I piani e i progetti ideati da Dio sono scomodi!
Essi non ammettono riserve o compromessi, e chi a lui, nella fede, si affida, e accetta di essere con Dio protagonista di una storia nuova, non sempre, o quasi mai, è compreso dalla gente. Basta leggere l’avventura di Profeti, oggi ci si presenta quella di Geremia,che ,in nome di Dio ,sfida i potenti, il popolo stesso che si schiera dalla parte dei più forti. Ma lo stesso Gesù di Nazareth,chiamato dal Padre a salvare l’umanità dispersa,e per noi uomini e per la nostra salvezza, scende dal cielo,non è compreso dai suoi, forse a cominciare da quelli che gli sono più vicini,ed è per questo suo rendere scomodo il suo parlare,che i capi cercano di zittirlo per sempre. Un’apparente sconfitta, ma poi dopo la sorpresa della resurrezione, e il ritorno, come vincitore, a riaffermare che lui è venuto ad accendere il fuco sulla terra, e perciò non si arrende,perche nel suo cuore arde forte un amore senza confini per l’uomo, e questo fuoco lui vuole che bruci ogni cosa, purifichi il vecchio, faccia nascere ,dalla cenere , il nuovo. Egli corre il rischio anche da “di dividere” ciò che può apparire unito, non solo, ma vuole che chi lo segue ,rompa con il passato ,forse anche con affetti famigliari condizionanti, e ,con la vita, accendere con lui fiamme che bruciano, purificano, creano il nuovo. Il suo parlare e, e molto più il suo agire, come afferma l’Apostolo Paolo( II Lettura) crea ostilità, ma egli è cosciente di avere messo in gioco se stesso, per adempiere il volere del Padre e salvare l’uomo.
“Come vorrei che questo fuoco fosse già accesso!”, è il desiderio,ma anche forse la delusione di Cristo, dinanzi ad una umanità che più che accendere smorsa a volte gli entusiasmi, e soffia sul fuoco acceso da tanti, come pompieri che vedono nel fuoco della fede e dell’amore insegnato da Cristo, pericoli di incendi istruttivi.
Molti cristiani hanno paura del fuco vivo,e si tengono spesso a distanza dai falò accesi dalla fede di tanti,ma non per paura di bruciarsi, ma perché non vogliono impegnarsi ad essere quella luce che illumina,riscalda il freddo del mondo, e per restare nelle proprie fresche comodità,spesso rimasti a guardare gli incendi di fede, come spettacoli pirotecnici di divertimento, o amano il tiepidismo , il non essere né caldi, né freddi,ma gente che vivacchia in attesa.
Il fuoco della fede non si propaga attraverso un terreno bagnato da interessi umani o umidi di comodità,ma ci vuole un terreno secco , che prenda fuoco e contagi.
Commento di P.Pierluigi Mirra passionista