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 Quasi la metà degli italiani (il 46,7 per cento) ritiene che le donne siano vittima di discriminazione. Il 55, 7 per cento pensa che la situazione degli uomini sia migliore di quello delle donne. In entrambi i casi ad avere questa visione sono in maggioranza le donne (49,4 per cento nel primo caso, 64,6 per cento nel secondo). Nonostante questo però tra gli italiani permangono alcuni stereotipi di genere, in particolare viene accettata l’attuale asimettrica divisione dei ruoli: gran parte della popolazione ritiene infatti che “gli uomini siano meno adatti a occuparsi di faccende domestiche”: lo pensano il 75,3 per cento degli uomini ma anche il 73 per cento delle donne. E solo la metà della popolazione è contraria al fatto che “in condizioni di scarsità di lavoro i datori di lavoro dovrebbero dare la precedenza agli uomini”. Una posizione per le donne maggioritaria ma il 22 per cento è d’accordo e il 20 per cento né d’accordo né contrario. Sono queste le contraddizioni sulla rappresentazione di genere messe in luce dall’Istat nel report “Stereotipi, rinunce e discriminazioni di genere”, presentato oggi a Roma.
Il rapporto sottolinea che gli stereotipi sui ruoli di genere sono meno diffusi tra i giovani, tra le persone con titolo di studio più elevato e tra i residenti del centro-nord. Ad esempio, l’affermazione che è “soprattutto l’uomo che deve provvedere alle necessità economiche della famiglia” trova d’accordo il 43,3 per cento degli under 34 contro il 66, 9 per cento dei più anziani. E che appaiono superati alcuni stereotipi tradizionali sui ruoli di genere: il 77 per cento non ritiene che l’uomo non debba prendere le decisioni più importanti.
Sul fronte delle rinunce, l’Istat rileva che il 44,1 per cento delle donne contro il 19,9 per cento degli uomini riferisce di aver dovuto fare qualche rinuncia in ambito lavorativo a causa di impegni e responsabilità familiari o per volere dei propri cari. (ec) 

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