[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».
Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!». (Matteo14,22-33)
Commento
L’uomo d’oggi, pur dinanzi a certe scoperte, ieri, e dinanzi ai segreti della natura che, scoprendoli gli si aprano davanti, sembra un po’ cinico, e pare che abbia perduto il senso del meravigliarsi. “ Che meraviglia ..Che stupore!.. Che bello!..”, parole che udiamo poco dinanzi alla vere bellezze, o le usiamo per camuffare la nostra delusione dinanzi a cose o persone che vogliono apparire per quello che non sono. Ci sentiamo anche padroni del mondo, ma forse per non porre in atto le gerarchie dei valori, a volte alla meraviglia e allo stupore, vediamo entrare la cultura della paura.
Elia, leggiamo nella prima lettura, è stanco, e non sembra più meravigliarsi di ciò che il Signore opera attraverso lui, e la sua stanchezza lo fa vacillare nel coraggio di andare ,dinanzi all’odio di Gezabele che lo insegue, e il profeta vuole arrendersi a Dio. Ma sul Monte Oreb fa l’esperienza di una presenza, sentendo il passaggio di Dio che si nasconde nelle brezza marina, e obbedisce al Signore che lo invita a uscire e a fermarsi sul monte davanti a Lui per ascoltare la voce del silenzio nel quale parla Dio, quel silenzio che lo riempie di coraggio e lo porta a riprendere il cammino per attuare i disegni di Dio. E’ da quel silenzio che ci carica della presenza di Dio nello stupore e nella meraviglia, nasce anche la. forza di andare, forse camminando anche per sentieri bui, là , dove ci v, della quale Dio stesso è il capitano e ci guida nella rotta .E’ vero che non sempre il mare che attraversiamo è calmo, e non sempre chi ci sta accanto ci incoraggia nella traversata. Le tempeste che assalgono la nostra nave non sempre sono proteste del maligno, ma a volte sono previste e guidate da Cristo, dalla sua mano che ci prova nella fede e nel nostro coraggio di continuare a remare ,a volte ,controcorrente . Il Vangelo di oggi ci presenta una scena, nella quale vediamo Cristo che corre in aiuto ai discepoli la cui barca è sbattuta dal vento , ma il suo correre sulle acqua distorse orse la sua identità agli occhi dei discepoli per i quali divenne un fantasma, e alla paura della tempesta aggiunsero quella del fantasma in arrivo. Il dichiarare la sua vera identità, pose nel cuore di Pietro il desiderio di camminare anche lui sulle acque incontro al Maestro, ma la fede di reggersi sul mare venne meno e subentrò una nuova paura, tanto da gridare:” Signore, salvami!” L’invocazione produce un duplice affetto: Pietro ritorna a galla e la tempesta tace. Noi imbarcati, pur remando, forse abbiamo perduto il riferimento del punto cardinale giusto, che è la fede. E’ la fede che fa muovere verso il punto giusto l’ago della bussola, e regola il nostro remare. E’ proprio vero che siamo”vestiti di paura : paura del buio, della guerra, dei ladri, della disgrazia, di perdere il danaro, il lavoro la salute, gli amici. E’ segno che il termometro della fede è a bassissima quota” (A.Dini)
Commento a cura di P. Pierluigi Mirra passionista
Commento al Vangelo DOMENICA XIX DEL Tempo Ordinario (7 agosto 2011)
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