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E’ scattata a Roma un’operazione anti-Isis  dei carabinieri del Ros. L'inchiesta prende le mosse da un'intuizione investigativa dei carabinieri della Compagnia di Roma Centro, in occasione dell'arresto, lo scorso novembre, di Carlito Brigande, nell'ambito di un normale servizio di controllo del territorio. L'uomo era ricercato dall'autorità giudiziaria macedone per reati contro la persona ed il patrimonio, ma nel corso della perquisizione della casa dove si rifugiava, effettuata subito dopo l'arresto, l'attenzione dei carabinieri è stata richiamata da alcune lettere scritte a mano, con frasi in arabo, e da alcune fotografie che facevano sospettare una sua adesione al radicalismo islamista. Per questi motivi è stato immediatamente coinvolto il Ros, il reparto dell'Arma specializzato nelle indagini antiterrorismo, i cui accertamenti - consistiti in pedinamenti e intercettazioni, nell'analisi di documenti, materiale informatico, tabulati telefonici e telematici - hanno portato a risultati importanti.  Due le ordinanze per associazione con finalità di terrorismo: una è stata notificata in carcere al macedone di 41 anni Vulnet Maqelara, alias Carlito Brigande, già detenuto, mentre l'altra è a carico di un tunisino di 29 anni, Firas Barhoumi, un foreign fighter che si troverebbe in Iraq. Un terzo straniero - il ventiseienne macedone Abdula Kurtishi, evaso da un carcere del suo Paese ed in contatto con Brigande - è stato arrestato la scorsa notte nella capitale per evasione e possesso di documenti falsi. "Prendo una macchina con l'esplosivo dentro per fare un'operazione contro i 'kuffar' (miscredenti (ndr)". E' questo uno dei messaggi vocali rintracciati dai carabinieri del Ros che il tunisino Firas Barhoumi, foreign fighter che si trovava in Iraq, manda al macedone Carlito Brigande, in Italia, in procinto per partire per il teatro di guerra iracheno dove si sarebbe unito - secondo l'accusa - ai terroristi dell'Isis. I due, che tra loro parlano in italiano, sono entrambi destinatari di un'ordinanza di custodia cautelare della magistratura di Roma per associazione con finalità di terrorismo. Il 20 ottobre 2015 Barhoumi manda a Brigande un messaggio audio tramite il software Telegram con cui invita il 'fratello' a raggiungerlo in Iraq. Questa la conversazione, così come riportata nell'ordinanza del gip. Barhoumi: ...andrà tutto bene inshallah...anche se tu vuoi venire qua... posso sistemare tutto per te. Basta che tu fai un programma così anche con documento falso così tu puoi venire inshallah. Brigande: ..fratello mio, ma io già sono pronto se... mi puoi scrivere le strade, le cose, come faccio, da dove cerco inshallah piano piano di arrivare là. Barhoumi: ...basta tu cerca per venire a Turchia resto ci penso io per te hai capito? Basta che tu venire a Turchia, hai capito? Brigande: Ok fratello cerco questo mese inshallah... cerco di venire più presto. Barhoumi: ...per me io ho segnato... uno... per una operazione suicida, vuol dire prendo una macchina con l'esplosivo dentro per fare un'operazione contro i kuffar (miscredenti, ndr) inshallah. Però se mi dici una promessa che tu venire dopo un mese io posso allontanare la data dell'operazione. Lo stesso 20 ottobre, dopo aver contattato un'utenza macedone, Brigande contatta nuovamente Barhoumi. "Ho parlato con un amico mio, aspetto la.. la risposta. Serve un po' di tempo, inshallah, dieci giorni, venti giorni, inshallah... appena lui giusta, ha detto che prendo l'aereo e vado lì dove hai detto tu, inshallah.

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