Cronaca
Carattere

Telemaco Signorini e l’immortalità di Carmine Crocco

(di Nando Cimino) Una certa storiografia ha cercato, inutilmente, di cancellare le tracce delle più cruente fasi belliche che hanno caratterizzato l’annessione del Regno delle Due Sicilie, al Regno dei Savoia. Le mistificazioni e le menzogne, autentiche dalla retorica risorgimentale e propinate ai posteri, oggi si sgretolano sotto il peso di una verità sempre più potente e inconfutabilmente documentata. Il popolo duosiciliano, scientificamente impoverito, disgregato e vessato, ora come allora, cerca di riappacificarsi con se stesso, recuperando la sua capacità di intraprendere e crescere, pur tra mille difficoltà. Molta parte dell’intera vicenda risorgimentale è passata per il setaccio dell’intellettualmente onesta revisione storica, offrendo nuove visioni dell’intero del sud, riaprendo ferite mai rimarginate. Un popolo che soffre ancora della generale codardia di una classe politica incapace di guardare quelle pagine, amare e insanguinate, diritto negli occhi. Donne e uomini, contadini, intellettuali, piccoli imprenditori e persino prelati, smisero i loro abiti ordinari per combattere a difesa dei propri territori, della propria fede e della propria bandiera. Nacquero i ‘briganti’ e con loro la repressione violenta e indiscriminata, legalizzata dalla famigerata, legge Pica. Nomi che facevano tremare le guarnigioni sabaude e garibaldesi. Padroni del territorio cadevano nelle vili imboscate dell’esercito, solo perché vittime di tradimenti. Tra i più noti combattenti contro l’occupazione sabauda, spicca il nome di, Carmine Crocco. Il ‘generale dei briganti’ era alla testa di un esercito di duemila uomini tra Basilicata e Calabria e fece di quelle montagne il suo nascondiglio mettendo a dura prova le risorse belliche degli usurpatori. Figura controversa che ancora oggi desta ammirazione, Carmine Crocco, morì presso le carceri di Portoferraio, il 18 giugno 1905, dove scontava una condanna all’ergastolo. Ed è proprio a Portoferraio che il ‘Napoleone dei briganti’, trovò l’immortalità grazie al pittore fiorentino, Telemaco Signorini. Fu questi che lo ritrasse nel dipingere, ‘Bagno penale a Portoferraio’. Nel gruppo di carcerati disposti per due file perché passati in rassegna, infatti, spicca l’imponente figura, il primo a destra della tela, del brigante di Rionero in Vulture, Carmine Crocco. All’immortalità delle sue gesta militari, dunque, si aggiunge quella data dal dipinto del toscano macchiaiolo, Telemaco Signorini.

 

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