Durante il periodo fascista, Napoli si riprese, ma perse il ruolo di porto militare che si trasferì a Taranto. Il fascismo investì molto a Napoli con la costruzione della Mostra d’Oltremare nel moderno quartiere occidentale di Fuorigrotta, costruita parallelamente all’EUR a Roma.
Fu scelta la città di Napoli perché, in virtù della sua posizione centrale nel Mediterraneo, era considerata un punto di partenza ideale per l'intraprendente politica coloniale del regime fascista. Inoltre, furono avviate altre trasformazioni urbane al fine di espandere la città verso i Campi Flegrei. Il progetto Mostra/Fuorigrotta rappresentò uno tra i più importanti piani urbani napoletani.
Nel 1946 l’Italia da Regno, diventa effettivamente una Repubblica con una nuova costituzione che fino ad allora conservata quella Piemontese. A Napoli ci furono ancora, morti e scontri, perché ha sempre resistito in un alcune fasce della popolazione una forte identità monarchica.
Nei primi anni ’50, Napoli torna a respirare, edilizia, sanità, istruzione, lavoro. Tutti fattori che mantennero il capoluogo partenopeo ad essere la terza città italiana più importante dopo Roma e Milano, anche come estensione e popolazione, davanti a Torino, Genova e Venezia. Il boom però finì presto, anche a causa di grandi speculazioni della Cassa del Mezzogiorno.
L’Italia: la dolce vita, Napoli e le sue isole, diventano meta del turismo internazionale.
A Capri sbarcano americani, inglesi, l’elite dell’Europa centro-Settentrionale e molti personaggi dello spettacolo. Come a Ischia, Sorrento e sulla Costiera Amalfitana.
Napoli torna a respirare un’aria nuova, la vespa e la Fiat 500 i mezzi più utilizzati.
E’ un momento storico favoloso per la nostra nazione, ma nel 1960 inizia per Napoli l’epoca della speculazione edilizia promossa dalla Giunta della destra di Achille Lauro, nonostante la bocciatura dal Ministero dei Lavori Pubblici: “ Le mani sulla città”.
Le meravigliose colline del Vomero e di Posillipo, furono quasi interamente urbanizzate da moderni palazzi, che hanno praticamente “affogato” alcune aree.
Sorsero nuovi quartieri all’epoca praticamente quasi disabitati: Il Rione Alto, il Quartiere Arenella e uno sviluppo edilizio lungo la collina dei Camaldoli e verso la zona dei grandi Ospedali della città e verso i “Colli Aminei”.
Urbanizzazione spesso sciatta invece verso la periferia settentrionale tra i quartieri di Miano e Secondigliano, verso occidente su Pianura, Soccavo e Chiaiano e verso oriente sui quartieri di Barra, San Pietro a Patierno e Ponticelli. Una vera e propria “devastazione edilizia” che ha provocato anche l’allargamento della città con una popolazione di circa 1.300.000 abitanti a metà degli anni ’60, la terza d’Italia e la più alta densità abitativa del continente europeo, creando molti quartieri “ghetto” in una società già spezzata negli anni addietro.
Le periferie risultano degradate e vuote con flussi di pendolari che si spostano verso il centro storico. Ridotto il fenomeno della speculazione, nei primi anni ‘70 si ebbe l'idea di collegare le periferie settentrionali con la nuova Linea 1 della Metropolitana di Napoli. Ha ricevuto il premio "Most Innovative Approach to Station Development" a Londra nel 2009 tra più di trecento concorrenti. La Metropolitana ha avuto non pochi problemi per la sua realizzazione: il dislivello della città, i materiali con cui è formato il sottosuolo e soprattutto le scoperte che hanno bloccato spesso e volentieri i lavori. La Metropolitana di Napoli oggi è un vero e proprio “museo d’arte contemporanea” ed è considerata tra le più belle d’Europa:
il progetto per l'ulteriore allungamento della linea dalla nascente stazione Aeroporto fino a piazza Garibaldi in modo da formare un vero e proprio anello (tipo la Linea circolare della metropolitana di Mosca o la Circle Line di Londra).
Negli anni ’70 sarà inaugurata anche la Tangenziale che collegherà i comuni con il centro cittadino: la sceltà della costruzione cadde nella realizzazione di grandi opere speculative: basti pensare al Viadotto Capodichino che incombe in buona parte, con i suoi esili pilastri, le abitazioni edificate in un tempo precedente e demolendole altre per le strutture portanti, alle gallerie che corrono sotto le colline tufacee o sorvolare con arditi viadotti delicati punti! Fortunatamente molte costruzioni sono state successivamente abbattute, come sul Corso Novara, vicino alla stazione centrale.
Ma nel ventennio ’70, ‘90, Napoli conoscerà un decadimento politico, amministrativo, sociale e culturale senza precedenti, che la porterà ad essere una delle città più degradate e abbandonate d’Europa. Un decadimento generale già nella nazione, dove ormai, sono il Nord-Est conoscerà un forte aumento di produzione e lavoro oltre che il triangolo industriale “Torino-Milano-Genova”: Napoli uscirà praticamente fuori dai giochi.
Il Capoluogo perderà quasi 200 mila persone a causa dell’emigrazione: passerà da 1.300.000 abitanti a poco più di 1.000.000.
Il 1972 è solo l’inizio del decadimento: nuovo piano regolatore che favorisce l’economia abusiva in tutti i quartieri periferici: nasce la normativa “167” è nasce il quartiere di Scampia, enormi quartieri dormitorio anche con architetture fatiscenti: “caso delle Vele”.
Il 1973 si abbatte su Napoli il colera: sul colera del ’73 che provocò la morte di ben 28 persone con la più grande profilassi mai registrata in Europa dal dopoguerra. Ci saranno falsità che etichetteranno la città partenopea per sempre dal razzismo e dai pregiudizi. Il batterio proveniva dalla Somalia verso la Tunisia dove ci fu una grave epidemia: un batterio all’interno delle cozze. Le cozze avvelenate furono importate in Italia e in Spagna dove il colera si diffuse nelle città mediterranee di Barcellona, Cagliari, Napoli e Bari.
A Napoli ci fu una serie di reportage sulle condizioni abitative, igieniche dei quartieri popolari del centro storico e a un generale stato di abbandono della città: si parlava della “Calcutta d’Europa”, colpevolizzando le condizioni precarie e la mancanza di pulizia al colera. Ma il mare di Napoli e la situazione precaria non c’entrava affatto con ciò. Altre città come Barcellona, avranno il colera per più di un anno. Ma in due mesi Napoli sarà etichettata e ci vorranno anni e anni per ritrovare un turista nella città partenopea. Sarà un colpo durissimo all’economia e all’immagine della città.
Paolo Mieli dirà: “E’ dal 1861 che Napoli viene etichettata come città del demonio, abitata da lazzari e scamiciati che ne fanno di tutti i colori. Ogni avvenimento, ogni problema, che succede a Napoli, diventa un flagello”. Le parole sono quanto mai verità anche perché spesso molti giornalisti settentrionali, scrivevano su Napoli, già carichi di forte pregiudizio. Intanto si inizia a parlare di “Conservazione e tutela” del patrimonio culturale da quale come ex capitale Napoli detiene e che gravava in stato di altissimo degrado
Insomma tanta costruzione e poca conservazione! Dopo l’emigrazione, il colera, la disoccupazione, la delinquenza a Napoli aumenta a dismisura.
Sono in questi anni, che la città avrà un forte aumento di “scippi”: termine napoletano che significa “graffio, strappo”. Furti, rapine e borseggi sono in costante e rapido aumento.
Poi le fabbriche iniziano a chiudere: il caso dell’Ilva di Bagnoli, una delle più grandi fabbriche siderurgiche e metallurgiche d’Italia.
Intanto si cerca di localizzare le funzioni amministrative e giudiziarie nell’area orientale della città: architetti e ingegneri giapponesi innalzeranno il polo del “Centro Direzionale”, il primo polo di grattacieli in Italia dove figureranno i palazzi più alti della nazione. La cosa incredibile che Napoli come città meridionale ha sempre avuto la possibilità di risorgere (esempio di metropolitana e centro direzionale) al pari di altre metropoli, ma l’amministrazione non è mai stata in grado di essere efficiente. Dopo questi tormentati anni ’70, su Napoli si abbattono due grandi violenze: quella naturale del grande terremoto e quella camorristica.
Nel 1980 si scatenò un violento terremoto con epicentro l’Irpinia, che portò alla morte di quasi 3000 persone. Migliaia gli sfollati e centinaia i morti anche nell’ex capitale delle due Sicilie. Fu un disastro per l’intero centro/sud Italia, Napoli stava conoscendo momenti di vera e propria difficoltà. Il Centro Storico, già in precarie condizioni da decenni a questa parte, era in condizioni impossibili, con crolli in molte aree. Danni per miliardi di lire.
Oltre al terremoto, arriva l’escalation della Camorra. L’organizzazione mafiosa, nata ai tempi del vice-regno spagnolo, dove abbiamo dedicato un piccolo spazio e poi con un piccola organizzazione al tempo borbonico, fatta di piccole economie senza una struttura compatta all’interno nei popolari rioni del Centro, negli anni del dopo-guerra aumenta la sua potenza e la sua radicalizzazione sia all’interno del tessuto sociale della vecchia plebe napoletana, sia a livello più alto della struttura amministrativa. La povertà a Napoli era aumentata moltissimo in queste zone e l’immagina negativa della città era portata avanti anche da un fittissimo e incontrollato contrabbando di sigarette in tutti i rioni di Napoli. Ma sarà Raffaele Cutolo ha riorganizzare alla fine degli anni ’70 la camorra in una grande struttura gerarchizzata chiamata “Nuova Camorra organizzata”, spostando l’attenzione dalle sigarette alla droga.
La nuova organizzazione preoccupa le vecchie famiglie ed esploderà una vera e propria guerre senza precedenti. Napoli diventa sinonimo di camorra e di delinquenza.
Diventerà la città europea con più morti ammazzati, e tra di loro, molti innocenti.
Tra il 1980 e il 1990, ci saranno quasi 2000 morti ammazzati.
Ci saranno famose gruppi camorristici negli anni’90 come i “Giuliano” di Forcella, ma anche nei rioni Sanità, Mercato e Quartieri Spagnoli.
La camorra a livello di controllo, ha fatto successivamente gli affari più grossi nello smaltimento dei rifiuti e nello spaccio di droga, spostandosi dall’intrico dei vicoli di Forcella verso le ampie strade dell’area nord di Scampia del Boss di Lauro, dove Roberto Saviano ci racconterà la storia delle faide tra la fine degli anni’90 e il i primi anni del 2000, la struttura come vero e proprio stato parallelo collegato in tutto il mondo.
Alla camorra comunque, verrà dato un duro colpo tra il 1992 e il 1995, quando salirà al sindaco il nome di Antonio Bassolino, che cambierà il volto e l’immagine di Napoli dopo quasi 30 di totale abbandono. I suoi cambiamenti in città, faranno la storia del primo risorgimento napoletano.