In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo. (Luca 2,16-21)

                                 

 Un nuovo anno  ci apre le sue porte e ci invita a percorrere giorno per giorno, attimo per attimo, un nuovo cammino che  la  Provvidenza di Dio ci dona.

Siamo a domandarci: Come sarà? Cosa ci porterà? Gli astrologi e certi maghi  s da strapazzo fanno previsioni,altri, leggendo  vecchi libri e leggende,  ci invitano a prepararci per dicembre prossimo perché, secondo alcuni, il mondo dovrebbe finire. Ma noi siamo  di quelli che credono a sanno che ogni percorso  è stabilito   da Dio, e che ognuno di noi, in tutta liberta,può percorrerlo realizzando il progetto del  Signore  e  la propria vocazione. Dio ci dona il tempo perché lo rivestiamo  del tono dell’eternità, ci invita a scrivere una storia che  sia degna di essere letta un giorno da Dio stesso e da coloro che ,dopo di noi,percorreranno  lo  stesso sentiero, una storia che porta i segni della bontà vissuta  nel quotidiano.                                                                                                          In questo percorso  non siamo soli,perché Dio, nel Figlio,inserito  pienamente nella storia umana,  si  è fatto nostro compagno di viaggio, e ci tende la mano dell’amore e della misericordia senza tempo. 

Questo primo giorno dell’anno, la Chiesa  ci invita non solo a viverlo nella pace, ma a renderci testimoni e protagonisti della pace. Quanti conflitti e focolai di guerra e di violenza sono accesi  sul globo terrestre,quante vittime dell’odio e della indifferenza cadono  ogni giorno sulle strade del mondo, quanta paura è entrata nel cuore di tutti,guardando ad un futuro che sembra aver azzerato la speranza .     Eppure proprio la speranza n on dobbiamo perderla, anche se anche noi spesso siamo deboli, se non addirittura malati di cattiveria ,vittime di un’epidemia di egoismo che  ci fa alzare barriere e barricate  contro la fraternità e l’amore che Gesù, venendo su questa terra, ci ha insegnato e testimoniato con la sua stessa vita.

Per fortuna che   una Madre dal cielo veglia su di noi, e oggi  la Chiesa pone sotto la sua  materna protezione questi nuovi  fogli di agenda che andiamo a sfogliare e vivere con il nuovo anno.                                                                                                                

Maria, Madre Santissima di Dio e  Madre nostra.   

Il Vangelo  di Luca ce la presenta che accoglie i pastori, e offre   loro il Piccolo Nato di Betlemme,ma è anche vero, ci dice Luca, che i pastori ,partendo dalla grotta,“riferirono ciò che del bambino era stato detto loro  .Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette dai pastori”. 

La Vergine Santa in nome di Dio,  ci offe il Suo Figlio Gesù, come sostegno e vita, come verità che deve guidarci nel tempo, come  via da percorrere per arrivare sicuri un fono al viale della nostra esistenza e ritrovare Dio in attesa.

 L’importante è accettare  Cristo e vivere bene la vita,protetti dalla V ergine Santa che veglia su di noi.

L’augurio più bello ci viene dalla I Lettura”Ti benedica  il Signore e ti protegga. Il Signore faccia  brillare il suo voto su di te e ti sia propizio. IL Signore rivolga su di te il suo volto  e ti conceda pace”.                                                 

E una preghiera:”Mi Dio, tocca il mio animo col soffio della tua eternità, affinchè io compia bene la mia opera nel tempo e possa un giorno portarla nel tuo r  egno eterno.”(R.Guardini)

Commento a cura di P. Pierluigi Mirra passionista

 

 

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.


Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.


C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». (Giovanni  1,1-18)

 

 

COMMENTO

 

La liturgia del Santo Natale è carica di vita , di gioia esplosiva, di meraviglia nuova. Sia  S.Messa della Notte,come quella dell’Aurora, e infine  quella del Giorno ci esortano  alla meraviglia spirituale,a fremere di gioia interiore a benedire  Dio.              Ma in tutta  la liturgia c’è una frase lapidaria che esprime  in pieno il mistero del Natale :”Il Verbo  è fatto  carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi.”(Gv.1,4)  Natale è   Dio che si è fatto prossimo  nella carne dell’uomo. Il Dio lontano si è fatto vcino , facendosi bambino, nella povertà,nella semplicità e  nell’umiltà più totale, per  entrare  nella storia dell’uomo, per porsi sulla strada dell’uomo,per camminare con lui, per rompere la sua solitudine nel creato, per prenderlo per mano e  ricondurlo alla casa natia,la casa di Dio.

‘ E’ anche evidenziato, specialmente nel Prologo di Giovanni, la realtà  del contrasto tra la luce e le tenebre, e il rifiuto delle tenebre di accogliere la luce,insieme  però a quello che   succede in coloro che la luce hanno accolto,e si sono trovati  ad avere una nuova identità. Si, a quanti hanno” accolto la luce ha dato il potere di diventare figli di Dio”. Dio non si arrende alle tenebre in cui l’uomo ,con il peccato, si è cacciato,ma  con la sua potenza rompe queste tenebre e accende in mezzo all’umanità quella Stella che brillerà per sempre, perché quella Stella vive della luce di Dio. “Per noi uomini e per la nostra salvezza, discese  dal cielo..”, così professiamo noi cristiani, in realtà Dio  però non solo è venuto a salvarci  ma a renderci simili a lui:”Dio si è fatto come noi per farci come lui”.  In un mondo strano come il nostro , non sempre riusciamo ad avvertire questa prossimità di Dio accanto a noi,né riusciamo a guardare la luce di Dio che si accende nella nostra vita, anzi  ci sono tanti e tanti, che vorrebbero ancora barricarsi nelle tenebre  per non essere scomodati. Ma è pur vero che  quando  ci lasciamo illuminare dalla luce di Dio  vediamo le cose nella loro realtà, le riconosceremo per quello che sono, ,le chiamarono con il proprio nome, senza lasciarci abbindolate  da mercanti che ci offrono surrogati e monete false. Lasciamoci prendere dalle braccia forti di quel Bambino  che vagisce per noi, abbandoniamoci  a lui per  farci alzare in volo, per sentirci ancora  nella realtà iniziale di essere stati creati “ ad immagine e somiglianza di Dio”.                                     

L’augurio che noi che crediamo  possiamo farci è  comprendere  la realtà autentica del Natale e viverla  in ogni momento  come rendimento di grazie al Signore per il suo grande amore dimostratoci nel Mistero dell’Incarnazione.

Commento a cura di P. Pierluigi  Mirra passionista

enne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando. (Giovanni 1,6-8.19-28)

 

COMMENTO

Questa terza Domenica di Avvento  è chiamata  “Domenica Gaudete”,dalle parole di inizio del brano della     II Lettura, tolta dalla  Prima ai Tessalonicesi di S. Paolo Apostolo. Il cammino di Avvento ci avvicina sempre più  al mistero del Natele del Signore, e il cuore  deve  aprirsi sempre più alla gioia,  nella certezza che Dio è con  noi . “Siate sempre lieti,pregate ininterrottamente,in ogni cosa  rendete grazie:questa infatti è la volontà di Dio in Cristo Gesù!”. Un invito all’ottimismo dello spirito per potere percepire la presenza salvifica di Dio in mezzo a noi, presenza che deve essere il fulcro, il fondamento della nostra gioia, della nostra apertura  sincera alla speranza che va a di la delle cose che incontriamo e viviamo nel nostro percorso nel tempo.

La gioia esprime la pace del cuore,pace che ,come aggiunge lo stesso Apostolo, viene dal saper discerne e “vagliare” ogni cosa, e prendere, tenere e vivere quello che è buono, cioè secondo Dio, e che va oltre il tempo.

La gioia va anche vissuta,  vedendo come la Parola di Dio ci offre la identità del Precursore,uomo sincero, penitente, deciso, c he non ammette deroghe morali né con se, nè con nessuno, e sarà questa sua ferma  etica che  gli costerà la morte ,il martirio voluto da Erodiade ,concubina  del cognato Erode.

Giovanni è leale fino in fondo con coloro che pensano che lui sia il Messia, non soltanto è leale, ma afferma che  colui che verrà dopo di lui  battezzerà non con l’acqua ma con spirito santo e fuoco, ed è talmente “grande”  e “alto in dignità” che lui, Giovanni, non è degno neppure di scioglierli il laccio del sandalo.

Il Profeta Isaia invece  presenta l’identità operativa del Messia,  di colui che sboccerà da tronco di Iesse il Betlemita, e con l’aiuto dello spirito che è sopra di lui, sarà vicino agli ultimi. A questi egli non solo porterà il lieto annunzio,ma si chinerà su di loro per curare le ferite, aprirà il suo cuore per ascoltare i cuori affranti,sarà contro  tipo di schiavitù umana, inventata dall’uomo, e varcherà le soglie delle prigioni dell’uomo per   portare tutti alla libertà. La missione del Messia  porterà  nei cuori la luce, e a tutti l’esultanza, e sarà colui che ogni angolo della terra, dal suolo arido dell’uomo, farà germogliare la giustizia,e per questo tutte le genti loderanno il Signore.

Ecco il segreto dell’invito alla gioia, la quale”è il gigantesco segreto dei cristiani” (Chesterton), e la forza di essere ottimisti sempre, anche nei momenti bui.

Un vero cristiano è  necessariamente  ottimista; i pessimisti vedono difficoltà in ogni occasione;      gli ottimisti vedono occasioni in ogni difficoltà”(Card. Tisserant).

Commento a cura del P. Pierluigi Mirra passionista

nizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
Come sta scritto nel profeta Isaìa:
«Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:
egli preparerà la tua via.
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri»,
vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.
Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». (Marco 1,1-8)

 

COMMENTO

La liturgia della Parola di questa II Domenica di Avvento si apre con l’inizio del Vangelo di Marco e la figura di Giovanni  Battista, che ,mentre battezza sulle rive del Giordano, alza la voce ,ripetendo alla gente l’invito  del Profeta Isaia:”Nel deserto preparate la via del Signore, spianate nella steppa la strada per il vostro Dio.

Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; il deserto accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata.”

Dio apre a noi il cantiere della conversione, e ci pone al lavoro per trasformare la terra, per trasformare il nostro cuore.                                                                                                                                                                                                           Preparare le strade.. Dio viene e noi dobbiamo andargli incontro,ma  sulla nostra strada ci sono tante  cose umane che a volte   ci tolgono l’orizzonte e non ci fanno vedere la figura di  Dio. “Le mie vie non sono le vostre vie..”, ci dice il Signore attraverso il Profeta Isaia, allora è da domandarci su quale via stiamo camminando,se la nostra è la via  che ci porta a Dio,  o c’è il rischio che  sulla “nostra strada” Dio non cammina,e andiamo incontro al vuoto, al nulla.                                                                                                                                                      Spianare i colli e innalzare le valli, è  il discorso e l’invito del Battista .

Quanti vuoti nella nostra esistenza,vuoti di valori, vuoti di Dio, vuoti di aria pura che ci aiuta a respirare e  a non cadere nell’affanno?

Sono vuoti da riempire con  il respiro di Dio che  diventa  vita del nostro andare, e ci rende il cammino, anche se a volte  dal percorso duro,leggero e fecondo di bene.                                                                                                                                                                                                                          Quanti strani colli nella nostra vita ,innalziamo e ci poniamo a sedere su di essi,come troni del nostro affermato potere e del nostro orgoglio? Quanti troni innalziamo a volte sulla sofferenza o sulla morte degli altri, pur di sentirci “primi”,”importanti”? Quante scale ,sulla linea di Babele, a volte innalziamo verso il cielo, quasi  a sfidare Dio, dimenticandoci che  quelle scale poggiano sul nulla?

Dio venendo sulla strada dell’uomo ,ha scelto la via dell’umiltà, del nascondimento, del silenzio, della povertà.’ E’ apparso senza fare rumore, ma lanciando aventi a se soltanto messaggi di consolazione e di speranza. E,arrivato, ha scelto il nascondimento,il deserto, prima  di iniziare la sua vita pubblica, ed infine, un legno di Croce per adagiare il suo corpo nella morte.

Per vivere l’Avvento sulla strada di Dio,  spegniamo davanti all’ingresso del nostro cuore tutti semafori rossi, togliamo tutti i divieti di accesso,togliamo dal nostro volto tutte le truccature,perché altrimenti  percorreremo  il cammino con il cuore inquieto.

Commento a cura di  P. Pierluigi Mirra Passionista

n quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».

A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. (Luca 1,26-38)

 

 

COMMENTO

Nel Progetto di salvezza pensato da Dio  per redimere l’uomo e ridargli la primitiva dignità, sono tanti i protagonisti di cui Dio stesso si serve per  realizzarlo e poi portarlo a compimento.

 Dio sceglie i Patriarchi, uomini di fede che si pongono a disposizione di Dio, camminano nella fede dietro di lui con quel popolo che Dio stesso si è scelto e dal cui “ resto” dovrà poi venire il Messia che compirà  l’opera di Dio. Saranno poi i Re a guidare il popolo contro i nemici e a costituire quel regno che sarà poi l’Israele di Dio. Arriveranno i Profeti,messaggeri e testimonio  di Dio che parlerà al popolo attraverso loro, indicando percorsi di condotta, rimproverando il popolo nei momenti di sbandamento, o consolandolo nei momenti in cui Dio lo prova, specialmente nel tempo dell’esilio. Nella pienezza dei tempi arriverà l’ultimo dei Profeti, vero testimone, il Battista, che precorrerà la strada  del Messia,annunciando al popolo la speranza ,ma anche  uno stile di condotta degno per accogliere colui che verrà in nome di Dio a dare compimento al suo  disegno.

 Ma oggi la liturgia ci presenta  una donna, Maria di Nazareth, che sarà non solo una protagonista, ma la protagonista insieme  con Figlio di Dio per realizzare la Promessa di Dio. Sarà lei la casa di Dio in mezzo all’umanità, il tabernacolo vivente di Gesù, la tenda di Dio  tra gli uomini.

 Il  brano del Vangelo di Luca è un v ero bozzetto di umani e di divinità insieme, che ci presenta un Dio che chiede ad una donna della nostra umanità di prestargli la carne, perché attraverso di essa ,come di un ponte gettato  sull’abisso  creato dal peccato tra Dio e l’uomo,  perché lui,, Dio, possa passare dalla parte dell’uomo , e prendendo il suo volto , porsi a camminare con lui.

 La meraviglia di Maria non stanca Dio, anche se la proposta che pone alla fanciulla ha dell’inspiegabile umanamente. Ma Dio, attraverso l’Angelo, sa attendere,non forza il consenso della fanciulla, fino a che sentirà più che dalle labbra, dal cuore  di Maria quel “Sì”,quell’”Eccomi..” che  darà a Dio  l’OK. per il compimento del suo progetto, anche alla storia una nuova impronta, perche la speranza annunciata  nell’Eden travolto la peccato dei progenitori, diventa realtà.

Dio ha trovato in Maria quello spazio libero da lui creato da sempre in lei, su cui egli si poggerà per fecondare di divino la umanità peccatrice e ridarle dignità e gioia.

Commento a cura di P. Pierluigi Mirra passionista

n quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. (Luca 1,26-38)

 

 

COMMENTO

 

La libertà  forse è il più grande dono che Dio ha fatto all’uomo, dopo averlo  reso partecipe della sua vita e del segreto della vita. L’uomo, poi insieme alla donna, viveva questo dono  nella grande amicizia  che lo legava a Dio,compagno e confidente delle lunghe passeggiate nei giardini dell’Eden.                                                                                                                                                                                   Ma ,all’improvviso,questa libertà, intesa  come capacità di scelta e di responsabilità, l’uomo e la donna non la sanno gestire. Pensando di uscire furori dei progetti di Dio, hanno fatto con  Dio un grande strappo, uno strappo  che non solo li allontana da Dio, e li pone soli nel creato, ma imbratta in loro anche l’immagine del Creatore impressa in loro nel momento della creazione.

Una delusone per Iddio?  Forse  si, una grande delusione, ma Dio non vuole assolutamente che il suo capolavoro, frutto di un grande disegno di amore, vada nel nulla,non vuole perdere questo grande capolavoro, uscito dal suo cuore e dalle sue mani, che è l’uomo. Escogita , umanamente parlando, un progetto di riserva, che si chiamerà progetto di salvezza:egli salverà l’uomo attraverso l’uomo.  E mentre condanna il serpente, ispiratore della rottura con Dio, fa balenare dinanzi agli occhi  appesantiti dell’uomo e della donna, la speranza che Egli pone in un un’altra donna, la quale, pur insidiata di nuovo dal serpente, lei  gli schiaccerà il capo.

E all’orizzonte dell’umanità appare la figura di una fanciulla, Maria  di Nazareth, chiamata da Dio,ad essere il germoglio sano e nuovo della rinnovata umanità. In lei Dio crea uno “spazio libero”, senza colpa originale, e in questo spazio  Dio getterà il seme divino, che feconderà questa donna,e da lei nascerà, nella pienezza dei tempi, l’uomo nuovo Cristo Gesù, il Salvatore.

Questa donna non  sarà toccato per nessun momento dal torrente limaccioso nato dal peccato dell’uomo, ma sarà integra, Immacolata, fin dal suo concepimento. E Dio porrà il cuore libero di questa donna , come ponte, sull’abisso che  il peccato aveva creato tra Dio e l’uomo, e attraverso questo ponte Dio passerà per arrivare  dalla parte dell’umanità, e in questo cuore Dio si rivestirà della carne dell’uomo ,presa immacolata,da Maria.

E nella pienezza dei tempi, quando Dio vorrà attuare   il suo sogno di  salvare l’uomo e interpellerà questa creatura, creata da sempre, troverà in lei appunto quella libertà che  i nostri progenitori si erano giocata: “Eccomi sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto!” Un’adesione totale al pian o di Dio che troverà in Maria, anche nei momenti   in cui anche la sua fede sarà interpellata, sempre completa adesione a Dio                                                                                                                         Noi oggi la salutiamo:”Immacolata”, “Tuttasanta.”                                                                                                                                                                Quando il Beato Pio IX,  l’8 dicembre del 1854, proclamò Dogma di fede  l’Immacolata Concezione della Vergine Maria, lei, 4 anni dopo, a Lourdes, apparendo a Bernardette ,nella grotta di Massabielle, confermò l’autenticità del suo privilegio, presentandosi appunto con queste parole: “Io sono l’Immacolata Concezione”.                                                                                                                                 
La festa di oggi ci apre al Natale, ed è come l’Aurora che annunzia il Sole che nasce.

Commento a cura di P. Pierluigi Mirra Passionista

n quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.

Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.

Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!». (Marco 13,33-37)

 

COMMENTO

Con questa Domenica inizia il nuovo Anno Liturgico. Lo potremmo definire il Capodanno Ecclesiale.

Durante questo Anno  siamo chiamati ad ascoltare e meditare il Vangelo di Marco.

Il Tempo di Avvento  è un momento di vivere il presente guardando il futuro, futuro inteso come qualcosa che aspettiamo   e che si realizzerà. Liturgicamente il tempo di Avvento ci apre al ricordo del Mistero dell’Incarnazione, al Natale, visto come evento realizzatosi  duemila e più anni fa in Cristo fatto uomo nella nostra carne. Noi celebriamo questo avvento per ricordare, ma c’è un altro avvento che è un’attesa che si vive,  posti in una continua tensione di conversione per   farci trovare al momento dell’arrivo del Messia ,alla fine dei nostri giorni, preparati e desti.

Perciò   alla luce di questo secondo significato dell’Avvento, siamo chiamati a guardare oltre, e immergerci  nel Mistero di Cristo che verrà a giudicare la storia, e anche la nostra storia.

Il Profeta Isaia, l’amico spirituale che ci accompagnerà in tutto il tempo dell’Avvento con la sua parola profetica, nel testo della I Lettura si rivolge al Signore chiedendo di “ritornare” in mezzo al suo popolo , il cui  cuore è diventato arido e freddo. “Siamo diventati tutti come cosa impura-dice- e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia;tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento .Abbiamo bisogno che il “Signore ci mostri il suo volto  per essere salvi..”, e  la “sua misericordia per avere la salvezza”.

Sembra che oggi noi viviamo la stessa situazione descritta dal Profeta, ma non è Dio ad essersi allontanato da noi, ma siamo noi ad averci creati dei e idoli che non danno luce, anche se  hanno la convenienza che sembrano darci quello che  desideriamo. Ma poichè dentro portiamo l’immagine di Dio, e siamo chiamati ad immergerci nell’infinito di Dio, per poter respirare  l’aria che sa di eternità, questi  idoli  diventano per noi una  grande e mortale delusione.

E’ tempo  di uscire dal letargo spirituale e porsi in cammino  dietro a Dio che è venuto a salvarci ed è già presente nella nostra vita. E’ importante porsi in stato di “veglia” e di “forte vigilanza”, come  ci esorta Gesù nel brano del Vangelo di Marco. Una veglia operosa ,attuata nella vigilanza, guardando verso il futuro che ci attende, e che nel tempo  ci stiamo preparando.

Desti e vigilanti poniamoci continuamente alla ricerca di Dio che ci vive accanto , per non rientrare nella solitudine che ottenebra il cuore. “ L’Avvento ci chiama a mette  in movimento mente e cuore.      Ogni giorno accelerare il passo per andare incontro alla luce” che illuminerà il mondo,disponendoci a lasciarci illuminare”.

Commento di padre Pierluigi Mirra, passionista

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