In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.
Commento
“Il Signore è mia luce e mia salvezza”,canta il Salmo 26/2: è la fiducia insieme alla certezza di non essere soli,ma di essere forti nel cammino che Dio ha tracciato per ciascuno di noi,non solo, ma con il cuore della misericordia di Dio, siamo sicuri di arrivare alla meta. L’importante è avere fede e fiducia in Dio chi chiama e ci guida.
La fede di Abramo,il quale credette contro ogni speranza e evidenza umana,anche nelle prove più dure,posa a lui da Dio, realizza per lui le promesse del Signore. Oltre ad avere fede importante essere certi della meta verso la quale stiamo andando. L’Apostolo Paolo,nel brano ai Filippesi,ce lo ricorda,affermando che”la nostra cittadinanza è nei cieli,e di la aspettiamo iln ostro salvatore Gesù Cristo che ci renderà simili a lui.”
Fiducia, sicurezza della meta verso cui viaggiamo nel tempo,insieme alla disponibilità farci trasfigurare in Cristo per arrivare in fondo al cammino ed essere riconosciuti da Dio Padre simili al Figlio suo. Il Cammino intrapreso con la Quaresima,al di la di tutto ciò che chiede questo tempo di penitenza particolare e di conversione,esso è illuminato dalla Pasqua,e nella luce di essa che dobbiamo immergerci per essere capaci di trasfigurarci in nuove creature. Ma Cristo è arrivato alla Pasqua attraverso la Passione e la Morte,la quale se lo ha mostrato debole e quasi apparentemente sconfitto, lo ha preparato alla vittoria del sepolcro vuoto.
Per essere creature nuove siamo chiamati a limare la nostra vita,a togliere ciò che non è conforme a Dio, o a potare rami inutili del nostro albero e che portano solo foglie,a ritrovare la saldezza delle nostre radici,perché dal nostro albero rinvigorito dalla grazia possano sbocciare frutti di ogni stagione per la Pasqua eterna.
Nell’episodio della Trasfigurazione di Gesù,i discepoli,pienamente immersi nella luce,sono carichi di meraviglia e gioia insieme,tanto da far nascere in loro la nostalgia del momento e del luogo, ma sono chiamati a scendere a valle,carichi della identità del Maestro, sperimentata lassù,e attestata dal Padre. Momentaneamente ,per volere di Gesù,essi tacquero,ma ,quando ripieni dello Spirito Santo,presero a parlare e a raccontare, si ritrovarono ancora una volta il cuore illuminata dalla scena del Tabor ,e a dire e testimoniare la identità di Gesù.
Trasfigurati per raccontare con la vita ciò che abbiamo visto, udito, toccato con le mani, siamo chiamati e noi a continuare ad illuminare la strada di chi incontriamo ,con la luce che nasce dal volto di Cristo.
Dio ci chiede di uscire, di partire, di salire in alto,fiduciosi che lui ci fa compagnia.