Puntare ad ottenere il via libera del Parlamento alla riforma forense, che disegna un ordinamento forense veramente innovativo sviluppando in una cornice organica le stesse previsioni del Dpr professioni (contiene infatti già da tre anni la previsione dell’obbligo di formazione permanente, di assicurazione obbligatoria, di tirocinio qualificante) e aggiungendo i necessari e insopprimibili tasselli mancanti, come la disciplina dell’accesso e del procedimento disciplinare, le specializzazioni, l’equo compenso per i praticanti, un tirocinio integrato dalla frequenza delle Scuole forensi,una disciplina delle società tra avvocati che tutela l’affidamento del cliente.
Solo una riforma organica, attesa da 70 anni, può ridisegnare una professione strategica per la giurisdizione e per il sistema Paese.
E’ la prospettiva verso la quale il Cnf continuerà ad impegnarsi nei prossimi mesi, convinto della illegittimità e insufficienza del regolamento sulle professioni approvato dal Consiglio dei ministri il 3 agosto scorso.
Per questo il Cnf ha ritenuto il mancato stralcio dell’Avvocatura, professione riconosciuta dalla Costituzione, un attacco al diritto di difesa, visto che per lo Statuto dell’avvocatura, soggetto imprescindibile della giurisdizione, serve una legge dello Stato.
Il regolamento infatti non rispetta le specificità delle professioni e inspiegabilmente non esclude dal suo ambito di applicazione gli avvocati che, come i medici, svolgono una attività relativa a diritti costituzionalmente riconosciuti.
Il presidente Guido Alpa, in una intervista al Sole 24 Ore, ha spiegato che la riforma dell’ordinamento forense è lungamente attesa dalla categoria e riguarda argomenti fondamentali, come quello dell’accesso, che il regolamento non tocca affatto.
Oltre i rilievi sul merito, il Cnf ha espresso gravi perplessità sulla disciplina in esso contenuta, in alcuni passaggi di chiara impronta dirigista ed esorbitante dai poteri regolamentari dell’Esecutivo. E si è riservato di adire ogni rimedio giurisdizionale per segnalare le illegittimità.
Il Cnf rileva che ancora oggi, nonostante la richiesta al Governo della presidente della commissione giustizia Giulia Bongiorno, supportata dai 4/5 dei componenti della Commissione, di esprimersi sulla sede deliberante in commissione giustizia alla camera, l’esecutivo inspiegabilmente non ha ancora dato risposta.