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(Enzo Toscano) Circa un annetto fa di questi tempi, avevo scritto un articolo sperando ardentemente fosse finalmente l’ultimo, non tanto sulle bizze metereologiche, ma principalmente sulle stravaganze di disamine e scambi di vedute, per me sicuramente più preoccupanti di tornadi o alte pressioni, da parte di tanta gente comune, in talune cose perennemente insoddisfatta e con la memoria eternamente corta. Ma procediamo con ordine. Essendo chi scrive un umile e discreto appassionato di meteorologia, con tutti i limiti dell’essere un seppur tenace autodidatta in materia, mi capita sempre spesso di essere interpellato da amici, parenti, affini ed improvvisati conoscenti, circa l’evoluzione del tempo, essendo visto un poco come una sottospecie di “Sciamano de’ Noaltri”, o quello “che ci azzecca sempre…”, piuttosto di “Uno con i calli a posto”. In questi giorni, sotto lo sferzare di una ampiamente prevista ondata di calore di origine africana, chiamato in argomento sono costretto, non per indisponente superbia che non mi appartiene, a sopportare discussioni con nugoli di simpatici cercopitechi con disturbi di memoria e cervello all’ammasso. Saggio chi tace ed ammette la propria ignoranza su taluni argomenti e cerca intelligentemente di riflettere, ma quelli che “Non ci sono più le mezze stagioni…”, al pari di “non ci sono le mezze misure” o “non ci sono più le mezze taglie”, no, quelli proprio necessitano di una lunga bevuta del vecchio e caro Citrato per essere digeriti. Cerco disperatamente di spiegare con le parole più semplici e comprensibili possibili, propri di un modesto cultore della materia piuttosto di un professionista che non sono, la sobrietà dell’argomento evitando attentamente che la chiacchierata possa, non per colpa mia, esondare verso forme più vicine al linguaggio fiorito che risuona nelle camerate delle caserme, lessico che non ignoro e conosco bene, avendole ampiamente frequentate in anni passati. Cerco di infondere fiducia nella Meteorologia, una vera e propria scienza, non “fondata sui calli” come parecchie Bertucce nostrane continuano a canzonare, bensì da satelliti, potenti computer, analisti, valenti specialisti in materia sparsi in centinaia di centri meteo al mondo, che esaminano ininterrottamente milioni di fotografie e dati provenienti incessantemente dai sofisticati satelliti che girano continuamente sulle nostre teste. Ma per quanto tu possa cercare di far capire che le previsioni, soprattutto quelle a breve-medio termine, sono assolutamente esatte nella loro intierezza, c’è sempre il solito mammifero presente alla discussione, intellettivamente ancora fermo all’era “Homo Erectus”, con il caratteristico sorrisetto furbo da ebete cloroformizzato, che tronca il concetto ed il mio tentativo di quadratura del discorso con il classico : -“ Ma dai, l’altra volta da me pioveva a dirotto ed a due chilometri c’era il sole …”. A questa primizia capisco come si sente fisicamente una zanzara quando gira intorno allo zampirone; ingoio a stento questa attesa ed epica frase, cercando di mascherare impulsi offensivi avverso questa onnipresente allocuzione, tipica disquisizione di una grezza gallina che ironizza sull’Universo invece di pensare a covare un uovo appena decente. Raccolgo le residue speranze di recuperare alla rinascita cerebrale un essere appena razionale, cercando di spiegare che, seppur ampiamente monitorate, le enorme masse d’aria che si spostano possono sfuggire nelle piccolissime distanze, senza però inficiare sulla bontà complessiva delle previsioni. Ma avete mai visto un cinghiale maremmano ammettere il torto ? Non mi resta che allargare deluso le spalle e pregarlo di rivolgersi a qualche suo pari con problemi di calli e duroni. Da questi possono loro trarre tutti gli Auspici e le Speranze volute e soprattutto desiderate. Ed è così che in questi ormai già lunghi giorni di caldo opprimente, una miriade di personaggi nelle nostre contrade sta facendo i conti con queste spallate di anticicloni africani, battezzati con dei fieri nomi di personaggi storici o leggendari. Si è partiti da Scipione l’Africano, distruttore di Cartagine, al mitico Caronte, il traghettatore all’Inferno con gli occhi di fuoco. Questi potenti e ben strutturati anticicloni, differenti da quelli classici estivi detti “Delle Azzorre”, per il nostro Sud risultano particolarmente duri da sopportare visto le alte temperature ed il grande tasso di umidità che moltiplica tutti i disagi fisici. Si prospetta per questo una probabile estate difficile, al contrario che al nord della penisola, dove di tanto in tanto si può godere di qualche rivoletto di aria fresca che deborda dalle Alpi, con relative pertubazioni. Capita sempre di incrociare in questi giorni la brava comare al Supermercato, che sbuffa più di una vecchia locomotiva dell’ottocento, innervosita dal caldo che rifiuta sdegnosa, quasi fosse una punizione divina. Essa era la stessa nobildonna che, al pari di tanti, ai freschi venticelli di qualche settimana fa accompagnati dai chiari e scintillanti temporali, con i marciapiedi rivoli allegri, esclamava agitandosi che “Non se ne può più della pioggia.” “Vogliamo il caldo, il sole, il mare, la spiaggia”, forse perché aveva eventualmente (beata lei o loro), l’idea di passare tutte le ventiquattro ore al giorno dei prossimi due mesi, interamente dentro al mare. Intanto, incuranti degli indumenti intimi che ormai per il calore ed il sudore fondono in un sol pezzo con quello che c’è sotto, si iniziano a sentire i primi commenti atterriti dei mezzibusti televisivi, che parlano di siccità bibliche, di paesaggi italici degni dell’epopea Libica, di catastrofi climatiche, di desertificazioni; iniziano ad interpellare tutta la schiera di esperti in materia che, essendo appunto esperti, onestamente più di una certa previsione di breve-medio tempo non possono dare. Allora li vedi invocare quasi piagnucolanti la pioggia, inneggiare alla danza della pioggia, guardare il cielo alla ricerca della nuvoletta di Fantozzi, sognare la pioggia nel pineto e lo scroscio nel giardino. Ma statene matematicamente certi: sono gli stessi che al primo temporale mostreranno il loro brutto muso ingrugnito, sentenziando che “ Purtroppo é arrivato il maltempo!”, come se il clima torrido infernale fosse stato fin ora un “Bel Tempo”. Ritornando a noi, la terza prossima ondata Africana pare ancora non abbia un nome; dopo Scipione e Caronte io propongo Fornero. Con tutti gli sproloqui che la signora ministro sta riversando, la sua controriforma del lavoro, un clima politico più acceso ed infuocato non si poteva. Amici, con il clima opprimente della Fornero, stiamo veramente freschi se andiamo per… Monti?