Il Vangelo della Domenica
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In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». 

Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».  

 

Commento                                                           

IL Servo di Jawhè,di cui parla Isaia, si è abbandonato a Dio, il quale lo ha prostrato con dolori per         la salvezza dell’umanità,anche se poi dal suo albero torturato nascerà quel virgulto da cui germoglierà la salvezza  e la nuova vita per l’uomo. Il Messia si è messo nella mani di Dio,e proprio attraverso  lui che la porta del cielo si è riaperta all’umanità, e presso il Padre, il Figlio è diventato,a dire del brano della Lettera agli Ebrei,il Sommo Sacerdote,che oltre a prendere  parte alla nostra debolezza,è diventato presso il trono dei Dio l’intercessore,al quale noi dobbiamo accostarci, alzare  il cuore, per ottenere dal cielo la grazia per “essere aiutati al momento opportuno”.

IL Messia .fattosi simile all’uomo,è sceso su questa terra per essere il “Servo dell’umanità”.                                                  Di quale umanità? Degli ultimi, dei reietti della società, degli emarginati.                                                                   Infatti   nel suo peregrinare apostolico lo vediamo accostarci a coloro che la società  e i benpensanti indicano con disprezzo a dito, rompendo anche l’omertà dei lebbrosi,cacciati da tutti  e mandati a morire fuori della umana convivenza.  La  sua identità di “servo” Gesù la   dichiara spesso, e poi  lo mostra con evidenza nell’Ultima Cena, quando si china a lavare i piedi agli Apostoli(Gio.13,2-4),e afferma  che   questa identità di servizio  anche i suoi discepoli debbono assumere, e lo ripete  affermando che nel Regno di Dio, gli ultimi sono i primi, e quelli che comandano  sono quelli che  servono.

Nel brano di Marco, parallelo a Matteo 20,20-28, tocchiamo con mano la mentalità “terrena e distorta” che i discepoli avevano del Regno che il Messia era venuto ad instaurare. Infatti la  richiesta che mamma dei fratelli Zebedeo fa a Gesù  è una  richiesta che ,in pieno ,rispecchia tale mentalità. Una richiesta accompagnata dal mormorio del resto della compagnia,sdegnati quasi di  ciò che da quella mamma osa.   E Gesù, mentre ascolta la mamma  di  Giacomo e Giovanni, avverte anche   il mormorio di indignazione dei discepoli,e ecco che taglia netto ogni desiderio di supremazia,affermando che  “ chi comanda sarà servitore”. Un altro temine  del nuovo linguaggio di Gesù, che quasi capovolge la stortura mentale  della madre e dei suoi discepoli. E’ certamente un linguaggio che ribalta  le  istanze e i desideri  dell’uomo di sempre che  per lo più si arrampica per arrivare a possedere il primo posto. Egli ferma categoricamente di se:”Il Figlio dell’uomo è venuto non per essere servito ,ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”.                              

Il vero discepolo, nella sua scelta radicale per una sequela radicale,deve perdere se stesso,mettersi accanto agli ultimi, come il suo Maestro, per ritrovarsi poi anche lui rivestito della gloria e di quella ricchezza che Dio Padre riserva ai suoi servi fedeli.

Per salire in Cielo, bisogna forse usare scale fuori moda da quelle correnti!

Commento di P. Pierluigi Mirra Passionista

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