Ancora allagamenti nel centro storico e l’ennesimo palo pericolante crollato
GRAZZANISE (Raffaele Raimondo) – Quando la natura si scatena, c’è poco da fare; bisogna trovar soltanto scampo. Questo avviene al Sud, al Nord, ad Est, ad Ovest: insomma, all’arrivo, spesso improvviso, delle calamità naturali, dappertutto disastri,. E son spaventi, drammi, dolori... Grazzanise non fa eccezione, anzi ad ogni grosso temporale si ripete lo stesso esasperante scenario degli allagamenti delle vie del centro antico: Montevergine, Lauro, Annunziata... E’ uno scandalo che dura almeno dal 1960, allorché fu realizzata la rete fognaria (era sindaco, allora, Giovanni Gravante). Dunque da quasi 60 anni. Uno scandalo che – nelle consiliature Gravante e Parente che in oltre mezzo secolo si sono susseguite a ping pong (con appena cinque intervalli affidati al duplice mandato-Vaio e a tre Commissioni straordinarie) – non ha mai conosciuto definitivi rimedi.
Coi nubifragi di questi giorni la popolazione, stanca, sta assistendo, ovviamente soffrendone, a paesaggi da laguna veneta già visti troppe volte. Nel pomeriggio di ieri, 21 agosto, una tremenda pioggia ha bloccato la circolazione stradale e il vento impetuoso ha fatto crollare l’ennesimo palo della pubblica illuminazione. Tetti scoperchiati, cortili e seminterrati invasi dall’acqua piovana, oggetti d’ogni tipo ed immondizia varia a galleggiare, pompe di sollevamento in funzione. A sera, con lunghi tratti di diverse vie (Battisti, Eufemia, Sambuco, Crocelle...) della zona sud del paese ridotti al buio e coi pompieri ancora in azione alle 23 presso un’abitazione privata al civico 36 di via Annunziata, lo scenario appariva addirittura spettrale.
Questo, in situazioni di emergenza, càpita dappertutto, lo ripetiamo. E qualunque amministratore o tecnico, anche il più solerte, non può far miracoli. Ma in questo Comune sussistono penosi problemi strutturali che una buona volta andrebbero pure affrontati di petto: ciò finora non s’è fatto per penuria di finanziamenti, si dirà, ma anche per quel “gioco al rinvio e allo scaricabarili” che i segmenti delle responsabilità di gestione degli Enti pubblici largamente consentono a coloro che comodamente preferiscono temporeggiare, consegnando, di fatto, “castagne” ai successori. Siedono attualmente in Consiglio comunale due-tre eletti che amministravano già 30 anni fa e che potrebbero ben descrivere quali sono le grosse “castagne” da loro stessi lasciate a bruciare. Fra gli altri nuovi assessori o consiglieri non sappiamo con esattezza quanti abbiano davvero cominciato ad affondar le dita nel “verulàro”. Talvolta domina l’impressione che si ceda alla logica del “passa un mandato e ne viene un altro”. E così i problemi sospesi si incancreniscono. Poi ci vorranno tanti soldi in più per fare opere che in precedenza sarebbero costate molto meno. Frattanto, negli anni, tecnici e ditte hanno incassato denaro grazie ad atti firmati o lavori svolti i cui frutti, tuttavia, si sono veduti al lumicino o non si sono veduti affatto.
A chi, leggendo qui, si domandasse quali siano le “castagne”, rispondiamo: fogne, rete idrica, pubblica illuminazione, Puc, Protezione civile, , viabilità, pianta organica comunale, infiltrazioni d’acqua nel plesso scolastico di via Diaz (per ridurre disagi e danni, molte volte pagati, dei nubifragi). Invece (a prescindere dalle emergenze) v’è un altro elenco in testa al quale mettiamo: trasporti pubblici, zone di parcheggio, area-mercato, piscina municipale, gestione beni confiscati, abbattimenti edifici decrepiti, valorizzazione economica del territorio, ricerca di investimenti privati, nomina del comandante della Polizia locale, aumento della differenziata e ...quant’altro il lettore vuole aggiungere di suo.