Santa Maria Capua Vetere
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San Tammaro – E’ l’approssimazione, spesso, a testimoniare tanto lo scarso interesse

verso certe cose o questioni, quanto l’interesse di mera facciata. Atteggiamento che passa inosservato se a porlo in essere sono comuni mortali, ma che diventa un vero peccato quando questo accade tra i blasonati. A quanto pare, infatti, gli interessi intorno al Real Sito di Carditello manifestano la loro vera natura quando l’approssimazione la fa da padrona. Non tocca a noi, scribacchini di paese, stabilire se si tratta di superficialità, grave quanto l’approssimazione, o di vera e propria ignoranza, ma una riflessione, il Touring Club, dovrebbe farsela. Nell’ottimo testo pubblicato dal Touring, nella parte riguardante la Real Tenuta di Caccia dei Borbone, si legge: “30. La palazzina di Carditello, a sud di Santa Maria Capua Vetere, fu edificata nel 1745 su incarico di Ferdinando IV di Borbone come residenza reale con funzione di azienda agricola e di casino di caccia”. Errore grave, quello di attribuire a Ferdinando I di Borbone, l’edificazione del casino di caccia. Il figlio di Carlo di Borbone e Maria Amalia di Sassonia, è divenuto IV di Napoli nel 1759, dopo esser stato incoronato Re di Napoli e Re di Sicilia, dove assunse il nome di Ferdinando III di Sicilia. Infatti, il futuro re partenopeo, nacque a Napoli, il 12 gennaio del 1751. Nel 1745, anno in cui il Touring gli attribuisce addirittura la costruzione della “palazzina di Carditello”, non era ancora nato. Fino a ieri la storia e le mirabili opere della casata partenopea, deposta con indicibile violenza in favore dell’unità savoiarda, erano avvolte da quella damnatio memoriae, che al solo nominarla faceva storcere il muso ai sopraffini intellettuali di giacobina estrazione. Oggi, grazie alle tante battaglie del territorio e, nel caso della vecchia masseria Foresta, grazie soprattutto al sacrificio di Tommaso Cestrone, l’angelo di Carditello, quella storia vilipesa e rinnegata per oltre 150 anni, tutti sembrano maneggiarla con pomposa maestria. Siete bellissimi! La storia, soprattutto quella del sud, amici del Touring, è una cosa seria e come tale va trattata anche su una guida turistica. E’ una storia che reca nel suo ventre il nome di milioni di meridionali, tra morti ed emigranti, frutto della causa unitaria. Fatta salva la vostra buona fede, ovviamente, e per evitare errori come quelli che hanno costretto in fretta e furia a rifare anche le tabelle stradali tanto sbandierate (è sufficiente osservarle da vicino per rendersi conto che l’originario errore, anche lì, è stato coperto con una nuova striscia recante la dicitura corretta), sommessamente vi invitiamo a considerare il sito reale, a sud della città dell’anfiteatro, come una parte profondamente importante della storia ancora pulsante di Terra di Lavoro. Per evitare ulteriori svarioni, ci permettiamo, inoltre, di suggerirvi la lettura di: “Carditello da feudo a sito reale” edito da Bonaccorso/2014. L’illuminante testo del professor, Aniello D’Iorio, infatti, è l’unico che tratta in maniera irreprensibile le origini e l’evoluzione della piccola reggia settecentesca. E’ anche, attualmente, l’unico libro su Carditello che valga la pena di leggere. Infine: ma vi fa così schifo citare San Tammaro che, lo ricordiamo, è il paese sul cui tenimento sorge “la palazzina di Carditello”?