PAESE MIO! (padre Pierluigi Mirra)
Il fiume cantava nella notte,
lenta una canzone di remota data,
che riportava sulle rive antiche
natanti e gente giunta da lontano.
Ora il fiume scorre lento e stanco,
e non canta più motivi di ieri.
E i canti si perdevano pei campi,
rincorrendosi le voci , a volte tristi,
di chi dalla terra color creta
cavava il pane per la tavola in attesa.
E quando la campana della chiesa
suonava a sera, dolce, l’Ave Maria,
i cori si spegnavano col giorno,
e a casa rientrava la stanchezza...
Paese mio,carico di fede e di storia di vita,
ti leggo al tempo di ieri già passato,
mentre oggi t’offro solo il mio canto
di speranza, lento,ma forte e fiducioso:
è l’augurio per il tuo domani che verrà!
Pierluigi Mirra
Alla” nostra Madonna” (padre Pierluigi Mirra)
Ricordo il suono lungo della campane
che annunziavano i giorni di Novena.
E Tu, “Madre Matrona”, scendevi dal trono,
e aprivi le braccia ai figli tuoi,
che accorrevano con gioia ansiosa,
contenti che ora eri tra noi.
E i nostri vecchi raccontavano storie
di miracoli, di grazie,di vita di gente
toccata nel cuore da te, Vergine Madre!
I tempi li ha vinti la storia,
ma tu, Madre, sei la Madre di sempre!
Il tuo sorriso arriva nel cuore
di ogni tuo figlio di questo paese,
carico di storia e di fede operosa.
Sei tu la madre di tutti:
dei vicini e di coloro che, in lidi lontani,
ti invocano sempre con nostalgica voce.
A noi, a tutti, o Madre e Signora,
dona il sorriso e il tuo sguardo d’amore!
Pierluigi Mirra
''Lei non sa chi sono io'' ora è reato
“LEI NON SA CHI SONO IO” la pronunciò Totò nel film "Totò a colori" apostrofando l'onorevole Trombetta e suscitando simpatia.
Ora può bastare per far scattare una condanna per minaccia.
È quanto afferma la quinta sezione penale della Corte di Cassazione con la sentenza n.11621/2012 spiegando che si tratta di un'espressione in grado di limitare la libertà psichica dell'interlocutore attraverso la prospettazione di un pericolo che un male ingiusto possa essere procurato alla vittima. Nel giudizio di merito Antonio G. era già stato assolto dal giudice di Pace nell'aprile 2010 dichiarando ''l'inidoneità offensiva'' della frase, al contrario della suprema Corte che la ritiene in grado di limitare la libertà psichica altrui durante una discussione.
Il giudice dichiara ''è irrilevante l’indeterminatezza del male minacciato, purché questo sia ingiusto e possa essere dedotto dalla situazione contingente''.
Tale limitazione alla libertà, secondo la Corte, costituisce elemento essenziale del reato di minaccia. Non è necessario, si legge nella sentenza, "che uno stato di intimidazione si verifichi concretamente in quest'ultima, essendo sufficiente la sola attitudine della condotta ad intimorire" ed è del pari irrilevante il fatto che il male minacciato sia indeterminato.
Per Giovanni D'Agata presidente e fondatore dello “Sportello dei diritti ”, i giudici di piazza Cavour, accogliendo la tesi della procura, hanno anche evidenziato come una simile espressione debba essere valutata nel contesto in cui è stata pronunciata prima di poter escludere la sua valenza minatoria. Anche l'indeterminatezza del male minacciato, spiega la Corte, non può scagionare l'imputato giacché è sufficiente che questo male sia ingiusto e possa essere dedotto dalla situazione contingente.