Il Vangelo della Domenica
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Andremo con gioia incontro al Signore!

VANGELO DELLA DOMENICA  I  DI AVVENTO  (27 nov.)

  Commento di P. Pierluigi Mirra  passionista

 Matteo 23,27-44


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 
«Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

  COMMENTO

Il Nuovo Anno Liturgico si apre con il Tempo di Avvento, uno dei “tempio forti” della liturgia, insieme alla Quaresima. Esso ha comepunto di riferimento il Natale di Gesù Cristo,cioè il ricordo della venuta di Dio  nella nostra carne. Infatti con il Natale ricordiamo come Dio ha mandato il Figlio suo,il quale  per passare  dalla parte dell’uomo si è rivestito della carne dell’uomo,e si è posto  acamminare con noi, nostro fedele compagno di viaggio.

Al ricordo della  venuta storica di Gesù si unisce l’altro significato dell’Avvento,messo oggi in particolare dal brano di Matteo, cioè la seconda venuta di Cristo,quella finale,non più nella povertàe nell’umiltà, ma nella gloria per giudicare l’operato   di ogni uomo. Due venute legate tra di loro:la prima che inaugura  il tempo della salvezza,la seconda che da compimento finale ad essa. La prima è il fondamento,la seconda possiamo definirla il coronamento. La prima non è solo realizzata alpassato, e la seconda proiettata nel futuro, ma ambedue ci spingono a realizzare  una presenza nel presente,dando con la nostra vita significato al nostro quotidiano,vissuto alla luce di quel Vangelo che Cristo,stando con noi, ha vissuto e ci ha  lasciato,come essenza della salvezza eterna.

Forse il tempo, le situazioni,lepreoccupazioni.ci hanno fatto appannare la vista e  deviare i battiti del cuore,perciò in questa attesa, l’Apostolo Paoloci esorta a “svegliarci dal sonno” perché la salvezza è a noi vicina. E porre da parte tutte quelle cose che  ci fanno brancolare nelle tenebre,e a “comportaci come figli dellaluce”,i quali ,in pieno giorno,  non hanno paura di  proporre gesti di Vangelo, come testimonianza di fede in Cristo e di appartenenza ai suoi discepoli. Siamo chiamati da esse un popolo,oggi più che mai, che cammina  nella storia, e lascia tracce   di bene, nonostante le contraddizioni  del mondo, che sembra volere annullare la speranza in un futuro  di bontà, chiuso nel suo egoismo. Siamo chiamati da essere un popolo creativo ,che rende nuovo  ogni giorno nel tempo, e fa bella  ogni alba nuova che sorge  dopo la notte.

Rincuorati dalla sua presenza tra noi, carichi del suo spirito, cerchiamo davvero, ogni giorno, di realizzare la nostra salvezza,fino a poter dire con il Salmista :”Andremo con gioia  incontro al Signore!”.

 

Andiamo incontro al Signore che viene  con le buone opere.

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