Giovanni 2,13-22
Commento di P. Pierluigi Mirra passionista
La Liturgia odierna, anche se è di Domenica, da la precedenza al ricordo della Dedicazione della prima Basilica cristiana, quella di S. Giovanni in Laterano. Nella Storia della Chiesa del secolo IV, leggiamo che Costantino Imperatore, convertitosi al cristianesimo, regalò a Papa Milziade il Palazzo del Laterano, e poi vi aggiunse una chiesa, che per data e dignità, risulta la prima e la più importante tra tutte le Chiesa di Occidente. Essa fu consacrata da Papa Silvestro il 9 novembre del 324. Nel corso dei secoli tale chiesa ha avuto i suoi risvolti storici. Il Palazzo fu per 10 secoli anche sede dei Papa.
Tale celebrazione non vuole certamente farci celebrare le pietre della Basilica,ma vuole dare al senso della celebrazione un risvolto spirituale. Infatti la Liturgia della Parola, da forti spunti forti di riflessione.
La prima riflessione ci porta a considerare un aspetto della identità nuova creata in noi dal Battesimo, che è stato il compimento della nostra fede. Diventiamo figli di Dio, fratelli di Gesù Cristo, ma anche membri della grande famiglia di Dio che è la Chiesa. Perciò anzitutto “sentirci chiesa”,chiesa in cammino, guardando l’altro ramo di essa che già gode la visione di Dio (Chiesa Trionfante), e l’altro che si preparare a contemplare per l’eternità il volto di Dio( Chiesa Purgante). Essere chiesa,non è soltanto una questione di appartenenza ad un club o ad un’associazione, ma un vissuto di forte testimonianza che rende visibile il nostro essere in essa e sentirne gioie e dolori, come in una famiglia.
Altra riflessione è il non perderci mai in fiducia, anche dinanzi a momenti di stanchezza,se non addirittura di forte povertà di fratelli che con noi compongono la chiesa. Perciò non scandalizzarci, né fermarci a giudicare, e molto più a condannare chicchessia,ritenendoci,come in verità siamo, tutti peccatori alla ricerca della salvezza in Dio, attraverso Cristo nostro fratello. E poi guardare in questa famiglia gli umili servi del Signore, quasi sempre sconosciuti alle cronache,ma che vivono e nella loro umiltà e costanza , e reggono gli architravi di questa grande famiglia. La chiesa è il gregge di Dio in cammino, e a chiosare un dire di Bernanos, il gregge non sempre ha tutte le pecore sane, però una segue l’altra,una attende l’altra, e tutte camminano verso la direzione che il pastore le indica.
Infine la riflessione sull’atteggiamento di Gesù riportato nel brano del Vangelo,un Gesù non mite ,ma carico di furore contro coloro che hanno ridotto il tempo in un bazar. Anche questo deve farci pensare e deve suggerire sempre che la chiesa è una comunità a servizio dell’umanità bisognosa .Essa non regge sul potere o sul dominio, ma sul servizio che con la grazio del suo Fondatore ,essa offre agli uomini di sempre . E ognuno che in essa entra, a dire del Beato Paolo VI, trova accoglienza e amore,e nessuno in essa si sente forestiero,perché chi è nella chiesa è nella carità.
Siamo tutte pietre vive chiamate a costruire il grande edificio del Regno di Dio, fin da quaggiù.