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THIESI  - (di Nando Cimino) A Thiesi, la mite Maria Ignazia Sechi, ha festeggiato i suoi primi cento anni. In Sardegna, l’isola della longevità, potrebbe sembrare quasi normale celebrare le centenarie ricorrenze; invece no. La festa per ogni nuovo centenario è sempre un fatto straordinario e meraviglioso, legato alla storia personale di ciascuno di loro. Depositari di sapere arcaico legato a usi, costumi e tradizioni della propria terra, sono lo specchio di vite che hanno affrontato avversità e ostacoli capaci, come niente, di piegare chiunque. Minnatzia di Bessude, dove è nata il 16 gennaio del 1917, incarna perfettamente la generazione che ha conosciuto gli amari e avari tempi della guerra in cui le poche cose necessarie per vivere, erano accolte tra le mura domestiche al pari di doni d’inestimabile valore. Orfana dalla tenera età di nove mesi è cresciuta avvolta dall’amore e dalla devozione di tzia Minnìa, sorella della madre che la lasciò troppo presto. Da lei ha appreso quanto di più idoneo al governo della casa e della famiglia, ereditando uno stile di vita morigerato e attento, senza mai cadere vittima delle insidie. Guidata da un non comune sentimento di misericordia, radicata a un’incrollabile fede, ha tenacemente affrancato il suo e lo spirito di chi le chiedeva consiglio, con parole capaci di sciogliere i nodi più intricati. Maria Ignazia Sechi ha eletto San Giuseppe a faro della sua esistenza. Se ne sentiva figlia fino al punto da questuare per le antiche vie del paese, le poche monete che in quell’epoca così avversa poteva raggranellare, con lo scopo di dedicare messe al Santo, alla comunità e ai suoi defunti. Dall’unione con Giovanni Maria Serra, sono nati Tonino, Domenico, Salvatore e Teresa. Dopo la precoce morte del marito carabiniere, stroncato ad appena quarantasette anni da un terribile male, con il cuore straziato è stata costretta a separarsi da quei figli, che non avrebbero voluto lasciare una madre così protettiva, piena d’amore e di attenzioni, avviandoli agli studi in collegio. Le tenere e copiose lacrime della necessaria separazione, in nessuna occasione si sono tramutate in risentimento e per quella che allora apparve come un’improvvida scelta, mai hanno smesso di ringraziarla. Ed è con i figli, gli otto nipoti, i sei pronipoti e una piccola folla di amici e parenti, che lo scorso 16 gennaio è stato festeggiato il centenario traguardo di Minnatzia Sechi. Tra i fortunati nipoti anche la ricercatrice, Anna Serra, autrice dell’apprezzato volume, “La Confraternita Beata Vergine della Difesa – Tra l’Asinara e Stintino 1703 – 2015”, edito da Gallizzi. A rendere omaggio alla festeggiata, anche Gianfranco Soletta, sindaco di Thiesi e don Luigi, curato di Bessude, che ha officiato messa nel pomeriggio presso la dimora della figlia Teresa, dove nonna Ignazia vive. Lì è stata celebrata la funzione religiosa, considerata l’impossibilità di Minnatzia a raggiungere la chiesa: “Non è colpa mia - ha sentenziato tra i sorrisi di tutti l’emozionata centenaria, costretta sulla sedia a rotelle -; sono le gambe che non si muovono”. Commovente il momento in cui figli e nipoti si sono alternati nella lettura della preghiera e del messaggio di ringraziamento alla madre e alla nonna. Circondata dal tepore di quell’affetto e frastornata dalle tante attenzioni, Maria Ignazia, a conferma dell’umiltà che ne ha contraddistinto l’intera esistenza, ha detto: “Non merito tutto questo”.E invece sì, nonna. Meriti questo e molto di più, finché Dio ti vorrà tra noi come esempio di vita. Augurios, Minnatzia.