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Soprassedere sull’esercizio delle delega per la revisione delle circoscrizioni giudiziarie con le modalità scelte dal Governo e lavorare, nei 18 mesi che separano dall’entrata in vigore del decreto delegato, a un progetto che sia realmente riformatore e improntato all’efficienza del servizio giustizia. 
La commissione del Consiglio nazionale forense per la revisione della geografia giudiziaria, in un documento approvato la scorsa settimana, rinnova questa richiesta  anche alla luce dei pareri adottati dalle commissioni giustizia dei camera e senato. La commissione apprezza certamente i due pareri che censurano l’eccessiva incidenza delle soppressioni ipotizzate sul diritto dei cittadini di accedere al sistema giustizia, e concordano sulla necessità di pervenire alle scelte definitive utilizzando tutti i criteri della delega. 
Ma rileva che entrambi hanno omesso ogni valutazione del metodo adottato dal Governo nell’attuazione della delega. Laddove, ribadisce la commissione coordinata da Enrico Merli, non si dovrebbe prescindere dalla precisa ricognizione dei costi storici, dalla determinazione dei costi standard ed infine, in un quadro di progettualità effettiva fin qui non realizzata, all’individuazione dei fabbisogni effettivi di un sistema funzionale ed efficiente.  
Alla luce di ciò, è la controproposta della Commissione, si dovrebbe soprassedere sull’esercizio della delega i cui termini di scadenza non sono perentori e rimettere mano a un progetto che, così com’è, “riduce l’esistente ma non crea nulla di nuovo e di più efficiente”, condannando il servizio giustizia a un nuovo immobilismo. 
I tempi di questo lavoro alternativo, al quale il Cnf continuerà ad applicarsi insieme con l’Anci ma che si potrà avvalere della collaborazione degli Ordini forensi e di ogni altra organizzazione o istituzione interessata, saranno ristretti e impiegheranno quei 18 mesi che separano dall’entrata in vigore del decreto delegato: sei mesi per la raccolta dei dati, per la individuazione delle spese inutili da tagliare e quelle eccessive da ridurre (l’Anci si è impegnata in tal senso); i successivi 12 mesi dedicati alla stesura di un progetto di revisione della geografia giudiziaria realmente riformatore, che dovrà ridisegnare la geografia giudiziaria senza conservare privilegi, ma aggiungendo o sottraendo territorio ai circondari esistenti per renderli più uniformi e conservare il più possibile gli standards di efficienza e rendimento ottimale del servizio che caratterizzano i Tribunali di minori dimensioni. 
In questa direzione, la collaborazione con Anci avrà nelle prossime settimane un’importante funzione: implementare un approccio corretto all’idea riformatrice conducendo l’indagine riguardante le specificità dei territori, la distribuzione della popolazione, le vie di comunicazione e la logistica, nonché enucleare, in base a criteri sia soggettivi che oggettivi, quel “prototipo” di Tribunale che rappresenti la sintesi ottimale tra efficienza e costi del servizio, alla luce dell’art. 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo: il che chiaramente appare non essere stato fatto prima della stesura del decreto. 
Comunque vada, l’Avvocatura, convinta dell’attualità dei principi fondanti lo Stato di diritto, lavorerà nella direzione indicata: nell’ovvia speranza che, nell’interesse del Paese, anche il Governo ed il Parlamento riconoscano che le riforme devono nascere da progetti e non da soppressioni più o meno estese.  (c.s. consiglio nazionale forense)

 

 

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