(Ivan Triunfo) - Nel 1861, Napoli lascia il suo ruolo di capitale e fa parte del nuovo “Regno d’Italia”.

Rimase comunque il centro politico, economico e sociale tra i più importanti d’Italia; Giuseppe Colonna fu il primo sindaco della città, sotto il governo italiano di Vittorio Emanuele II fino al 1878. A livello nazionale, Torino era la capitale, ma dopo l’annessione del Veneto e di Mantova, la capitale fu spostata prima a Firenze e poi a Roma.

Dopo Vittorio Emanuele II, il secondo re d’Italia fu Umberto I e lo sarà fino al 1900.

A Napoli verranno ultimati le opere urbanistiche iniziate dai Borbone, come Via del Duomo, Via Toledo, Corso Maria Teresa (che diventerà Corso Vittorio Emanuele). Ad ovest si costruivano palazzi nobiliari nel quartiere di Chiaia, ad est di Napoli, si presentava una grande palude chiamata “il Pascone”. I nuovi quartieri nascevano su direttrici differenti in rapporto alle forti distinzioni sociali che rappresentano un unicum in Italia: ad ovest a minore densità abitativa, in luoghi meravigliosi dinanzi la baia, come il quartiere di Chiaia era destinato alla borghesia ricca. Sui quartieri orientali corrispondenti oggi a Poggioreale, San Giovanni a Teduccio, Barra e a nord verso i casali di Miano e Secondigliano, i quartieri malfamati destinati al ceto proletariato delle nuove fabbriche cittadine.

Tra il 1860 e il 1880, si va costruendo e urbanizzando tutta l’area occidentale di Napoli.

Parliamo dell’attuale Via Chiaia, Via dei Mille, Via Crispi, Piazza Amedeo: Il rione Amedeo (Il Parco Margherita) destinato interamente alla borghesia napoletana. Fu Costruito il Viale Regina Elena (oggi Viale Gramsci) nel nuovo rione di Mergellina che si collegava al Corso Vittorio Emanuele con la Piazza Sannazzaro e la Chiesa di Piedrigrotta già dai tempi di Ferdinando e Alvino. Sul Corso Vittorio Emanuele, continuò la costruzione della strada da Suor Orsola verso la nuova Piazza Mazzini. Nel Centro Storico ci fu un’importante opera di risanamento e di nuove costruzioni. Fu realizzato il “Quartiere Museo”, con la costruzione dell’antica “Salita delle fosse del grano” il tratto tra Piazza Dante e Piazza Museo Nazionale, con il toponimo che oggi è indicato come Via Pessina. Un moderno rione a scacchiera con la costruzione in voga in questi anni in tutte le grandi città europee e italiane delle gallerie in ferro e in vetro: Galleria Principe di Napoli in stile “eclettico”, che collegava il nuovo quartiere del Museo Nazionale al del Palazzo di Belle Arti con quello che oggi è il Museo Archeologico Nazionale, che da sede Universitaria, ospiterà collezioni archeologiche tra le più insigne d’Europa. Il problema che affliggeva Napoli era la situazione dei quartieri popolari del centro storico, prospicienti il porto: l’attuale Borgo Orefici/Sant’Eligio.

1884 per Napoli è sinonimo di colera: esplode proprio tra i vicoli del quartiere Porto/Mercato. Il bilancio è gravissimo: settemila morti. Se da una parte si respirava l’aria salubre del golfo, dall’altra si moriva. In una situazione che sbigottì l’intera nazione, ci furono ingenti investimenti e una grande opera di RISANAMENTO, la più grande mai realizzata a Napoli nella sua storia fino ad oggi. L’Italia era governata sotto Umberto I, il sindaco era Nicola Amore. Si affrontava nel frattempo, una grave crisi economica nazionale, simile a quella che sta colpendo l’Italia oggi. Una crisi che a Milano portò alla morte di alcuni che reclamavano pane e lavoro durante una violenta manifestazione.

Dopo il colera, la Camorra inizia a farsi sentire. Iniziò a farsi sentire già precedentemente con le elezioni. I suoi sporchi affari, ancora di basso rango, erano comunque in grado di far entrare nelle loro tasche una buona somma di denaro da dare ai quartieri poverissimi del centro storico come la Sanità, Forcella, Q.Spagnoli e il Mercato in cambio di voti o lavori di basso livello. Inizia sempre di più a ingranare lo stretto rapporto fra la vecchia plebe napoletana, che diventerà un vero e proprio sottoproletariato urbano e la malavita; la malavita con la politica napoletana e nazionale.

Ma il morti del colera quantomeno, avevano fatto spostare l’attenzione sulle nuove opere urbanistiche. Vengono letteralmente abbattuti i vicoli tra Via Duomo e Piazza Mercato, tra il Decumano Inferiore di Via San Biagio dei Librai e Via Marina e tra i Quartieri Spagnoli e il porto, sul lato occidentale di Castel Nuovo per dare aria e spazio a quel reticolo di stradine anguste. La più grande opera del progetto è la costruzione del Corso Umberto: un imponente strada dritta che i napoletani chiameranno “Rettifilo” secondo i modelli parigini di Hausmann che collegherà Piazza Garibaldi e la stazione ferroviaria fino alla Chiesa dei Genovesi, con l’apertura di due grandi piazze: Piazza Nicola Amore (con il monumento al sindaco), Piazza della Borsa (con la scenografica Fontana del Nettuno), Piazza Matteotti.; successivamente, nuove strade: Via Mezzocannone, Via Medina, Via Sanfelice e Via Depretis fino a Piazza Municipio (Castel Nuovo).

 

Costruzioni e strade anche tra Piazza Garibaldi, Corso Garibaldi, e Piazza Principe Umberto con una tessuto a scacchiera e moderni palazzo ottocenteschi neo-classici.

Verso Oriente Via Arenaccia e Via Nuova Poggioreale e a nord Corso Secondigliano.

Inoltre furono costruite due funicolari che collegassero la parte bassa con la parte alta della città: la “Funicolare di Chiaia” che collegava il Rione Amedeo con il Quartiere Vomero e la “Funicolare di Montesanto” che collegava i Quartieri Spagnoli e il centro Storico con il nuovo quartiere collinare. Anche sul Vomero, antica collina con presenze di ville e palazzine liberty, sede della borbonica Villa Flordiana, del Castel San’Elmo e della Certosa di San Martino, furono costruite: Via Tasso e Via Aniello Falcone, che collegava il Corso Vittorio Emanuele con il nuovo quartiere residenziale; Via Salvator Rosa, Via Luca Giordano, Via Morghen, Piazza Vanvitelli e Via Scarlatti.

 

L’opera grandiosa del CORSO UMBERTO fu tanto di clamore quanto inutile per la plebe: i grandiosi palazzi e le case erano comunque troppo costosi, e la gente umile continuava a vivere nei vicoli adiacenti. In questo periodo storico, si parlava di un concetto che tanto mi ha colpito: “Quando ci sarà un risanamento estetico, ci sarà un risanamento etico”. Insomma anche il dove abiti può essere un modo per migliorare la propria cultura. Dopo il Risanamento il lavoro. Nel 1904 furono costruiti due enormi impianti produttivi: ad est a San Giovanni a Teduccio, ad ovest a Bagnoli. Nei primi anni del 1900 ci fu la “colmata di Santa Lucia” la perdita della spiaggia, la costruzione di Via Caracciolo, Via Partenope e Via Santa Lucia, sul lato del golfo, oltre ai nuovi palazzi tra Via Sant’Anna dei Lombardi e Piazza Salvo d’Acquisto (Largo della Carità/Piazza Carità). Nel 1910 verrà inaugurata la prima metropolitana d’Italia, che collegherà Mergellina a Fuorigrotta.

 

Successivamente ci furono le grandi guerre mondiali del 1915-1918 e del 1941-1945 che sconvolsero l’economia italiana, quella napoletana, oltre ad una pagina storica da dimenticare tra morti, deportazioni e campi di concentramento nell’Europa Centrale.

Napoli pagherà a duro prezzo i colpi inflitti dai bombardamenti nella già precaria condizione del tessuto sociale del centro storico. Ma sarà anche l’inizio di una grande ripresa per l’intera nazione!

(Ivan Triunfo) - Ferdinando IV, nel 1816, riunì in un unico stato i regni di Napoli e Sicilia con la denominazione di “Regno delle Due Sicilie”, abbandonando per sé il nome di Ferdinando IV di Napoli e III di Sicilia ed assumendo quello di Ferdinando I delle Due Sicilie.

Con Ferdinando I, Napoli conoscerà i momenti più esaltanti della sua ultima fase storica da Capitale, con importanti opere urbanistiche e anche di progetti mai avviati che avrebbero cambiato il destino di molti rioni.

Con Ferdinando I si assiste alle grandi costruzioni di numerose arterie, grazie ad ingegneri di grande spessore specie Errico Alvino. Dalla fine del settecento, l’argomento di discussione e di critica è la situazione socio-igienica dei rioni popolari del Centro Storico, la mancanza di arterie, piazze, ma di strade anguste con i suoi palazzi storici privi di luce.

Solo slarghi davanti alle chiese e alle basiliche, gran folla e rumore. Oltre che proprio in questi anni, di aumento della povertà in questi rioni, il ruolo della Camorra, prese maggior piede; non aveva ancora una struttura ben definita, gestiva il piccolo malaffare tra questi vicoli.

Riguardo le opere, nessun intervento di risanamento era mai stato davvero preso. Le carrozze faticavano ad arrivare alla cattedrale. Sventrati molti cardini dell’area tra la chiesa di San Giuseppe dei Ruffi, a quella di San Giorgio Maggiore, fu costruita Via del Duomo così da ottenere finalmente una strada che collegasse Via Foria verso Via Marina (Porto), insomma: un vero e proprio taglio verticale da nord a sud, nel cuore antico. Nello scorso viaggio, avevo dimenticato di raccontare anche la costruzione del Real Teatro San Carlo nel 1738 sotto Carlo di Borbone, (la costruzione vera e propria è iniziata nel 1778) e la prima illuminazione a gas d’Italia, lungo tutto il tratto di Via Toledo.

Il secondo progetto stradale fu la costruzione del Corso Maria Teresa (Oggi corso Vittorio Emanuele), che collegava Suor Orsola fino alla nuova chiesa di Piedrigrotta, progettata sempre di Alvino.

Il Corso Maria Teresa fu un opera per l’epoca grandiosa, costruita a metà collina del Vomero, collegava due punti geograficamente difficili, con tornanti e anche un ponte sospeso (Sant’Antonio ai Monti). La strada era considerata uno dei loggiati più belli del mondo, tutelato dal CONSIGIO EDILIZIO e dai PRECETTI D’ARTE. Subi il divieto di Costruzione per il suo splendido belvedere. Fu costruita Via Toledo, ora percorribile dal Foro Carolino (Piazza Dante) Fino al Foro Murat (Piazza del Plebiscito). Furono costruite le strade parallele alla Riviera di Chiaja sul lato occidentale della città, e un tridente di strade nel quartiere Arenaccia davanti al Real Albergo dei Poveri. Opere imponenti per una grande Capitale. Ultima grande strada, fu la Via dei Fossi, oggi Corso Garibaldi. Percorreva l’antico tracciato Aragonese, tra l’antico Castello del Carmine fino al Real Albergo dei Poveri.

Napoli aveva finalmente le sue strade e le sue piazze: solo le sue colline ancora erano difficile da raggiungere. Con i Borboni furono costruite le innumerevoli scalinate, gradoni e passaggi segreti che conducono sui colli di Capodimonte, Vomero e Posillipo. Ci furono altri progetti specialmente per il centro storico: altre strade dal Duomo verso Via Toledo, e dal Rione Sanità verso Chiaia. Il tutto prevedeva l’abbattimento di Chiese e Monasteri e, l’apertura, di grandi arterie come a Roma e a Parigi. Quelle grandi strade che il barone Hausmann aveva realizzato nella splendida capitale francese, cancellando le tracce delle vecchie strade, costruendo piazze ottagonali e rettangolari con grandi monumenti al centro di queste. Un classico esempio è l’Arco di Trionfo. A Napoli non fu possibile.

Nessuna legge prevedeva l’abbattimento di questi Monasteri. Probabilmente, a causa della fitta presenza di queste, le grandi arterie nel cuore dei Decumani, non furono mai costruite. Se da una parte costituiscono un elemento storico unico, per un tracciato risalente a più di 2500 anni, dall’altra gli innumerevoli vicoli hanno sempre costituito un problema dal punto di vista non solo estetico, ma anche di vivibilità. I PROGETTI descritti verranno ultimanti poco dopo l’unità d’Italia nel 1861. Dopo la morte di Ferdinando II di Borbone, salirono al trono altri Re che non furono ricordati quanto il precedente, che costituì un vero unicum, di rappresenzanza reale, urbanista, ingegnere ed intellettuale. L'Ultimo Re di Napoli, Francesco II, salì al trono nel 1859 e dovette affrontare la ben più grave invasione garibaldina e sarda. Travolto dagli eventi non riuscì a rompere l'isolamento politico del regno e a impedirne la dissoluzione, anche se alcune fonti storiche ci dicono che fosse sua volontà riconcedere la Costituzione e riprendere il percorso "riformista" interrotto nel 1849. Infatti il Regno sopravvisse fino al 1860, quando dopo la conquista della massima parte del suo territorio ad opera di Giuseppe Garibaldi, con la "Spedizione dei Mille", iniziativa capace da un lato di raccogliere le volontà rivoluzionarie dei democratici del Partito d'Azione, dall'altro di agire con un tacito e parziale, ma reale, appoggio dei Savoia. Su quegli avvenimenti importanti per la storia dell'Italia e di Napoli, gli storici si dividono e ci sono diverse vedute. Sta di fatto che l'unificazione italiana, a quel tempo, la desideravano un po' tutti. Anche se gli alcuni storici, descrivono come l'entrata dei Savoia a Napoli, fu capitolata da massacri contro la popolazione napoletana, furti non solo di opere, ma anche di ingenti somme di denaro che il Regno delle Due Sicilie aveva poco più di 150 anni fa. Altri sono propensi a specificare, che la Camorra che cominciava ad avere un minimo di organizzazione, al cui vertice c'era un vero e proprio "capo" dell'organizzazione mafiosa, con affari di quartiere, avrebbe devastato gli archivi e randellato chi non desiderava l'unificazione Italiana, Il Ministro dell'Interno Romano, I Savoia e La Camorra: un'affare da unificazione. GARIBALDI prese Napoli, proclamandosi nel PALAZZO D’ANGRI in PIAZZA SETTE SETTEMBRE, la fine del Regno di Napoli e l’Unificazione con l’Italia. Ma I primati di Napoli sotto i Borbone rimarranno nella storia : Nella Napoli capitale del regno, i Borbone investirono prevalentemente sull'industria, nella civilizzazione (raccolta e smaltimento dei rifiuti), nell'agricoltura e nell'imprenditoria, oltre che sulla cultura e architettura.

Napoli entra nel 1861, nello stato Italiano, portandosì dietro primati ineguagliabili e dimenticati:

1735: Prima Cattedra di Astronomia in Italia (Napoli)
1754: Prima Cattedra di Economia nel mondo (Napoli)
1762: Accademia di Architettura, una delle prime in Europa
1763: Primo Cimitero dei poveri a Poggioreale Napoli
1781: Primo codice marittimo nel mondo
1782: Primo intervento in Italia di Profilassi Anti-Tubercolare
1792: Primo Atlante Marittimo nel mondo (Scuola Cartografica Napoletana)
1801: Primo Museo Mineralogico del Mondo
1807: Primo Orto Botanico in Europa (Napoli)
1812: Prima scuola di Ballo in Italia (Teatro San Carlo)
1818: Prima Nave a vapore nel Mondo “Ferdinando I”
1819:Primo Osservatorio Astronomico in Italia “Capodimonte”
1832: Primo ponte sospeso, in ferro, in Europa (Garigliano)
1833: Prima Nave da Crociera in Europa “Francesco I”
1835: Primo Istituto Italiano per Sordomuti
1836: Prima Compagnia di Navigazione a vapore nel Mediterraneo
1839: Prima illuminazione a Gas di una città italiana (terza dopo Londra e Parigi) con 350 lampade
1840: Prima fabbrica Metalmeccanica d’Italia (Pietrarsa, Napoli)
1841: Primo Centro Sismologico in Italia (presso il Vesuvio)
1841: Primo sistema di fari lenticolari in italia (Napoli)
1843: Prima nave da guerra a vapore in italia (pirofregata “Ercole”)
1845: Prima Locomotiva a Vapore in Italia (Pietrarsa, Napoli)
1845: Primo Osservatorio Meteorologico italiano (falde del Vesusio)
1852: Primo Telegrafo Elettronico in Italia
1852: Primo esperimento di Illuminazione Elettrica in Italia (Capodimonte)
1853: Primo piroscafo per l’America (nel Mediterraneo)
1853: Prima applicazione dei principi della Scuola Positiva Penale per il recupero dei malviventi
1856: Primo premio internazionale per la produzione della Pasta (Mostra Ind/le di Parigi)
1856: Primo premio internazionale per la lavorazione dei Coralli (Mostra Ind/le di Parigi)
1856: Primo Sismografo Elettromagnetico nel Mondo
1859: Primo Stato Italiano e secondo in Europa, per la produzione di Guanti
1860: Prima Flotta Mercantile e Prima Flotta Militare d’Italia
1860: Prima Nave Militare ad Elica in Italia
1860: La più grande Industria Navale d’Italia per numero di operai (Castellammare di Stabia)
1860: Primo Stato Italiano per numero di Orfanotrofi, Ospizi, Collegi, Conservatori e Strutture di Assistenza e Formazione
1860: La più bassa percentuale di mortalità infantile in Italia
1860: La più alta percentuale di Medici per abitanti in Italia
1860: Prima città in Italia per numero di Teatri (Napoli)
1860: Prima città d’Italia per numero di Conservatori Musicali (Napoli)
1860: Primo “Piano Regolatore” in Italia (Napoli)
1860: Prima Città in Italia per numero di Tipografie (113, Napoli)
1860: Prima Città in Italia per numero di pubblicazioni di Giornali e Riviste (Napoli)
1860: La più alta quotazione di rendita statale (120% alla Borsa di Parigi)
1860: Il minore carico Tributario Erariale in Europa
1860: Maggiore quantità di lire-oro conservati nei Banchi Nazionali (dei 668 milioni di lire-oro, patrimonio di tutti gli Stati Italiani messi insieme, 443 milioni erano del Regno delle Due Sicilie).

La verità è che in quel preciso periodo storico, ai napoletani è stata tolta non tanto la ricchezza, ma la dignità. E l'altra parte della nazione, è sempre stata, da quel 1861, ricca di pregiudizi verso Napoli e i napoletani. Anche perchè da quel momento i giornalisti e i media, raccontarono di una città del demonio, popolata da lazzari e scamiciati, che ne fanno di tutti i colori. Dall'epoca ogni cosa che accadrà a Napoli, sarà un flagello, parole di Paolo Mieli.

ROMA - Nell’edizione del decimo anniversario, la giuria del Premio Internazionale “Giuseppe Sciacca” compie una scelta dall’alto valore simbolico, assegnando per la prima volta ad una giovane donna il massimo riconoscimento.  
Vincitore Assoluto dell’edizione 2011 è Valentina Vezzali, premiata per gli eccellenti traguardi raggiunti nell’agone sportivo mondiale della scherma i quali, coniugando tenacia e capacità a serietà e spirito di sacrificio, costituiscono un modello

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 Si è ormai entrati nella fase finale per la pubblicazione di Ignoto IO, il romanzo di Olga Tordonato e Barbara Regazzoni, la cui uscita è prevista per l’inizio del 2012 e che sarà edito dal Gruppo Albatros Il Filo S.r.l.

E’ il racconto delle settimane più importanti, nella vita di Joshua Elias Di Vita, nel corso delle quali al protagonista si svela la vera e più profonda essenza del Suo Essere, attraverso il proprio sofferto percorso ed il turbinio di sentimenti dei diversi co-protagonisti.

Il libro sarà diffuso dalle librerie della Casa Editrice e presente a numerose Fiere Internazionali del Libro quali Torino, Francoforte e Londra; nonché al Book Expo America e alla Fiera Internazionale "Più libri più liberi" di Roma.

Sarà nei database di molte librerie sul Territorio nazionale e raggiungerà anche il pubblico meno tradizionalista, grazie alla versione e-book ed al sito Internet dell’Editore www.gruppoalbatrosilfilo.it

Proprio l’occasione della realizzazione di quest’opera sarà presupposto principale per l’ inaugurazione del sito curato dalla Jos Management B.O. di proprietà delle autrici; mentre su Youtube è già disponibile il trailer Ignoto Io 8JOS2

 

 

Sempre il prossimo anno si assisterà alla presentazione del monologo teatrale "Sono IO, Joshua" e della sceneggiatura cinematografica "Ignoto IO".

Ferdinando di Borbone nasce nel Palazzo Reale di Napoli, nel 1751, negli anni di massimo splendore per Napoli e delle magnifiche costruzioni delle Regge di Caserta e Capodimonte e del Real Albergo dei Poveri. Diventa Re di Napoli nel 1759 alla partenza di Carlo per la Spagna.

Fu un Re tanto criticato quanto amato dai Napoletani. Infatti, ancora oggi, resiste una frase tramandata da generazioni “Come si stava bene, ai tempi di Ferdinando

 

Nel 1779 Ferdinando I di Borbone, instituisce la prima fabbrica d’Italia a San Leucio a pochi chilometri da Caserta, oggi Patrimonio dell’Unesco. Riordinò la Flotta che divenne la più potente del mondo, il cui centro era a Castellammare di Stabia. Dal punto di vista militare, Ferdinando fondò la Reale Accademia Militare della Nunziatella, oggi tra le più antiche, con il compito di fornire quadri ufficiali eccellenti.

Ma nel periodo della Rivoluzione Francese (1789), Il Regno di Napoli subì una pesante sconfitta nel 1799 e la fondazione della Repubblica Partenopea e la successiva conquista dei Francesi con Giuseppe Bonaparte (fratello di Napoleone) che diventa Re di Napoli nel 1806 e la definitiva sconfitta Borbonica. All’epoca di Giuseppe Bonaparte abbiamo la fondazione dell’ ORTO BOTANICO più antico d’Europa, in Via Foria, accanto al Real Albergo Dei Poveri. Due anni dopo, arrivò sul trono Gioacchino Murat.

 

Murat fu un personaggio grandioso: fondò

Il Corpo degli ingegneri di Ponti e Strade” (all'origine della facoltà di Ingegneria a Napoli, la prima in Italia.

 

Avviò GRANDI OPERE pubbliche di portata mai registrata a Napoli in tanti anni.

Fu Rettificata interamente Largo delle Pigne (Oggi Piazza Cavour e Via Foria)

Fu Costruita Via Posillipo che dal mare saliva sul promontorio napoletano

E Via Coroglio che scendeva sul lato verso Bagnoli e Pozzuoli e altre strade che conducevano

Verso Nord e Ovest. Precisamente verso i lato della costiera casertana e verso Roma.

Fu Costruito il Corso Napoleone (Oggi Via Santa Teresa degli Scalzi) che collegava Piazza Dante verso Capodimonte, Il Ponte della Sanità (opera di ingegneria per l’epoca impressionante, visto il salto di quota che c’è tra la strada e il rione sottostante), Piazza Napoleone Bonaparte (Oggi Piazza Capodimonte o Tondo Capodimonte) sottostante la Reggia omonima, Via dei Ponti Rossi, che da Capodimonte scende verso sud-est e ritorna al Real Albergo dei Poveri, all’epoca bellissima e scenografica, con l’Albergo che trionfava l’entrata in città da Oriente. Insomma, le tante attese opere magnifiche, furono realizzate in breve tempo da personaggi celebri e Re che erano non solo di rappresentanza, ma veri e propri urbanisti, ingegneri ed esperti in materia. Altre Opere importanti fu la costruzione della Riviera di Chiaia a occidente e la Villa Reale di Chiaia (Villa Comunale) nel quartiere borghese della città. Ma l’opera senza dubbio più affascinante e tanto acclamata fu l’apertura del Foro Murat, oggi Piazza del Plebiscito nel 1815, dall’architetto Pietro Bianchi su modello del Pantheon a Roma. Napoli finalmente aveva le due Piazze nel Centro Storico.

Il Foro Carolino e il Foro Murat. (Piazza Dante e Piazza del Plebiscito).

Ma dopo la caduta di Napoleone, Murat dovette scappare e fu ucciso, sul trono tornò Ferdinando di Borbone o meglio Ferdinando IV.

 

 

 

Nonostante tutti i progressi fatti tra il 1734 e il 1815, con la costruzione di strade, edifici, regge, palazzi nobiliari nel quartiere Chiaia, Liberty sul colle del Vomero, ville e giardini, il problema della povertà che stava affliggendo il centro storico della città non è mai stato preso in esame dai governi, e spesso criticato dai grandi scrittori e critici dell’epoca, i quali non si capacitavano del fatto che Napoli, la seconda città europea dopo Parigi, ricca, fastosa e stupenda adagiata su uno dei golfi più belli del mondo, potesse raccogliere forse 20.000 persone o più in stato di estrema povertà, senza lavoro, e senza nessuna tutela e soprattutto senza nessun tipo di strutture di assistenza. Segnerà fino ai giorni nostri il problema del della delinquenza nei rioni del Centro di metà ottocento che inizierà per le condizioni sempre più precarie e della povertà che imperversa tra i mille vicoli dei quartieri popolari di Napoli.

E intanto Ferdinando IV l’ultimo grande re di Napoli, prese in mano la situazione prima dell’Unificazione Italiana e..

 

Arrivederci al prossimo viaggio!

(Ivan Triunfo) - Nelle grandi guerre di successione che sconvolsero l’Europa all’inizio del 1700, delinearono importanti assetti per la formazione degli stati nazionali e anche in quelli italiani. L'emergente potenza Austriaca conquista prima il ducato di Milano e poi NAPOLI nel 1707.

Il periodo austriaco, dal 1707 al 1734, fu un periodo di relativa tranquillità e di passaggio tra quello del vice-regno spagnolo a quello Borbonico.  Fu importante sotto il profilo amministativo in quanto furono date severe norme sull’espansione delle Chiese e dei Monasteri che avevano tanto modificato l'immagine urbana del Centro Antico.  Nella guerra di Successione Polacca, i Borbone di Spagna conquistano il Regno di Napoli nel 1734, con un personaggio di spicco nella storia europea: CARLO DI BORBONE, figlio di Filippo V re di Spagna che possedeva  un vasto impero euro-americano ed Elisabetta Farnese, del ducato di Parma e Piacenza.

Napoli torna ad essere Capitale insieme al suo vasto regno, il più vasto d'Italia e tra i più ricchi d'Europa

La maggior parte della nobiltà napoletana appariva favorevole ad un ritorno degli Spagnoli, soprattutto perché sperava che il re di Spagna rinunciasse al trono di Napoli in favore di suo figlio, in modo da poter finalmente accogliere un proprio sovrano e non l'ennesimo viceré al servizio di una potenza straniera. Le speranze riposte in don Carlos erano tali da rendere diffusa la convinzione che avrebbe unificato l'intera penisola ed assunto il titolo di re d'Italia. Tale prospettiva era auspicata anche al di fuori dei confini napoletani

Con Carlo di Borbone, NAPOLI rafforzò maggiormente i suoi status politici, artistici, culturali, architettonici,  fattori che, indubbiamente, sottolinearono il suo ruolo di una tra le principali capitali europee, e l'opera di Carlo che lasciò al figlio FERDINANDO IV nel 1759.

 

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 (Ivan Triunfo) - La Napoli spagnola abbraccia un arco di tempo che va dal 1503 al 1707. In questo complesso periodo storico i reali di Spagna esercitarono grande influenza su Napoli e il mezzogiorno: da Gonzalo Fernández de Córdoba in poi Napoli vide dei viceré interessati a risolvere i suoi problemi e ad arricchirla culturalmente. Don Pedro Alvarez de Toledo fu probabilmente il miglior  vicerè  che Napoli potesse avere. Non solo era un personaggio di spicco, ma anche un vero e proprio urbanista.

·         Con Don Pedro de Toledo, abbiamo la costruzione del tracciato di Via Toledo che da Largo del Mercatello (attuale Piazza Dante) correva fino al PALAZZO VICEREALE VECCHIO a ridosso dell’attuale (Piazza Trieste e Trento) distrutto secoli avvenire.

·         Durante il XVI secolo sorsero tra il Colle di Sant’Elmo e Via Toledo, i QUARTIERI SPAGNOLI, con un impianto urbanistico simile a quello greco-Romano, utilizzato come accampamento militare, deposito di cavalli e spesso diveniva anche un luogo a luci-rosse.

 I vari viceré attuarono pesanti politiche denigratorie, furti di opere d'arte, oltre che pesanti gabelle. Oltremodo fu proprio in questa parentesi di storia napoletana che nacque la CAMORRA.

 

Essa prese vita a causa della scarsa tutela della popolazione civile da parte delle istituzioni, una sorta di società segreta a favore del popolo, probabilmente perché NAPOLI perse il ruolo di capitale nel 1523 e venne lasciata priva di controllo.  Pur tuttavia la città partenopea non costituì una semplice provincia spagnola: essa seppe mantenere sostanzialmente il proprio stato giuridico, mentre da un punto di vista culturale la città si pose come un laboratorio creativo e politico della Spagna, soprattutto durante il cosiddetto "Siglo de Oro”in cui seppe attrarre le menti più creative dell'impero, superando la stessa corte di Madrid.

·         Napoli, nei circa duecento anni di vicereame, non solo non decadde ma crebbe fino a diventare quella METROPOLI: passò dal 1500 al 1600 da 300.000 a 500.000 abitanti, che costituiva la più popolosa e, in rivalità con Venezia, la più ricca città del Mediterraneo.

·         Il territorio del Regno di Napoli dovette inoltre vedersela con gli ingenti danni provocati da disastrose calamità, pestilenze e soprattutto guerre. Il vicereame spagnolo si contraddistinse anche per via di varie ribellioni interne, la più famosa delle quali fu quella che vide protagonista il popolano Masaniello. La rivolta fu scatenata dall'esasperazione delle classi più umili verso le gabelle imposte sugli alimenti di necessario consumo. Il grido con cui Masaniello sollevò il popolo il 7 luglio fu: «Viva il re di Spagna, mora il malgoverno. Egli riuscì ad ottenere dal viceré la costituzione di un governo popolare e, per sé, il titolo di Capitano generale del fedelissimo popolo, finché poi non fu ucciso dagli stessi rivoltosi.

·          La notizia della ribellione guidata dal pescivendolo napoletano attraversò tutta l'Europa. La peste del 1656 fu un'epidemia che colpì parte dell'Italia, in particolare il Regno di Napoli.  Qui, pare fosse arrivata dalla Sardegna e provocò 250.000 morti.

·         E sono in questi duecento anni che cambia radicalmente l’immagine urbana di Napoli .

·         Il potere del Clero fece si che ci fu una vera e propria prolificazione di Chiese e Monasteri con il  “fare insula”. Allargavano le fabbriche ecclesiastiche approfittando di un mancato controllo e sull’assenza di piani regolatori, oltre alla costruzioni i nuovi, in forme barocche specie nel periodo della Controriforma.

·         Napoli oggi conta 442 chiese, il più alto numero al mondo di fabbriche ecclesiastiche.

·          i Palazzi aumentavano di altezza, le strade si riducevano di misura: sono questi gli anni in cui nasce la decantata “Napoli dei vicoli” . Si formarno in questo periodo i FONDACI (gallerie tra gli edifici) per l’aumento incontrollato della popolazione e anche situazioni di cattiva igiene.

 

·         All'epoca barocca sono riconducibili i grandi rifacimenti della Certosa di San Martino il Il nuovo Palazzo Reale (che oggi vediamo in Piazza del Plebiscito) ,  le numerose Basiliche presenti nella città e le Fontane Neoclassiche: Sebeto,  Gigante, Nettuno, Carciofo, Spinacorona e tante altre.  Fu anche il periodo del grande CARAVAGGIO.

·         Dal punto di vista urbanistico, NAPOLI si sviluppava lungo le direttrici di Via Toledo, il tessuto GRECO-ROMANO, LARGO DEL MERCATO (Piazza Mercato), LARGO DELLE PIGNE (Via Foria) LARGO DEL MERCATELLO (Piazza Dante) LARGO DI PALAZZO (Piazza del Plebiscito) con le mura che mantenevano l’assetto Aragonese da CASTEL NUOVO Lungo tutto il perimetro del centro Antico e che in questa fase storica, salivano fino al Colle di Sant’Elmo, dove fu restaurato dall’architetto spagnolo Pedro Luis Escribà.

·         In questa fase storia nacquero cinque borghi extra-moenia: Il “Borgo dei Vergini” (Fuori Porta San Gennaro – di costruzione Aragonese), “Borgo Santo Spirito” a ridosso del Largo Mercatello (Piazza Dante), “Borgo di Chiaja” il cui nome deriva da Ghiaia, Sabbia verso occidente di Castel Nuovo, “Borgo S’Antonio Abate” tra Porta Capuana e Porta San Gennaro e i “Quartieri Spagnoli”, tra Via Toledo e Sant’Elmo.

·         Il periodo di decadenza di Napoli, in realtà fu un periodo di decadenza generale per l’intera Europa, specialmente nel XVII secolo, dove carestie ed epidemie fecero da protagonista. Ma era solo l’anteprima delle grandi guerre di Successioni (Spagnola-Polacca e Austriaca) che diedero la forma degli stati nazionali moderni, e che nel 1703 consegnarono Napoli agli Austriaci e poi a un personaggio che cambierà la storia di Napoli: il figlio di Filippo V re di Spagna e la moglie Elisabetta Farnese del Ducato di Parma e Piacenza, diedero i natali a CARLO DI BORBONE.

 

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