Il Vangelo della Domenica
Carattere

                                                        

 Commento  di P.Pierluigi Mirra (passionista)

              Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 25,14-30. 
Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 
A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. 
Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. 
Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. 
Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. 
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. 
Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. 
Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. 
Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. 
Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. 
Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; 
per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo. 
Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 
avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. 
Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. 
Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. 
E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. 

                                                                  COMMENTO

Beato chi teme il Signore!”,così recita il Salmo Responsoriale di questa Domenica,il Salmo 27, perché, continua il Salmo”chi teme il Signore da lui sarà benedetto”. Una  esortazione a mettere in atto i doni ricevuti dal Signore, e una benedizione ,perche operando il bene  godremo di una felicità duratura.

Il Signore nella sua bontà ha pensato ad ognuno di noi, e a ciascuno ha offerto dei doni,dicendoci  di  fruttificarli nel tempo, perchè essi saranno la caparra per entrare nella vita eterna.  Non solo abbiamo ricevuto dei ”talenti”,ma ognuno porta in se, con i doni,il dono della capacità di   renderli operosi.                             La Parabola del Vangelo, rispecchia la vita di ognuno di noi. Nei tre servi a cui il padrone   offre dei talenti ognuno trova se stesso. Sappiamo anche come finisce la parabola:premio e  castigo. Eppure tutti hanno ricevuto,secondo   i progetti del padrone, quello che  era  a loro portata, ma non tutti hanno  realizzato i progetti del Padrone. Cinque, due o uno, non conta  ciò che il padrone  ha loro affidato,perché egli, al suo ritorno, è pronto a premiare  chi lo ha compreso, non ha perso tempo, e ha fruttificato il ricevuto. Ci sarà la condanna soltanto per l’inoperoso, il quale non ha smarrito ciò che gli è stato ma  riceve  il rimprovero e la condanna del padrone, per la sua sicurezza inoperosa.                                                                                                                     Il servo inoperoso  realizza l’immagine e la vita di tanti  discepoli  di Gesù, i quali pensano che credere o essere cristiani  significa non fare il male. Il precetto di non fare il male vale per ogni uomo, al di la del suo credo, ma essere cristiani, credere in Dio,  vuol dire fare il bene, mettere in opera, anche correndo possibili,  rischi ,quello che  Dio ci ha dato.

 Ancora,essere cristiano non significa,con nelle mani quello che si è ricevuto, copiare quello che altri prima di noi hanno fatto, ma realizzare il “nostro”, ,uscendo dalla massa, e operando in prima persona.                             Leggendo la Prime Lettura  ,tolta dal Libro dei Proverbi,   ben calcato è  il concetto che la donna da lodare  non è quella bella, ma chi, al di la della bellezza, mette in movimento le sue mani, e la cui vita  si mostra operosa in gesti di bene. Lo stesso S. Paolo Apostolo, esortandoci a stare desti,  ci dice di uscire dalla pigrizia,  e di farci trovare da Dio, quando arriverà,  con le mani  all’opera. Non deve fermarci la diversità dei doni ricevuti,perche ogni dono, grande o piccolo che sia, è arrivato a noi dal cuore di Dio, e , lavorando dobbiamo dimostrare a Dio,non solo la gratitudine,ma anche che  la fiducia posta in noi non è stata vana.                E poi se trattieni per te quello che hai ricevuto, esso andrà perduto, ma se lo metti in opera, donandolo  a gli altri ,  tutto diventa ricchezza per l’universo intero.

 

Se più che a stare bene, di pensasse a fere il bene, a fare meglio del proprio possibile, si finirebbe con lo stare meglio tutti.”(Alessandro Manzoni)

INVIA COMUNICATO STAMPA

Per poter pubblicare i tuoi comunicati stampa, corredati da foto,  scrivi un'email a comunicati@primapaginaitaliana.it

 

 

Iscriviti alla nostra newsletter per rimanere costantemente aggiornato sulle notizie più lette della settimana, che riceverai sulla tua mail. E' un servizio assolutamente gratuito.