Santa Maria Capua Vetere
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SAN TAMMARO (CE) – (Nando Cimino) Nel pomeriggio di ieri, alla presenza della madre, Grazie Gallo, dell’avvocato della famiglia, Giorgio Pace, del sindaco di San Tammaro, Emiddio Cimmino, accompagnato dal consigliere Francesco Della Monica, del presidente dei Comitati delle Due Sicilie, Fiore Marro e di Francesco D’Amore, che a nome del consorzio di bonifica del basso Volturno, da lui rappresentato, ha deposto un fascio di fiori sul piccolo monumento, è stata scoperta la stele commemorativa in memoria di Romina Del Gaudio. Il caso della diciannovenne partenopea rimane, ancora oggi, avvolto nel più fitto mistero. Ieri, a otto anni dalla sua scomparsa, l’iniziativa seguita dai duosiciliani e dal volontario della protezione civile, Tommaso Cestrone, ha riacceso i riflettori sulla tragica storia della giovane trovata cadavere all’interno della foresta di Carditello. “A distanza di otto anni – sottolinea l’avvocato Giorgio Pace – purtroppo, non ci sono grosse novità da registrare. Per ben tre volte, il Gip della procura di Santa Maria Capua Vetere, ha rigettato l’istanza di archiviazione perché, evidentemente, esistono altre piste da battere con nuovi elementi che fanno sperare in una svolta decisiva nelle indagini.” Elementi dei quali, correttamente, il legale non parla. “Il gesto che oggi si compie qui, dove è stato ritrovato il cadavere della povera Romina, ha lasciato tutti favorevolmente impressionati – sottolinea l’avvocato. – Romina è l’emblema di ciò che, in un luogo così meraviglioso, non sarebbe mai dovuto accadere.” La commozione di Grazia Gallo, del fratello Ciro e della moglie, che portano insieme alla inconsolabile madre, il peso di questa tragedia, si è avvertita fin dal loro arrivo. “Sono stato in questo luogo molte volte – spiega Ciro Gallo – ma mai mi sarei aspettato di tornarci per una simile e mirabile iniziativa.” Il pianto della madre di Romina, si è interrotto solo alle parole di Don Antonio Iadicicco che durante la breve omelia ha sottolineato: “Questo luogo, d’ora in avanti, serva da ammonimento a tutti perché occorre ricordare sempre che l’essere umano, è capace anche di simili atroci bestialità.” Bestialità alle quali, Grazia Gallo, non si arrende. “Continuo a sostenere la mia tesi. Mia figlia la sento viva. Per me non è morta ma è segregata in chissà quale luogo.” Non vuole saperne infatti, della morte della figlia. Arroccata in questa convinzione, rifiuta anche gli esiti degli impeccabili accertamenti dei RIS dei Carabinieri, e del perito di parte che, ancora una volta hanno confermato, attraverso l’affiliazione del dna, che quei poveri resti appartengono alla figlia. “Sono certa – prosegue la donna – che mia figlia, presto tornerà a casa.” Ma la donna conclude con un’ipotesi sconvolgente e che fa rabbrividire: “Quelle ossa non sono di mia figlia; i resti ritrovati, appartengono ad una ragazza che io vedo nei miei sogni, che mi parla e mi chiede aiuto. A lei ho dato il nome di Maria.” Una tragedia, quella della perdita della dolce e delicata Romina, come la descrive lo zio Ciro, che ha devastato l’animo di Grazia Gallo. Ma poi, leggendo l’incisione sul marmo, sorridendo ammette: “Quello che avete fatto qui, in questo luogo per me inaccessibile, mi dà nuova speranza e nuova fiducia. Ringrazio tutti per aver voluto ricordare mi figlia.” Sulla stele la scritta “A Romina Del Gaudio scomparsa il 4 giugno del 2004 vittima della violenza e della barbarie umana.” Un monito, nella speranza che quanto accadutole non abbia mai più a ripetersi ma, come ha sottolineato il giovane saverdote, Antonio Iadicicco: “Di questa ferocia, è capace solo l’essere umano.”