Dall’approfondimento dei fatti sembrerebbe proprio che Donnarumma
non possa essere definito un ‘traditore’, magari per soldi.
I fatti, pare stiano proprio diversamente e che le richieste fatte dal giocatore per il tramite del suo procuratore Raiola alla società meneghina non siano proprio fuori ragione.
Tra la richiesta della Fininvest e la cordata cinese pare ci fosse una differenza di 300 milioni di euro, una cifra che ci si avvede di tutto rispetto.
La Fininvest fa intervenire nell’operazione gli americani di Elliot che versano ai cinesi i 300 milioni mancanti con l’intesa da parte di questi ultimi di restituire la stessa nel giro di un anno.
L’operazione passa, ma la Uefa ha qualche perplessità sul piano finanziario del Milan tant’è che lo respinge in attesa di chiarimenti.
A questo punto Donnarumma per il tramite del suo procuratore chiede che nel contratto fosse inserita una clausola che gli permetta di svincolarsi a costo ragionevole ove mai i cinesi non dovessero restituire la somma ricevuta e la società diventasse di proprietà degli Elliott, con conseguente fallimento o messa in liquidazione della stessa. Non avendone ricevuto risposta positiva dalla società il portierone ha decide di rompere e di accasarsi altrove.