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            CAPUA - Anche quest’anno, come negli altri anni, in data 24 luglio, è stato rievocato nella chiesa della Santella a Capua, il triste episodio noto come “il Sacco di Capua” (1501). Il riferimento più prossimo, utile e soprattutto scientificamente valido per la ricostruzione storica di tale episodio, è costituito senz’altro dalla bella pubblicazione del prof. Giancarlo Bova, Il Sacco di Capua. 24 luglio 1501, «nella quale l’Autore contribuisce, con l’apporto di documenti inediti, a fare maggiore chiarezza del racconto agghiacciante del Sacco» (A. Di Benedetto).

            Il prof. Bova, unico storico di rilievo nel territorio, noto per chiara fama in Italia e all’estero, con notevole acribia procede nel bel libro alla disamina delle fonti storiche locali a noi pervenute, dimostrando scientificamente che alcuni manoscritti conservati nel Museo Campano, considerati acriticamente coevi da alcuni appassionati locali, in effetti sono stati scritti due secoli dopo il Sacco. Non è esente da questa errata valutazione anche Agostino Pascale, autore di un racconto pubblicato a Napoli  nel 1682.

            Bisogna aggiungere che il prof. Bova pubblica nel volume anche numerosi documenti inediti, ivi comprese alcune pergamene, ma soprattutto pubblica il coevo e importantissimo Necrologio del Capitolo, che alla data del 24 luglio 1501 riporta la citazione della strage ed elenca inoltra alcuni caduti capuani durante il sacco, per i quali dal Capitolo Cattedrale sarà poi celebrata ogni anno una messa di suffragio. Esiste un manoscritto più importante di questo, relativo al Sacco?

            Ancora in Appendice il prof. Bova riporta la relazione coeva tratta per esempio dai Diarii di Marino Sanudo, quelle posteriori tratte dall’opera del Tarcagnota e dai manoscritti del Marchese, ecc. Tutte opere di cui a livello locale si ignorava l’esistenza!

            Come abbiamo già detto in altra occasione, i libri di Bova danno fastidio agli ignoranti e ai dilettanti della domenica, esperti solo nell’uso del taglia e incolla. Quella che poi in taluni casi ignorantemente viene chiamata erudizione, non è altro che la conoscenza necessaria di alcune scienze, indispensabili per poter procedere scientificamente alla ricostruzione storica dei fatti: euristica, ecdotica, filologia, paleografia, diplomatica, archivistica, araldica, ecc.

Ma forse è inutile parlare di queste scienze – conosciute solo dagli specialisti – a chi per esempio non ha frequentato una Facolta di Lettere Classiche o Moderne, preferendo altri indirizzi, certamente non così impegnativi come la Facoltà di cui parliamo. Nella Facoltà di Lettere, per riferirci solo allo studio del latino, uno studente desideroso di apprendere, inizia con rigorosi esami inerenti alla Storia della Lingua Latina (dialetti preitalici ed etrusco), alla Filologia Greca e Latina, al Latino Classico, al Latino Medievale, al Latino Umanistico, al Latino della decadenza, oltre a sostenere un impegnativo esame di Latino scritto!

Ovviamente, chi è abituato solo al taglia e incolla settimanale, non si pone neppure questi problemi perché li ignora. Allora si farebbe meglio a tacere! 

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