Il Vangelo della Domenica
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In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.

Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.

Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti. (Marco 9,2-12)

                                      

  Il cammino quaresimale  è una cammino di liberazione, si assimilazione a Cristo e di trasfigurazione.                                                                                                                                                               Tutto ciò per riprendere la nostra identità originale, sfuggita dalle mani di Dio con il peccato originale dei nostri progenitori.                                                                                                                                                                                Anzitutto un cammino di liberazione da noi stessi .                                                                                                                                 Per esempio prendiamo  ciò che Dio chiede ad Abramo, come nel brano della I Lettura: offrirgli in sacrificio il figlio, l’unico, quella della promessa, e a cui ora ,umanamente  parlando, Abramo lega  la prefigurazione della discendenza ,numerosa come le stelle del cielo e i granelli di sabbia sulla riva del mare. Abramo, non si pone domande, né pone delle obiezioni, poichè  si è affidato a Dio, e come se la sua volontà ora la gestisse Dio, e si incammina sul monte Moria.                                               Abramo è libero, anche se il legame di sangue crediamo che gli faccia dentro vivere  un magone terribile.  Ma ha creduto in Dio, ha fede in Lui, perciò  si è liberato di se stesso. Liberarsi ,per essere più agevoli nel cammino verso la Terra Promessa, la Nuova Gerusalemme, verso la quale, camminando nel tempo , stiamo andando .                                                                                                                                       Un cammino di assimilazione  a Cristo.                                                                                                                                        Il “credere al Vangelo”  è passare totalmente dalla parte di Cristo,ascoltarlo come la voce del Padre, seguirlo anche nei momenti bui e incomprensibili, condividere le sue ansie  nei fratelli, pensare e misurare  le proprie azioni  con lo sguardo al cielo, quasi ad ottenere la benedizione de Padre.  Solo così ci sentiamo assimilati a Cristo, come fratelli al Fratello Primogenito,  la cui vita è stata sacrificata dal Padre comune per la salvezza dei figli peccatori.                                                                                    Trasfigurassi, riprendendo la identità originale.                                                                                                                         Per fare ciò , dobbiamo salire la montagna, come Abramo,e come i tre discepoli  Pietro Giacomo e per vedere Dio nel Figlio Trasfigurato, e ascoltare la voce del Padre che  da garanzia di verità all’annuncio del Figlio, ed esorta ad ascoltarlo. Cristo si trasfigura e mostra la sua identità divina, tanto che gli Apostoli,non pongono domande,  ma attraverso Pietro ,chiedono al Maestro di rimanere per sempre lassù,anche allo scoperta,se per loro le tende non bastano.                                                                                                     

Poi Gesù e i tre discepoli scendono dal monte, portando negli occhi e nel cuore, quella visione di cielo, e del divino che si è mostrato per un momento in Cristo. Bisogna scendere a valle, la luce   bisogna portarla anche agli altri che aspettano di uscire dall’oscurità.                                                                                                        Se  nella luce di Cristo ci siamo trasfigurati ,ora dobbiamo essere non piccole luci , ma fari che illuminano la valle del mondo ,e facciano penetrare la luce in ogni spigolo del paese,perché da ora niente e nessuno rimanga più al buio                                                                                                                                                                  Mentre  camminano mi trasfiguro in Cristo, io trasfiguro il mondo, vinco ogni mediocrità, spingo ad uscire dall’ignavia e dall’accidia, e a porsi, trasfigurati, come candelieri ardenti  sul moggio del quotidiano per fare luce all’intorno.                                                                                                                                       Nel cammino della trasfigurazione non basta scegliere il modello migliore, ma bisogna lavorare con forza, sgrossare, rompere, per ne venga fuori la figura che  è stata da sempre sognata da Dio.

Commento a cura di P.Pierluigi Mirra passionista

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