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 MILANO –  (di Pasquale Perillo) Triplice fischio, testa bassa, tifosi che se ne vanno ammutoliti senza avere nemmeno la voglia di fischiare i propri giocatori, San Siro nuova casa dei tifosi turchi esultanti e forse anche loro un po’ increduli. Questa l’immagine che si è vista alla fine, ma anche espressione di tutta la partita. Un’ Inter che è riuscita nell’impresa di cambiare totalmente volto rispetto alla partita di tre giorni fa portando a casa lo stesso risultato. Ma andiamo con ordine. I cambi tanto auspicati ci sono stati, 4-3-2-1 modulo iniziale con in campo Ranocchia Obi Sneijder e Pazzini rispetto alla trasferta di Palermo. La squadra appare più cauta in fase difensiva ma i vecchi/nuovi difetti sono sempre

evidenti: difesa e attacco completamente separati e i centrocampisti fanno fatica sia a coprire che ad inserirsi, con aggiunta di completa mancanza di idee e di ritmo in avanti. Solo alcune giocate dei singoli portano ad occasioni da gol, alcune anche pericolose, come con Zarate e Pazzini nel primo tempo, per due volte con Milito nel secondo e una nel finale con Coutinho quando già eravamo sotto (decisivo il portiere Tolga in buona parte di queste). E’ doveroso fermarsi un attimo a discutere sul nuovo arrivo Mauro Zarate che, all’esordio nello stadio che dovrebbe essere la sua casa calcistica, nonostante l’impegno e qualche bel guizzo s’è visto fischiato e ripreso spesso dalla tifoseria. Qualche imprecisione c’è stata è vero, ma il clima non è più quello dei tempi migliori. Il Trabzonspor inoltre non fa niente di speciale, si limita a contenere le lente manovre nerazzurre e alla prima occasione in area di rigore (anche se Altintop, che poco prima della rete aveva preso una traversa, si trovava in netta posizione di fuorigioco) hanno sfruttato i mal funzionanti meccanismi di difesa dell’Inter per passare in vantaggio. Dopo il gol (a parte la già citata occasione di Coutinho) non c’è più niente, i padroni di casa accusano il colpo e sono incapaci di reagire. A fine partita non possiamo fare altro che dare ragione a mister Gasperini, non è il modulo che conta ma l’atteggiamento e la mentalità dei calciatori. Però dopo tre sconfitte in tre gare viene da chiedersi su cosa si sia lavorato precisamente durante la preparazione estiva.

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