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riceviamo e pubblichiamo.

(di Raffaele Cardillo) - Dopo la disfatta tedesca verso la fine della II^ guerra mondiale, gli Usa elaborarono un piano denominato Morgenthau, dal nome del suo estensore, volto alla deindustrializzazione della Germania ex-nazista rendendola un paese prettamente agricolo.

I timori di una sua possibile resurrezione nel tempo e di una sua probabile militarizzazione associata a un verosimile revanscismo, erano troppo forti e quindi la realizzazione del progetto, si rendeva necessaria, al fine di ristabilire un nuovo assetto mondiale con il relegare il popolo teutonico fuori da qualsiasi contesto democratico ed emarginandolo dal consesso delle nazioni.

Un’umiliazione eccessiva che poi non fu attuata per ragioni addebitabili all’instaurarsi della guerra fredda tra l’Occidente e il blocco Sovietico.

Quel vecchio progetto di spoliazione non portato a compimento dagli Stati Uniti è stato rispolverato dal Paese che ne doveva essere vittima, ossia la Germania, che lo applicò in prima battuta con successo riunificandosi con la Germania Orientale e ora lo sta attuando con l’Italia sua temibile concorrente nell’industria manifatturiera.

Forte della sua fiorente economia che detiene la leadership in Europa, detta le condizioni ai paesi partner che non rivestono un ruolo paritario bensì quello di sudditi.

Da qui la subalternità in ogni decisione, una sorta di gregarismo rinunciatario che offende la dignità di uno Stato sovrano.

Perdendo la sovranità monetaria con l’ingresso nell’UE il nostro Paese non può ricorrere alla svalutazione della moneta per mantenersi competitivo sui mercati internazionali e quindi fatalmente è dovuto ricorrere alla riduzione dei salari e incrementare la tassazione.

Tutto ciò concorre al decremento della domanda interna e all’aumento delle insolvibilità per la penuria di disponibilità.

L’appiattimento dei salari viene in parte compensato con il ricorso agli ammortizzatori sociali finanziati con più tributi e quello che resta è a carico dei risparmi delle famiglie e sulle pensioni.

Questo continuo drenare risorse fa sì che ne risentono anche il mercato immobiliare settore importante per l’avvio di una potenziale ripresa, a ciò si aggiunga il vincolo di bilancio, il famigerato 3%, e i trasferimenti al Meccanismo Europeo di stabilità nella misura di circa 60 miliardi di euro l’anno.

Queste direttive volute dall’Unione Europea sapientemente orchestrata dalla Germania, ormai divenuta nazione egemone, hanno ridotto a brandelli le capacità reattive di uno stuolo di vecchi tromboni, in debito di ossigeno, destinati a soccombere che si piccano di poter contrastare il rullo compressore dei panzer della Wehrmacht.

Dei veri nodi scorsoi che rendono asfittica la nostra già precaria economia, da qui la delocalizzazione delle imprese verso Paesi che adottano un sistema fiscale confacente, di converso i loro prodotti diventeranno più competitivi sul mercato internazionale.

Questa continua emorragia di capitale finanziario in aggiunta quello umano, concorre al disfacimento di un sistema non più al passo con i tempi.

Il ricorso alla moneta unica per noi italiani è stato deleterio, troppi vincoli che hanno strangolato le nostre eccellenze migliori, falcidiando risorse che, altrimenti, potevano essere immesse nel ciclo produttivo.

Un impoverimento massivo della popolazione, tassi di disoccupazione da brivido, uno sbando sociale mai registrato!

Si aggiunga una conduzione politica approssimativa gestita da incompetenti, condita da corruzione dilagante che imperversa senza freni e riduce ogni possibilità di ripresa, la crisi della giustizia e i perenni conflitti tra i vari organi istituzionali, la burocrazia farraginosa e tante altre perle che concorrono a imbrattare l’immagine dell’Italia da fare concorrenza a quello di Guernica.

A nostro modesto parere l’uscita dall’Euro potrebbe essere una soluzione, riappropriarsi della sovranità monetaria garantirebbe una specie di ombrello protettivo contro le turbolenze monetarie e farebbe riacquistare alla nostra economia quella fiducia ignobilmente scippata dai bucanieri della finanza internazionale.