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Cagliari (di Nando Cimino) Il sei agosto, Claudia, voleva solo fare un bagno nelle chiare, fresche e salate acque galluresi. Null’altro. Una cosa normale per chiunque, soprattutto nel pieno del mese d’agosto. Una cosa che dovrebbe essere ancora più normale per gli stessi sardi. A Claudia e ai suoi amici, però, qualcuno dall’accento ‘straniero’, forse romagnolo, ha opposto un secco rifiuto, frustrando l’innocente desiderio di un tuffo a Porto Cervo. “Non potete accedere a questa spiaggia – avrebbero seccamente opposto – perché è riservata ai soli residenti del resort”. Ah! Claudia Aru, quindi, la nota cantante sarda che di mestiere fa l’insegnante, sconsolata e anche piuttosto contrariata, ha voltato le spalle e s’è diretta verso la macchina per andare alla ricerca di un’altra spiaggia, senza vincoli. Voltandosi un’ultima volta verso lo zelante bagnino romagnolo (?), però, tra se e se, ha pensato: “Ma baccagai!”. Da questa piccola esperienza negativa non poteva non nascere un’ironica protesta da parte de ‘sa coga de Villacidru’. La simpaticissima cantante, senza perdere troppo tempo, accompagnata da Simone Soro al violino e da Ivan Melis alla chitarra, ha postato il video del suo sardonico motivetto dal pungente retrogusto amaro, in cui, in estrema sintesi, dice: “Porto Cervo, baccagai”. La pièce canora, con riferimento alla condizione generale delle coste a nord della Sardegna e non solo, così esordisce: “Ci hanno rubato pure le mutande…”. Già solo questo sarebbe servito a comprendere il tono della lirica il cui scopo era di evidenziare un problema di cui si dibatte da qualche tempo e che, puntualmente, all’inizio di ogni stagione balneare, riemerge col suo immancabile strascico di nefaste conseguenze. Una questione che non ha mancato di attirare l’attenzione dei media nazionali e che va sotto il nome de “la guerra dell’ombrellone”. Anche quest’anno, infatti, si sono ripetute scene poco edificanti per una terra bella, antica e unica come la Sardegna.

La guerra dell’ombrellone si ripete ogni giorno. Più o meno nella stessa fascia oraria: da mezzogiorno alle cinque del pomeriggio. Succede un po’ ovunque: a Porto Cervo, ma anche a San Teodoro, nella zona di Porto Rotondo ma anche lungo le spiagge di Palau e Villasimius, dal Poetto a Santa Margherita di Pula. La battaglia si svolge più o meno sempre allo stesso modo. Da una parte i titolari degli stabilimenti balneari e dall’altra i turisti che non hanno alcuna intenzione di pagare per prendere il sole. Chi gestisce i lettini schierati a pochi metri dalla riva non gradisce altri ombrelloni troppo vicini ai suoi e così la rissa quotidiana è assicurata. Scena trasmessa in diretta Facebook due giorni fa dalla Cinta di San Teodoro: «Voi da qui ve ne dovete andare, altrimenti chiamiamo subito i vigili – grida il bagnino dello stabilimento – Non potete stare vicini alla nostra concessione, allontanatevi». Pronta la risposta: «Questa spiaggia è di tutti, è libera e noi restiamo. Non riuscirete a mandarci via». Il resto è tutto già visto: urla, offese reciproche e vigili urbani che arrivano e che tentano di riportare la calma”. Questo scriveva, Nicola Pinna, lo scorso 14 agosto su “La Stampa.it”, il quotidiano online de “La Stampa”, che proseguiva:

“(…) E così venerdì a Porto Cervo i bagnanti si sono ritrovati con la battigia sbarrata dagli ombrelloni dei vip. Immediatamente è iniziata la contestazione. Qualcuno ha scattato le foto e annunciato una denuncia sui social network e qualcun altro ha chiamato direttamente la Guardia costiera. «Gli ombrelloni devono essere piazzati a cinque metri dalla battigia, cioè dalla linea del mare – spiega il comandante della Capitaneria di porto di Cagliari, Roberto Isidori – Questo vale per tutti: per gli stabilimenti balneari ma anche per chi occupa la spiaggia libera. Chiunque voglia attraversare l’arenile o fare la classica passeggiata in riva non deve trovare ostacoli. Per cui posso dire che gli ombrelloni sulla riva non sono regolari. Negli spazi laterali agli stabilimenti, invece, qualunque cittadino può stendersi liberamente, salvo che non sia stato individuato un passaggio, ma con specifica ordinanza». Per qualcuno la battaglia per l’asciugamano rischia di finire molto male. Perché i controlli e le sanzioni nei giorni di Ferragosto sono stati intensificati. «Le concessioni vengono firmate dalle amministrazioni comunali, ma noi ci occupiamo delle verifiche: in questo periodo sono praticamente quotidiane – aggiunge il comandante della Guardia costiera – I limiti di spazio previsti dalle autorizzazioni devono essere rispettati rigorosamente». E nessuno può cacciare i bagnanti dal tratto di spiaggia accanto agli ombrelloni dei vip”. Nicola Pinna ha dipinto perfettamente la situazione. Ed è in questa situazione che va collocata la disavventura di Claudia Aru e dei suoi compagni. Su di lei, invece, tronus e lampus, tuoni e lampi, massicciamente scagliati da alcuni galluresi che, forse, non avendo ben compreso il messaggio di protesta, hanno inveito sulla mancata bagnante, apostrofandola nelle maniere più indicibili. La Aru ha rimarcato come la sua non fosse certamente un’invettiva contro la Gallura, i galluresi o, ancor più, contro la sua stessa terra: “Volevo rassicurare i Galluresi offesi (pochi, in verità , ho ricevuto una marea di messaggi di galluresi che hanno ben capito l’ironia) che se mi fosse successo a Chia o a Costa Rei, sarebbe stato uguale, che ho ironizzato su storture e soprusi ovunque nell’isola, così come ho rischiato pestaggi e fatto scioperi della fame per i diritti negati in tutta la Sardegna (lo dice il mio passato da attivista indipendentista, cercare per credere). Io credo che la vera vergogna non stia in <<Porto Cervo baccagai>> , ma  nel fatto che non siamo più padroni a casa nostra; sta nel fatto che siamo sommersi da immondizia di ogni i tipo e stiamo zitti; sta nei sardi bastardi che bruciano i boschi per dispetto; sta in chi si lamenta ogni giorno ma non va a votare; sta in chi ti dà del <<grezzo>> perché parli in sardo mentre la nostra cultura sta morendo. Questo e tanto altro mi farebbero dire: O Sardegna, baccagai. Ma questo posto lo amo troppo, così come amo e adoro la Gallura e nel mio lavoro, pur essendo poco più che una piccola blatta campidanese, a stare qui, io ci provo e, forse sbagliando, credo ancora nelle potenzialità di questo Paradiso chiamato Sardegna”. Claudia Aru, del resto, è anche quella di, “Pocos, Locos y Mal Unidos”. Tutto qua! Ergo, “baccagai”.