Il Mezzogiorno
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(Antonio Gaudiano) - Non furono i troppi crediti inesigibili, né, pertanto, la mala gestio

dei suoi vertici a determinare nella metà degli anni ’90 un pauroso crac finanziario del Banco di Napoli. La crisi del Banco fu determinata – a detta di Giuseppe Ammassari, allora direttore generale del Ministero dell’Industria – dall’improvvisa interruzione dell’intervento straordinario nel Mezzogiorno d’Italia, che, bloccando circa 19 mila pratiche di finanziamento alle imprese, ne determinò di fatto la crisi. A seguito di quella crisi, il maggiore istituto di credito del Sud Italia venne letteralmente ‘regalato’ alla BNL per la ‘modica’ somma di 60 miliardi di lire; la BNL lo rivendette quasi immediatamente al San Paolo di Torino, si calcola per un prezzo di circa 50 volte quello pagato. Un’operazione che servì a salvare la BNL da sicuro fallimento e a spogliare il Sud dell’unica grossa banca che facesse raccolta di risparmio per finanziare le imprese locali.

Oggi, il gruppo Intesa San Paolo di Torino, annuncia l’incorporazione della Banco di Napoli S.p.A., ‘giustificandolo’ con una più immediatezza nella concessione dei crediti, in quanto si dimezzerebbero i passaggi burocratici. Di fatto, però, con l’incorporazione si determinerà la definitiva ‘uscita di scena’ dello storico Banco di Napoli, anche se ci si affretta a dire che ‘il marchio rimarrà’.

L’operazione avviene nel più sconcertante, ‘rumoroso’ e ‘colpevole’ silenzio dei politici meridionali. Anche il Mattino di oggi relega l’informazione nella settima pagina, registrando la notizia quasi con fare notarile: senza gioia né dolore. Persino il Lumbard Tremonti, già più volte ministro della Repubblica, ebbe a dire che il Sud Italia aveva (ha) bisogno di una banca. “Ora, il Mezzogiorno è colonia completa.” Ha scritto Pino Aprile.

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