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Per i Greci Musa, l’Arte Somma, la sintesi della perfezione. Un aspetto dell’esistenza che entra in gioco nelle forme più svariate. Dall’armonia e dai suoni della natura, al canto che echeggia nei templi della Lirica, alle note sparate dalle cuffiette degli iphone. Un universo complesso che vive e si nutre di suoni. Potremmo fare a meno della musica? La nostra vita sarebbe la stessa anche senza di essa? Fin dal primo apparire dell’uomo sul Pianeta Terra, la produzione di semplici rumori ritmici o di elementari  suoni sono stati tra i primi elementi della comunicazione. Con la nascita delle prime civiltà la musica ha continuato ad accompagnare l’uomo. Una presenza costante nei riti, anzi, elemento fondante delle prime religioni. E’ andata pari passo con l’evoluzione sociale e civile, e con lo sviluppo dei popoli: la costruzione dei primi strumenti musicali, il loro perfezionamento,  la nascita di un codice musicale che ne ha finalmente permesso la trasmissione ai posteri. Fino all’apice assoluto, la punta più alta mai raggiunta, tra il Settecento e l’Ottocento, con i Geni assoluti della musica di tutti i tempi: Vivaldi, Bach, Haendel, Haydn, Mozart, Beethoven, e tutta la schiera dei Romantici e Post Romantici, da Chopin, a Liszt, a Shumann, Schubert, Brahms. Un capitolo a parte meritano gli italiani, ideatori e creatori del Melodramma: Verdi, Rossini, Bellini, Donizetti, Puccini. Dopo di loro, nel Novecento, la ricerca di nuove strade espressive ha portato al tentativo di modificare le regole su cui si basava la musica fino ad allora prodotta. Ne conseguì la nuova strada della dodecafonia, della serialità, dell’atonalità. Una “non musica” definita da alcuni, perché fatta di dissonanze. Tutti esperimenti estremamente interessanti, ma destinati a non avere un seguito. Forse perché l’orecchio umano è abituato alle rassicuranti armonie costituite da tranquillizzanti combinazioni di suoni . Fatto sta che le nuove avanguardie non trovarono che pochi estimatori.  Il grande pubblico non aveva apprezzato.  Una volta raggiunto il livello più alto,  si ha l’impressione che già tutto sia stato detto, nella maniera più perfetta possibile. La grande musica era già stata scritta, tutta; i giganti della musica avevano dato all’umanità dei capolavori che resteranno ineguagliabili, nei secoli a venire, per sempre. 

a cura dei mestri:

Nicola Russano

Annamaria Rondello 

Anna Russano

per contatti: n.russano@inwind.it

 

 

Per i Greci Musa, l’Arte Somma, la sintesi della perfezione. Un aspetto dell’esistenza che entra in gioco nelle forme più svariate. Dall’armonia e dai suoni della natura, al canto che echeggia nei templi della Lirica, alle note sparate dalle cuffiette degli iphone. Un universo complesso che vive e si nutre di suoni. Potremmo fare a meno della musica? La nostra vita sarebbe la stessa anche senza di essa? Fin dal primo apparire dell’uomo sul Pianeta Terra, la produzione di semplici rumori ritmici o di elementari  suoni sono stati tra i primi elementi della comunicazione. Con la nascita delle prime civiltà la musica ha continuato ad accompagnare l’uomo. Una presenza costante nei riti, anzi, elemento fondante delle prime religioni. E’ andata pari passo con l’evoluzione sociale e civile, e con lo sviluppo dei popoli: la costruzione dei primi strumenti musicali, il loro perfezionamento,  la nascita di un codice musicale che ne ha finalmente permesso la trasmissione ai posteri. Fino all’apice assoluto, la punta più alta mai raggiunta, tra il Settecento e l’Ottocento, con i Geni assoluti della musica di tutti i tempi: Vivaldi, Bach, Haendel, Haydn, Mozart, Beethoven, e tutta la schiera dei Romantici e Post Romantici, da Chopin, a Liszt, a Shumann, Schubert, Brahms. Un capitolo a parte meritano gli italiani, ideatori e creatori del Melodramma: Verdi, Rossini, Bellini, Donizetti, Puccini. Dopo di loro, nel Novecento, la ricerca di nuove strade espressive ha portato al tentativo di modificare le regole su cui si basava la musica fino ad allora prodotta. Ne conseguì la nuova strada della dodecafonia, della serialità, dell’atonalità. Una “non musica” definita da alcuni, perché fatta di dissonanze. Tutti esperimenti estremamente interessanti, ma destinati a non avere un seguito. Forse perché l’orecchio umano è abituato alle rassicuranti armonie costituite da tranquillizzanti combinazioni di suoni . Fatto sta che le nuove avanguardie non trovarono che pochi estimatori.  Il grande pubblico non aveva apprezzato.  Una volta raggiunto il livello più alto,  si ha l’impressione che già tutto sia stato detto, nella maniera più perfetta possibile. La grande musica era già stata scritta, tutta; i giganti della musica avevano dato all’umanità dei capolavori che resteranno ineguagliabili, nei secoli a venire, per sempre. 

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