Diversi studi hanno dimostrato che alcol, obesità e carni lavorate, sono tre fattori che aumentano il rischio di sviluppare il tumore allo stomaco. Ora una nuova ricerca dell' "American Institute for Cancer Research e World Cancer Research Fund", relativizza queste conclusioni. Secondo i ricercatori ad esempio due strisce di bacon al giorno fanno salire il rischio del 18%. Lo studio, pubblicato sul sito dell'istituto, si basa su 89 ricerche precedenti, con dati su 17,5 milioni di adulti, tra cui 77mila con un cancro allo stomaco. Per aumentare il rischio 'servono' tre porzioni di alcol al giorno, 50 grammi di carni lavorate o mangiare cibi conservati con il sale. Anche il peso ha una sua influenza, evidenzia Giovanni D'Agata presidente dello “Sportello dei diritti”,con il rischio che cresce del 23% ogni cinque unità di indice di massa corporea. "Abbiamo trovato anche segni, scrivono gli autori, che consumare carne e pesce grigliati possa contribuire al rischio, mentre il consumo di frutta, specie di agrumi, può prevenirlo".

 

CURE

 

“Mai più ultimi in Regione Campania”, lo slogan lanciato dall’Associazione House Hospital onlus per l’entrata in funzione, lo scorso 11 gennaio, del sito web www.hospicecampania.it, trova davvero riscontro nel nuovo contesto che l’Osservatorio Regionale Cure Palliative e Medicina del Dolore sta realizzando sul territorio della Regione Campania.

Il portale, che rappresenta lo strumento comunicativo dell’Osservatorio, ha fatto già registrare migliaia di contatti e sono numerosissime anche le richieste di informazioni e di sostegno.  

Le richieste giunte al sito web www.hospicecampania.it segnalano la difficile situazione del malato oncologico, che nel 10 per cento dei casi vive da solo. Poco più del 25 per cento vive con un unico familiare, di solito il coniuge anziano, affrontando gravosi cambiamenti nella propria vita per poter seguire il congiunto. Nella maggior parte dei casi, tali cambiamenti hanno significato, prima di tutto, interrompere o modificare il proprio lavoro. Solo 30 persone su 100 sono a conoscenza dell’esistenza della terapia del dolore. Al contrario, 70 su 100 ne ignorano l’esistenza. E’ questo, in sintesi, il quadro che emerge dalle prime segnalazioni. In generale, le persone ritengono che questo genere di cure siano rivolte a tutti i pazienti (40 per cento), senza distinzioni rispetto alla patologia. Al contrario, tra le persone più informate prevale l’idea che essa sia rivolta prevalentemente ai malati cronici e a quelli terminali (45 per cento); il 48 per cento ha risposto che le terapie sono rivolte solo ai malati terminali. Quanto alla conoscenza di centri e medici specializzati, l’80 per cento ha rivelato di non avere notizia dell’esistenza di specialisti e di non conoscere ambulatori ad hoc per la terapia del dolore.

Qual è invece, nella percezione comune, il peggior tormento? In caso di malattia grave, se si potesse scegliere di eliminare una delle sue conseguenze, la maggioranza (60 per cento) preferirebbe sottrarsi alla perdita dell’autosufficienza, giudicata la peggiore sofferenza. A questa seguono quella della depressione (42 per cento), il dolore fisico (35 per cento), quella dell’abbandono/solitudine (15 per cento), e l’ansia (5 per cento).

Le cure palliative non devono essere quindi rivolte solo ai malati di cancro e non devono essere riservate solo agli ultimi giorni di vita. La sofferenza va combattuta attraverso le cure palliative, la cui finalità ultima non è necessariamente quella di allungare la vita ma quella di migliorare le condizioni del malato e della sua famiglia.

“Da qui nasce l’esigenza di istituire le Sentinelle del Sollievo nella Regione Campania. Dal 1° marzo – ha sottolineato il direttore dell’Osservatorio, il dottor Sergio Canzanella – saranno pienamente operativi dieci operatori sociali formati dall’Associazione House Hospital onlus, che segnaleranno, ai sensi della Legge n. 38/10, i diritti negati ai cittadini sulle cure palliative e medicina del dolore”.

Attraverso un avviso pubblicato sul sito web, l'Ufficio federale della sicurezza alimentare tedesco  ha annunciato che è stato disposto il ritiro dalla vendita della  "Nutella" vasetti da 1000 grammi. Il motivo del ritiro, segnala Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei diritti ”,è la presenza di sostanze non dichiarate in etichetta, emerso nel corso di un controllo di routine interno da parte degli esperti dell' azienda alimentare. Il prodotto potrebbe infatti scatenare allergie nei consumatori che soffrono di ipersensibilità alle nocciola, latte scremato in polvere e soia, per la presenza accidentale di tracce indesiderate di questi componenti nel prodotto messo in vendita ma non riportato nella lista degli ingredienti. Ad essere coinvolto sono i Lotti prodotto: L032 e L033 con scadenza 31.01.2017 e data 01.02.2017, che sono stati distribuiti nei punti vendita dei supermercati in Germania. L' elenco degli ingredienti completo è: Zucchero, olio di Palma, nocciole (13%), cacao magro, latte scremato in polvere (7,5%), emulsionante lecitina (soia), vanillina. Come si legge sul sito, FERRERO precauzionalmente ha già attivato le procedure di ritiro del prodotto dalla vendita. I consumatori allergici alle nocciola, latte scremato in polvere e soia sono però invitati a non consumare il prodotto. I sintomi che potrebbero essere scatenati in caso di allergia includono prurito e gonfiore a labbra, palato e gola, nausea o vomito, crampi e gonfiori addominali, diarrea, flatulenza, orticaria, difficoltà respiratorie e mal di testa. In caso di reazione allergica grave si può avere a che fare con uno shock anafilattico, situazione caratterizzata da seri problemi respiratori e brusche cadute di pressione che può portare anche alla perdita di coscienza. Nel caso in cui compaiano sintomi di questo tipo è importante cercare subito l'aiuto di un medico. In particolare, lo shock anafilattico è una situazione di emergenza che richiede il ricovero ospedaliero e in cui temporeggiare può risultare fatale. Da un punto di vista sanitario si tratta di una non conformità con un elevato indice di rischio per gli allergici o colori i quali presentano un’intolleranza alle arachidi. Mentre non ci sono problemi per tutte le altre persone che possono utilizzare senza problemi il prodotto. Non e' chiaro se il prodotto interessato, sottolinea Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei diritti”, sia stato distribuito anche in Italia. In ogni caso invita i consumatori ad astenersi  dall’acquisto dei lotti interessati ricordando a chi soffre di allergie, che in caso di ingestione accidentale, può andare incontro a gravi reazioni anafilattiche che possono mettere in pericolo la vita. Inoltre per chi ha già effettuato la relativa spesa a non utilizzare il prodotto e a riconsegnare le confezioni al punto vendita, per il rimborso o la sostituzione.

Giovanni D’AGATA

Arrivano aggiornamenti dal mondo sull’epidemia dovuta al famigerato virus Zika. Ad evidenziarlo è Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei diritti”, che riporta la notizia secondo cui sono più di 400 i casi di microcefalia dovuti al famigerato virus Zika confermati tra ottobre 2015 e gennaio 2016 in Brasile e 3.670 altri casi sospetti sono in esame, per come annunciato dal Ministero della salute brasiliano in data di ieri. Le autorità hanno detto di essere in grado di stabilire una connessione con il virus di Zika, fortemente sospettato di legami con la microcefalia, malformazione congenita che interessa figli nati con un cervello anormalmente piccolo per 17 pazienti. Il 30 gennaio, stati analizzati 4.783 casi sospettati, tra cui 709 sono stati scartati e 404 hanno avuto una diagnosi confermata, un aumento del 49,6% rispetto alla scorsa settimana, ha detto il ministero in un comunicato. Il numero di casi sospetti è aumentati del 6,43% in una settimana.In confronto, solo 147 casi di microcefalia sono diagnosticati durante tutto l'anno 2014. Inoltre, 76 morti infantili sono stati segnalate, di cui 15 stavano soffrendo di microcefalia o altri segni di deterioramento del sistema nervoso, e il virus di Zika è stato diagnosticato in cinque di loro tessuto fetale. Cinquantasei casi sono stati analizzati e cinque sono stati respinti.In un neonato, qualsiasi circonferenza cranica minore o uguale a 33 cm è considerato come un possibile caso di microcefalia, che è poi confermata o invertito dagli esami.Dal aprile 2015, più di 1 milione di brasiliani hanno contratto il virus di Zika, che si diffonde in modo esponenziale in America Latina attraverso la zanzara Aedes aegypti, vettore anche di dengue, febbre gialla e la chikungunya.

 

Coop ha deciso di ritirare e richiamare il prodotto in seguito ad alcuni reclami, che hanno riscontrato un distacco delle tettarelle dallo scudo in plastica rigido dovuto a un problema di montaggio che i sistemi di controllo del fornitore non sono riusciti a intercettare. Secondo quanto riportato dal sito della catena di distribuzione Coop, i prodotti costituti da unico materiale sono invece conformi e non sono stati ritirati. I succhiotti Coop sono stati verificati all'ingresso nell'assortimento e nel tempo tramite analisi di laboratorio approfondite. Alcuni campioni sono stati ulteriormente analizzati, per la resistenza alla trazione, all'indomani della prima segnalazione ricevuta su questo problema. Inoltre sempre secondo quanto si legge, tutte le analisi hanno sempre dato esiti di piena conformità alla norma di riferimento. Pertanto la difettosità è sicuramente estremamente limitata. Ciononostante l'azienda ritenendo che, vista la delicatezza del pubblico a cui è destinato il prodotto, ha proceduto secondo il principio di massima precauzione, provvedendo a informare i consumatori del potenziale problema. COOP precauzionalmente ha già ritirato il prodotto dalla vendita. Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei diritti” invita i consumatori che hanno già acquistato il prodotto interessato a non utilizzarlo e a riconsegnarlo al punto vendita, per il rimborso o la sostituzione della confezione. Per ulteriori informazioni è disponibile il numero verde 800-805580.

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