Cronaca
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In un articolo pubblicato qualche giorno fa su Avvenire anche il vescovo di Reggio Calabria

mons. Giuseppe Fiorini Morosini prende una netta posizione contro il trasferimento da Reggio Calabria a Roma dell’Agenzia per i beni confiscati.

‘’Stanno spogliando Reggio Calabria, e più emarginano la città più lasciano spazi che vengono occupati dalla ’ndrangheta’’. Ha dichiarato il prelato. Che ha continuato «L’Agenzia è un avamposto significativo dello Stato in una città di trincea, dove si sta combattendo la guerra alla ’ndrangheta. Si tratta di una presenza necessaria e operativa, che permette una maggiore sinergia tra istituzioni e territorio. Trasferirla significherebbe creare un vuoto istituzionale che sarà colmato, come spesso accaduto in passato, dall’antistato: la mafia». Invece, ha ribadito mons. Fiorini Morosini, ‘’ l’Agenzia rimanga a Reggio e si attui una politica di promozione della città che non deve essere destinataria soltanto di una politica di repressione ma anche di promozione, lo Stato investe troppo poco, quasi niente, su formazione ed educazione’’.

‘’ La Calabria - e in particolar modo la città di Reggio Calabria - sono state per troppo tempo vittime della politica del carciofo: 'foglia dopo foglia' vengono private delle risorse migliori e dei servizi necessari. Tra i motivi che spingerebbero al trasferimento dell’Agenzia ci sarebbero anche le difficoltà dei trasporti. È vero, ma perché, invece di arretrare, lo Stato non risolve proprio questo annoso dramma della Calabria? La statale 106 Jonica non funziona, la Salerno-Reggio Calabria non è stata ammodernata in tutte le sue parti. E dopo la chiusura dell’aeroporto di Crotone, ci stanno togliendo anche quello di Reggio. Così ormai per prendere un volo e andare a Roma, bisogna alzarsi all’alba e raggiungere Lamezia Terme. E allora io chiedo: che prospettiva hanno della città e della lotta contro la ’ndrangheta? Un’accusa dura... Bisogna guardare la realtà in faccia. Ci meravigliamo perché queste cose non si capiscono. Allora viene il dubbio: non si capiscono, non si vuole intervenire o si accetta che le cose prendano questa piega?’’, ha concluso mons. Fiorini Morosini.

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