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(di Antonia Luiso) - Mi rendo conto a malincuore che l'ignoranza si profonde sovrana.

L'informazione mediatica è mostruosamente deformata e manipolata, così come la cultura scolastica impartita lascia a dir niente a desiderare.
Se solo vi fosse una idea di educazione storica fatta come Storia comanda, non staremmo inermi e inconsapevoli in questa fanghiglia di disastrosa dannazione culturale.
Viviamo il tempo in cui il massimo dell'erudizione coincide con l'ostentata affettazione da arroganza accademica di chi crede di sapere e, di fatto, divulga e, di fatto, divulga male. Siamo nell'era, che in verità dura da parecchie ere, dei falsi storici dichiarati dogmi dalla censura, e la cosa è quanto meno aberrante.
Ergo, tanto per cominciare bene e perché svapori ogni insalubre dubbio: Israele non è la vittima.
Prego il Lettore che reputi il sionismo cosa buona e giusta di andare a formarsi culturalmente e personalmente altrove, prima di tornare tra queste righe.
Posso provare, non senza sforzi, a comprendere il bisogno umano e in questo caso ebraico di autodeterminarsi in quanto popolo (non oso generalizzare facendo di ogni ebreo un sionista, il problema non sono gli ebrei in quanto uomini di quella determinata fede religiosa, sono e resteranno le trame arriviste degli affari capitalistici, pure delle grandi e democratiche potenze occidentali, che dei motivi religiosi si servono, perché si lasciano sfruttare, e che, tra gli altri e le altre cose, non esitano a usare Israele come avamposto politico-militare mediorientale.), ma non giustifico, né mai lo farò, le ragioni che in questa sede si adducono perché lo stato israeliano occupi e depredi il territorio di Palestina in nome di un ormai abusato concetto di diaspora o in fanatiche risposte armate a inconsistenti o inesistenti, fantomatici attacchi da parte palestinese. Questa è sporca mercanzia politica, c'entrano molto poco la devozione di fede o le bibliche profezie di qualsiasi sorta.

Ora, tenere lezioni di Storia non è compito mio, ma un consiglio all'opinione pubblica occidentale, quello posso darlo: difendetevi dalla narrativa romanzata dei media e da ciò che vogliono farci credere. Osate sapere. Sfogliate gli Annali fino alle prime avvisaglie, di fine Diciannovesimo secolo, di ciò che sarebbe diventata una nuda e cruda operazione di invasione-oppressione colonialista.
Certo, andare chissà quanto indietro nel tempo per scovare una motivazione che si immoli a casus belli serve praticamente a poco, visto e considerato che, mentre ci perdiamo chi a scrivere, chi a leggere, a Gaza e dintorni ne muoiono a vagonate, se vogliamo considerare che le truppe israeliane hanno appena invaso via terra la Striscia, bombardando tanto per iniziare un ospedale, nel completo silenzio della comunità internazionale.
Tuttavia, se è questo senza banalizzare lo scopo della Storia e se può servire, cercare nel passato le radici del presente ci aiuta a comprendere, e comprendere è saper interpretare, e la corretta ermeneutica è già di per sé sapere.
Un pensatore che sulla base di spinte teologiche arrivi a teorizzare, già più di un secolo fa, tesi degenerate su come conquistare e occupare, radendo al suolo, quelle a cui pensa spietatamente come “terrae nullius” pur essendo queste ultime felicemente abitate e coltivate e più semplicemente vissute da eoni, non può evidentemente portare ad alcunché di buono, oltre a non essere, di fatto, uno che pensi, per definizione (e mi salta alla mente, tra tutti, il venerabile padre del sionismo, Herzl). Ed è appunto su tali vergognosi principi che si fonda lo stato d'Israele. Si fonda letteralmente.
Chiariamo il punto critico: la Palestina, tanto per dare la più blanda definizione possibile, è un'area geografica. Israele stanzia di fatto in Palestina; è lo Stato di Palestina, che non è la Palestina, a essere una zona semi-autonoma e solo di recente considerata dall'ONU Stato “osservatore”, che lo Stato di Israele, manco a dirlo, non riconosce e che, come spero tutti sappiano, vessa senza pietà da più di cento anni con spoliazioni di ogni sorta e già sentite “spinte verso Est”, con buona pace di Hitler e compagnia, pur non avendone, almeno sulla carta, neppure ancora settanta.
I territori palestinesi non israeliani hanno sempre reagito ma mai agito. È bene fossilizzarsi su questo nodo nevralgico. Le concessioni internazionali piovute sullo Stato di Israele a dispetto degli autoctoni palestinesi durante tutta la prima metà del '900 e oltre sono state ogni cosa fuorché eque, e una sollevazione armata, per quanto armata sia una pesante definizione viste le ridicole risorse militari palestinesi, è il minimo sindacale previsto dai più elementari diritti umani.
Chiunque di voi mi stia ora tacciando di simpatizzare col terrorismo di Hamas et similia, ammesso, e nutro giusto qualche dubbio, che quello di Hamas sia un terrorismo più terrorista del neonazismo israeliano, mi permetta di dissentire.
Non tollero che si debbano pagare crimini non commessi secondo il principio delle nemesi storiche, aborro quindi dinanzi a un palestinese trucidato tanto quanto un israeliano incolpevole ucciso, perché si tratta di “restare umani”.
Tuttavia è sempre bene guardarsi in faccia e levarsi le maschere del perbenismo sterile, ragion per cui mi viene assai naturale constatare che quello palestinese è semplicemente un tentativo molto tardo di difesa, e qualora ne reputiate i modi “discutibili”, sappiate pure che MAI lo saranno quanto le offensive pro ecatombe israeliane. Se Israele cessasse le ostilità, Hamas risparmierebbe gli israeliani? Probabilmente sì come probabilmente no. Così come se Hamas fermasse le proprie forze, Israele difficilmente la smetterebbe con le occupazioni indebite. Si tratta di epurare quei territori da ogni forma di mefitico marciume e si tratta di iniziare. Cominciamo a fermare la politica imperialistica che sospinge Israele, cominciamo a garantire un territorio ai palestinesi più che agli ebrei, cominciamo a divulgare informazioni corrette perché tutti sappiano e perché si fermi in qualsiasi modo questo massacro perpetrato dallo Stato di Israele. Dimentichiamo qualsiasi implicazione religiosa e analizziamo la realtà per quel che è senza la solita ipocrisia ecclesiastica che ci pervade tutti da duemila anni.
Perché se un solo Stato condiviso da arabi ed ebrei è una utopia, due Stati distinti, confinanti e politicamente autonomi che non si facciano la guerra lo è di più.

“..il deliberato tentativo compiuto al processo di presentare le cose soltanto dal lato ebraico distorse la verità, anche la verità ebraica.”
(Hannah Arendt)

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