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PALERMO – ( di Pasquale Perillo) Non si poteva iniziare la stagione in modo peggiore. Due delle squadre più chiacchierate della rovente estate appena passata si sono affrontate a viso aperto e senza esclusione di colpi, 4 a 3 il risultato finale, ma se fosse finita in qualsiasi altro modo nessuno avrebbe avuto da ridire. Però quando ti chiami Inter devi vincere, già il solo soffrire con squadre come il Palermo non è contemplato.

Onore comunque alla squadra di Mangia che ha messo in campo concentrazione e cuore sapendo approfittare delle debolezze degli avversari, molte a dire il vero. Iniziamo dalla formazione: panchina per Ranocchia e Sneijder, a completare il trio di difesa un improvvisato Zanetti (autore però di un'ottima prestazione, a conferma della sua duttilità), spazio ai giovani Nagatomo e Jonathan sugli esterni e ai nuovi acquisti Forlan e Zarate alle spalle dell'unica punta Milito. Squadra lunga e subito problemi in fase difensiva, già visti nel precampionato; i vari Miccoli, Hernandez e Ilicic hanno trovato spesso spazio in mezzo al  campo,  gestendo al meglio il proprio gioco. Meglio in avanti, soprattutto dopo la sostituzione di Zarate (apparso in condizioni fisiche non ottimali), con Sneijder la squadra è apparsa pericolosa e incisiva non facendo sentire la mancanza di Eto'o. Nota di merito va sicuramente al principe Milito che con la sua doppietta sembra aver scacciato i fantasmi della scorsa stagione con la speranza che sia tornato quello dei tempi del triplete. Quello che manca alla compagine di Gasperini è l'equilibrio. I giocatori sembrano divisi in due tronconi con gli esterni di centrocampo non all'altezza e conseguenti squilibri difensivi  Chiaramente ci sono tutte le attenuanti del caso: giocatori non al 100% della forma, i nuovi schemi non ancora ben assimilati e la bella punizione di Miccoli che ha cambiato totalmente volto ad una gara che in quel momento sembrava in mano ai nerazzurri. Il popolo interista rimane comunque scettico su alcune scelte del tecnico Gasperini:”come si può prescindere da un campione come Sneijder?”; “come mai ha messo in campo i deludenti Nagatomo e Jonathan quando nel secondo tempo Obi e Alvarez si sono dimostrati molto più in palla?”; e soprattutto “è opportuno stravolgere dei meccanismi già ben oleati di una squadra che ,più di una rivoluzione tattica, ha bisogno solo di un'identità di gioco?”. Al mister il compito di rispondere a questi quesiti, ci auguriamo con i risultati che sono  l'unica risposta che nel calcio accontenta tutti.

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