D’Alema nei giorni scorsi aveva messo a disposizione la sua candidatura sulla scia di quanto aveva deciso autonomamente Veltroni, ma aveva anche aggiunto che si sarebbe candidato solo se il partito glielo avesse chiesto. Forse il buon D’Alema sperava in tal modo di fare bella figura dando la sua disponibilità: sperando nel riconoscimento del suo partito per la sua storia politica. Ma di questi tempi mettere a disposizione una poltrona, non paga.
Bersani, infatti, ha subito risposto che lui non avrebbe chiesto a D’Alema di ricandidarsi, ma che se il presidente del Copasir aveva intenzione di candidarsi deveva chiedere una deroga alla regola del partito che prevede un massimo di tre legislature proprio per favorire il ricambio generazionale. Cosa del resto auspicata e più volte sollecitata dal ‘rottamatore’ Renzi, che ne ha fatto il suo cavallo di battaglia.
E così D’Alema è rimasto nella trappola.
"Io non sono quello che nomina i deputati: farò applicare la regola, chi ha fatto più di quindici anni, per essere candidato deve singolarmente chiedere una deroga alla direzione nazionale". Ha detto Bersani.
A stretto giro arriva la replica di D'Alema: "Non decide Bersani, deciderà il partito". Chiederà una deroga? "Valuteremo".
Lui valuterà, noi staremo a vedere come andrà a finire.