola perla barocca di San Tammaro. Incuria, abbandono, cattiva gestione e quant’altro di negativo emerge dalla vis comica ‘crozziana’ che, c’è da giurarci, farà parlare a lungo di sé. Può dunque, squarciato il velo delle polemiche, forvianti in qualche caso, un Tribunale, pur sensibile a certe istanze e doverosamente vigile, sopperire alle gravi, anzi gravissime, mancanze degli organi deputati alla tutela, alla salvaguardia, alla valorizzazione, alla promozione finalizzata alla fruizione della Real Tenuta di Carditello? La risposta è pacifica ed è racchiusa in un semplice e secco ‘no’. Il dito, se proprio deve essere puntato, deve tracciare altre direttrici. Non dimenticando che, forse unico caso al mondo, sul monumento barocco grava un pignoramento per insolvenza, sarebbe il caso che si riaffilino le armi per rivolgerle contro la Soprintendenza e le istituzioni politiche, Regione in particolare, che continuano a palleggiarsi un problema che solo a loro spetta risolvere, nei differenti ambiti di competenza. Bene fanno la associazioni, il gruppo capitanato da Raffaele Zito in particolare, a muoversi in più direzioni, nel disperato tentativo di ridare vita a una risorsa latente per il territorio ma è pur vero che, fin tanto che non sarà risolto il contenzioso tra l’Imi San Paolo di Torino e il Consorzio di bonifica del bacino inferiore del Volturno, proprietario del bene, la Real Tenuta corre il serio rischio di accartocciarsi su se stessa, sotto il peso dell’inefficienza dirigenziale, della burocratica e dalla miopia politica che opprime Terra di Lavoro, la Campania e, in generale, tutto il Sud. Perché, fatte le debite puntualizzazioni, meravigliarsi o addirittura indignarsi, per i limiti imposti dall’ufficio esecuzioni immobiliari del Tribunale o per le pungenti, umilianti ma giuste battute di Maurizio Crozza? Forse, prima di puntare il dito altrove, dovremmo rivolgerlo innanzitutto contro ciascuno di noi, nel tentativo di risvegliare una dormiente coscienza sociale, narcotizzata da una mentalità che non può più appartenerci.