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(Enzo Toscano) E’ il ventennale della strage di Capaci, tempio dell’infamia mafiosa. Giovanni Falcone, la moglie e parte della sua scorta passati, nel lampo di una immensa esplosione, dall’assurda violenza della morte, alle eterne pagine della Storia. A luglio seguiremo anche il ventennale della strage di via D’Amelio, con Borsellino ed i suoi agenti anch’essi volati nel cielo dei Giusti. Ma permettetemi di esprimere tutta la mia disillusione per queste banali ed abituali manifestazioni che si ripetono in questi giorni dell’anniversario, fatte dalle tante chiacchiere, dibattiti e fiction televisive, partite del cuore e pubbliche manifestazioni infarcite di evidenti ed irritanti ipocrisie, con personaggi talvolta ambigui che tanto sdegno ed indignazione apportano alla mia riservata persona. Vi concedo chiamarmi pessimista, vecchio e tenebroso dietrologo o giacobino giustizialista, ma amo sempre essere schietto nell’osservare la realtà per quella che è, senza illusioni di sorta o sogni fanciulleschi. La mafia non è stata assolutamente vinta, anche se la fazione più vecchia ed arretrata, quella sanguinaria corleonese di Totò Riina o quella padronale di Provenzano (sulla cui quarantennale latitanza magari si verrà poi a conoscenza di ben altre verità), può ritenersi smantellata. Ma sono ancora integri i gruppi mafiosi che hanno furbescamente e parzialmente messo nella fondina le armi, sostituendole con le moderne tecnologie informatiche, gli investimenti in borsa ed il riciclaggio di capitali, oltre gli immancabili appalti pubblici ed il traffico di droga. Il capo attuale ed indiscusso di questa pericolosissima criminalità pseudointellettuale è il super ricercato Matteo Messina Denaro, sanguinario ma discretamente colto e con eccellente padronanza delle tecnologie. Ma soprattutto sono rimasti assolutamente impuniti i mandanti di primo livello di venti anni di stragi ed omicidi mafiosi, voledo rimanere solo negli ultimi quattro lustri. E’ storia recentissima la completa riapertura delle indagini sulla strage di via D’Amelio dove quell’auto bomba trucidò il giudice Borsellino e la sua scorta. Sulla base di attendibili dichiarazione di pentiti (per “strani” motivi mai prima presi in considerazione), quelli che furono ritenuti colpevoli e mandanti della strage, sono stati in gran parte prosciolti. Si sente su questa orrenda storia sempre più la ripugnante puzza di coinvolgimento di traditori ed “impostori” appartenenti alle Istituzioni (trattativa Stato-Mafia), le cui presenze nell’ombra sono sempre più percepibili. Non dimentichiamo le lacrime di Borsellino quando, a pochissimi giorni dall’attentato, si dichiarò affranto per aver saputo del “Tradimento di un alto esponente delle Forze dell’Ordine, suo amico”, e non dimentichiamo il fallito attentato alla Addaura di Falcone, prima del tentativo poi riuscito. Quell’attentato fu allora sventato, ma subito dopo due valorosi poliziotti pagarono con la vita l’aver investigato su certi ambienti a loro molto vicini. Borsellino e Falcone erano notoriamente circondati da colleghi venduti e collusi, giudici corrotti, e servitori dello stato servi e spioni della criminalità, nonché di certa politica, indispensabile affinchè questa scellerata delinquenza potesse prosperare ed ammazzare indisturbata. Come fu circondato da felloni, e lasciato completamente solo dall’allora Governo, il Prefetto di Palermo Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa che nella stessa città, un decennio prima dei due giudici, subì il consueto trattamento, fatto dal tradimento di alcuni collaboratori già segretamente nel libro paga della mafia, ed il suo abbandono dalla politica, che lo lasciò completamente isolato nelle mani della cupola criminale. Dopo solo cento giorni dal suo insediamento, mafia e certa politica rapidamente capirono che era efficiente ed integerrimo, quindi per loro estremamente pericoloso. Fu condannato a morte ed eliminato dai killer a raffiche di mitra insieme alla giovane moglie. D’altronde la Storia d’Italia, quella segreta e non quella ufficiale e festaiola, è stracolma di pagine nere ed oscure, fatta di tante stragi ed omicidi eccellenti mai chiarite, delle tante indagini archiviate e deviate, dei mille intrecci tra criminalità, politica, servitori dello stato impostori e servizi segreti stranieri. Vi prego di non chiamare la mia dietrologia; basta dare un onesto ed imparziale sguardo ai più eclatanti fatti criminali degli ultimi decenni, ascoltare le recenti e ferme dichiarazioni di valenti magistrati quali il Procuratore aggiunto antimafia di Palermo Antonio Ingroia ed il Procuratore Generale di Caltanisetta Roberto Scarpinato, duramente impegnati nella lotta alla mafia, e convenire che su nessuno è stata mai fatta una reale verità, se non quella ufficiale che ci è stata fornita, occultata e mistificata. Nel corso del 1969 vennero compiuti degli attentati ai treni considerati prodromi a quello gravissimo del 12 dicembre. In quel famigerato dicembre avvenne il famoso attentato, la strage a Milano in Piazza Fontana. Ancora una serie di attentati ai treni con molti morti e feriti negli anni precedenti le susseguenti grosse stragi: alla Questura di Milano ed a Piazza della Loggia a Brescia. E poi le bombe sull’Italicus, il rapimento Moro, la strage alla stazione di Bologna, l’abbattimento dell’aereo ad Ustica, ed ancora il tentato golpe De Lorenzo, la strana notte della Forestale. Le logge massoniche, Calvi, Sindona, Pecorella, Enrico Mattei, il caso Cirillo, gli anni settanta. Falsi colpevoli presi e poi rilasciati, anarchici, brigatisti rossi, neofascisti, mafie e camorre, trame e depistaggi che si rincorrevano all’inverso scambiandosi continuamente i ruoli, ma mai una verità che non sia stata truccata, e praticamente molti processi da rifare. Ritornando alla mafia, tralasciamo tutte le pesanti considerazioni su come gli apparati e la mafia politica intervennero nella strage di Portella della Ginestra e l’eliminazione contraffatta del bandito Giuliano, con l’avvelenamento del pentito Pisciotta che stava vuotando il sacco. Ma ci sono stati gli omicidi dei tanti, purtroppo molti, eroici Servitori dello Stato: poliziotti, carabinieri, giudici, sindacalisti, giornalisti, cittadini perbene, sacerdoti impegnati e politici non corruttibili. L’elenco é incredibilmente lungo, ed ognuna di queste uccisioni ha dietro una storia di lotta ed impegno contro la criminalità, portata sino all’estrema conseguenza. Dire senza enfasi, ma con tranquilla coscienza, che dietro alle organizzazioni mafiose e criminali c’è spesso la delinquenza politica, di chi vende lo Stato per avere in cambio i voti, il consenso ed il potere non è qualunquismo o lesa maestà, ma purissima verità. In questo ultimo periodo non sono stati pochi i consigli comunali e le amministrazioni sciolte dal Governo per infiltrazioni mafiose o camorristiche, ma sono sempre troppe quelle sopravvivono grazie a ricatti, intimidazioni ed omertà. Un famoso pentito di mafia, non molto tempo fa, confessò ai magistrati che il vertice mafioso “ordinava a tutti i “picciotti” ancora non schedati di partecipare alle manifestazioni antimafia, ed in prima fila insieme alle autorità, per fare notare l’impegno sociale …” Sommessamente, vorrei farvi notare che a tutto febbraio 2012 sono presenti nel nostro Parlamento circa 90 (Novanta) politici già condannati per reati, almeno in primo grado, prescritti o imputati. Non ho dati certi, al momento, dei nostri rappresentanti regionali, provinciali o comunali nelle stesse condizioni; presumo una enorme quantità. Cari ragazzi dei nostri giorni, a voi che prima o poi dovrete attivamente sostituirci, vi chiedo sommessamente ma fermamente di non abbandonare le speranze, ma ancor prima e principalmente di guardarvi intorno ed avere la forza di separare la verità dalla menzogna, i miti fasulli ed i falsi profeti, ed avere il coraggio di mandare al governo delle istituzioni solo chi merita la vostra stima e fiducia, sapendo che non si venderà alla criminalità. Mi inchino con profondo rispetto dinanzi a Voi, Giudici Falcone e Borsellino, ma anche ai tanti e tanti Servitori dello Stato, Eroi in questa lunga e sporca guerra alla grande criminalità ed a chi la sostiene nell’ombra. Prego che possiate riposare in pace, sapendo che il vostro estremo sacrificio non è stato vano.

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