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Roma - "E' normale che la giustizia sportiva non arrivi con la stessa tempistica di quella ordinaria, è una questione di strumenti. La Procura federale non può ad esempio avvalersi delle intercettazioni". Così Demetrio Albertini, vicepresidente
della Figc. sulla posizione dei vertici calcistici rispetto allo scandalo che sta investendo il mondo del calcio.
"D'altro canto la prevenzione ci deve essere e deve essere potenziata. Non possiamo essere interpellati solo di fronte al verificarsi di eventi negativi come il flusso anomalo delle scommesse - dice Albertini all'ADNKRONOS -. In sede Europea stiamo lavorando su questo fronte. Si è parlato della costituzione di una sorta di 'Consob' per le scommesse che possa agevolare la tutela della federazione di fronte a questi eventi".
"La procura federale ha fatto quello che doveva fare. Sinceramente il controllo deve esserci per quelli che sono i nostri strumenti. E' necessario però l'inasprimento delle pene -continua Albertini-. Non bisogna generalizzare sul mondo del calcio ma valutare i casi singoli e avere grande fiducia nella procura di Cremona".
Il vicepresidente della Figc si esprime poi sull'atteggiamento dei media rispetto alle vicende in questione: "Il nostro mondo è fatto di mediaticità ma l'associazione di alcuni giocatori a questi eventi prima che vengano definiti i procedimenti è una cosa sbagliata. Il caso De Rossi è l'esempio di un atteggiamento scorretto ed inammissibile. Ad ogni modo non credo che reinserire la moviola nelle principali trasmissioni sportive possa aiutare in tal senso. Non scherziamo, questo è un problema totalmente differente".
"Le parole di Lotito? Non entro nel merito (aveva parlato un mese fa di 'tintinnio di manette' ndr) credo che abbia chiarito la sua posizione in procura federale", ha concluso Albertini.
Della necessità di trasparenza nello sport parla Giovanni Lolli, deputato del Pd, che spiega all'Adnkronos: "Io sono per mettere la moviola in campo e non solo in tv, più c'è trasparenza e controllo popolare e meno si corre il rischio che fenomeni inquietanti e osceni come quelli di questi giorni possano trovare spazio". Lo sostiene Giovanni Lolli, deputato del Pd, nel commentare con l'ADNKRONOS lo scandalo del calcio scommesse e la mancanza della moviola nelle trasmissioni sportive.
Secondo Lolli, però, tutti, "per primi noi politici, del calcio, che è anche un pezzo dell'economia nazionale, ce ne interessiamo con toni scandalizzati solo quando succede qualche casino. Dopo -spiega l'ex sottosegretario alle Politiche giovanili e alle attività sportive sotto il governo Prodi- quando ci sono le condizioni ordinarie, ce ne disinteressiamo totalmente". C'è "troppa retorica -sostiene- per cui ci strappiamo i capelli e ci appassioniamo solo quando scoppia uno scandalo".
Per Lolli il problema del calcio italiano "è che si tratta di un sistema che non si regge in piedi. Non si regge in piedi per prima cosa sul piano economico e poi ha bisogno di un profondo ammodernamento anche per quanto riguarda il sistema delle regole".
Ammodernamento, sì, ma sempre rispettando l'autonomia della giustizia sportiva: "Il legislatore, lo Stato, la politica, il governo, possono e debbono operare sempre nei limiti dell'ordinamento sportivo internazionale, che non può essere superato. Penso che si dovrebbe mettere insieme un tavolo e, al di là della risposta che deve essere durissima ed esemplare a quello che è successo, serve cogliere l'occasione per fare un ripensamento più ampio", aggiunge Lolli.
Sui tempi della giustizia sportiva, continua il deputato del Pd, "serve tener conto che è una giustizia che non si avvale degli strumenti indagatori come quella ordinaria. Che la cosa non funzioni è evidente, come è evidente che ci voglia un ripensamento generale. Quando si è cercato di mettere mano si sono trovate grandi disponibilità".
"Un periodo che io considero molto felice -racconta Lolli- è quando il calcio italiano venne commissariato da Luca Pancalli. Fu un momento in cui nell'intero sistema sembrava ci fosse una primavera. Io credo che da quell'esperienza dobbiamo trarre l'idea che, quando si mette mano a un progetto serio di riforma, la gente ci crede".
Difende i vertici sportivi Maurizio Paniz, deputato del Pdl e presidente dello Juventus Club Montecitorio, che all'ADNKRONOS afferma: "Non abbiamo nulla da rimproverare ai vertici sportivi e alla giustizia federale. Hanno operato e stanno operando bene anche in questo caso. Non è giusto che il mondo del calcio nella sua totalità debba subire conseguenze per colpa di alcuni criminali".
"L'importante è che la giustizia penale abbia tutti gli strumenti per intervenire - continua il deputato Pdl -. Non si può chiedere alla giustizia sportiva ciò che è consentito solo alla giustizia ordinaria".
Paniz si esprime anche sulle ripercussioni mediatiche provocate dall'inchiesta di Cremona: "I media fanno il loro dovere informativo ma massificare una vicenda che riguarda ipotesi specifiche, facendola diventare un evento che getta un'ombra su tutto il mondo del calcio, pare ingiustificato. Con calciopoli -continua Paniz- abbiamo rovinato lo splendido risultato ottenuto dal nostro calcio nel 2006 e questo anche da un punto di vista economico".
"La moviola nelle trasmissioni Tv? Sono favorevole anche se so che non risolve tutte le situazioni. Con questa situazione comunque non ha assolutamente nulla a che fare", conclude Paniz.
Riguardo i vertici della federazione, il vicepresidente del Coni Luca Pancalli è sulla stessa linea di Paniz: "Giudico positivamente l'operato dei vertici del calcio. Bisogna fare una distinzione tra quello che stiamo vivendo adesso e il 2006. Quella era una situazione endemica al sistema calcio. Oggi invece credo che il sistema sia vittima di qualcosa di più grande di lui".
"Del resto la Federcalcio opera in maniera appropriata in base agli strumenti che possiede -continua l'ex commissario straordinario della Figc all'ADNKRONOS -. Il problema delle scommesse, che non è solo italiano, è che un sistema di criminalità organizzata sembra aver individuato nel calcio un'area di interesse. In tal senso mi sembra intelligente l'idea di una task force che riunisca vertici e ministeri competenti".
Per Pancalli l'attenzione dei media sul caso è fisiologica rispetto alla capacità del calcio di richiamare l'interesse della stampa: "Il comportamento dei media non sta a me giudicarlo. Il fenomeno calcistico attrae un'attenzione mediatica straordinaria, nel bene e nel male. E anche in questo caso è proporzionata agli standard generali di questo sport. Però -conclude Pancalli- la vicenda non ha nulla a che vedere con la questione della moviola che riguarda solo la Rai e che comunque, pur non facendo parte dello spettacolo pubblico, è comunque utilizzata nei casi richiesti da chi di dovere".
Di mancanza di etica parla poi il collega di partito, il deputato Claudio Barbaro. Lo scandalo delle scommesse nel calcio, afferma infatti, è "un fenomeno che riguarda la difficoltà di tutto il mondo dello sport, in particolare del calcio, a vivere il comportamento in campo sportivo sotto il profilo etico". All'ADNKRONOS Barbaro spiega: "E' una deficienza di fondo, che forse riguarda sia le istituzioni sportive che quelle pubbliche. Non hanno saputo infondere in termini concreti e incisivi quello che è il significato dei valori che ruotano attorno allo sport. Un passaggio fondamentale -afferma Barbaro- per arrivare alla conquista di una capacità culturale di apprendimento nel mondo dello sport da parte di chi lo pratica".
Le scommesse nel calcio, sostiene poi l'esponente del Pdl, non sono state facilitate dalla mancanza di moviola nelle trasmissioni sportive. "E' un problema di cultura quello legato alla moviola, un fatto tipicamente italiano. Negli altri Paesi, se c'è, non viene utilizzata in maniera sacrale". Anche perché, aggiunge, "con l'avvento delle tv a pagamento di fatto la moviola è ricollegabile a tutte le trasmissioni in diretta. Con la presenza di numerosissime telecamera a bordo campo si vive costantemente in un 'regime moviolistico'. Da questo punto di vista il fatto che si sia eliminato questo strumento a mio avviso non ha pregiudicato assolutamente".
Semmai, aggiunge, "ha inciso il fatto che si lavori di meno sui vivai. Storicamente oltre che essere stati serbatoi di campioni, sono state scuole con dei modelli culturali che andavano a forgiare il carattere del giocatore. Si è perso di vista questo concetto".
Infine, per Barbaro "una riforma generale del concetto di professionismo nello sport deve essere assolutamente affrontata". Perché, conclude il deputato del Pdl, "è evidente che la normativa sportiva sarà sempre debole rispetto a quella ordinaria quando andiamo ad ammettere la quotazione in Borsa o quello che per anni è stato un caposaldo dello sport italiano, ossia la presenza del lucro". Così facendo, "è evidente che riconduciamo il comportamento di queste società non più alla sfera dell'ordinamento sportivo ma a quella dell'autorità giudiziaria ordinaria o alle leggi del mercato".- (Adnkronos)

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