Il Vangelo della Domenica
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        Giovanni 16-.19-28

   “Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce”. “E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Chi sei tu?». Egli confessò e non negò, e confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Che cosa dunque? Sei Elia?». Rispose: «Non lo sono». «Sei tu il profeta?». Rispose: «No».     Gli dissero dunque: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia». Essi erano stati mandati da parte dei farisei. Lo interrogarono e gli dissero:  «Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando”.

                          Commento a cura di P. Pierluigi Mirra passionista

 Lo spirito del Profeta Isaia si proietta nel futuro e descrive l’identità del Messia,del consacrato con l’unzione. E quali saranno le opere che lui metterà in atto come espressione della sua missione di salvatore?        IL suo annuncio, la novità della sua Parola è per i miseri, intesi tali quelli che hanno un cuore libero da sterpaglie,perciò offriranno un terreno fertile alla parola.       Si accosterà a coloro che  inquinati per fragilità o debolezza avranno il cuore carico di ferite,e il Messia avvolgerà tali piaghe con le fasce della misericordia.         Si staglierà in mezzo al suo popolo e proclamerà l’uguaglianza, la libertà contro ogni schiavitù,affermando che ,in nome di questa libertà ,ogni uomo ha la sua dignità,e anche se è caduto ,ha in se la possibilità di  rialzarsi e redimersi.     Infine annuncerà a tutti che la liberazione è vicina,e che la grazia di Dio,come pioggia caduta dal cielo, scenderà sull’umanità a la ristorerà come fresca rugiada.     Con la forza del suo spirito egli farà germogliare gemme e fiori anche dagli arbusti più aridi,perché  il Signore sarà con lui.

Alla lice di ciò, ecco l’invito di Paolo,nella I Lettera ai Tessalonicesi,a gioire, non solo, sapendo discernere ciò che è buono e va tenuto ,e ciò che è da gettare. A sapere camminare nella pace,guardando sempre oltre i limiti del viale che percorriamo,fissando bene la meta verso la quale siamo diretti,perché ,quel giorno, dopo aver percorso nella grazia e nella misericordia,possiamo essere  ritrovati irreprensibili  dal Signore,giusto giudice.

L’identità di Cristo Giovanni battista ben  la delinea a coloro che vogliono spiegazioni circa la sua identità. Egli afferma categoricamente che in mezzo a loro c’è Colui che essi non conoscono,al pari del quale egli è niente. Egli , in attesa di incontrare il Cristo, continua ad essere la “voce che grida nel deserto”perché il popolo si prepari,anche con la penitenza ad accettare  Colui che  ancora non conosce.  Un’esortazione a noi che in qualche modo già abbiamo incontrato Cristo, a vivere la nostra identità,misurandola con la sua. Ponendo in atto  prima di ogni cosa una conoscenza profonda di Cristo che  ci cammina  accanto, la cui presenza  a volte  non  avvertiamo. Misurasi con l’identità di Cristo,perche anche noi, carichi dello Spirito del Signore ricevuto, siamo chiamati a porre in atto un codice di comportamento che  abbia come espressione valori che vanno oltre il contingente,valori che diventano segni di un percorso fatto con Dio.

 

In questi giorni di Avvento prendiamoci un tempo per scrutare il nostro cuore, il nostro pensare,il nostro agire, alla luce  di quella sola dignità che ci fa grandi: essere stati amati e redenti da Cristo

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