EDITORIALI
Carattere

di

Antonio Gaudiano

Personalmente non credo che Bersani  & C. siano stati folgorati sulla via di Damasco. O che sia in atto una strategia interna per mettere all’angolo il segretario del partito democratico.

Fino a ieri Berlusconi era il demonio e mai e poi mai il Pd avrebbe potuto fare accordi con il Cavaliere. A meno di voler rinnegare la politica di contrapposizione fatta dal Pd negli ultimi anni. E chi la pensava diversamente (leggi: Matteo Renzi) non solo era, ma è trattato anche da nemico interno al partito. Già, Matteo Renzi, il figlio illegittimo di Berlusconi. Colui che si era permesso di andare alla villa di Arcore, alla corte del Cavaliere.

Meglio tentare l’impossibile (provare a convincere i grillini a fare un governo con il Pd) piuttosto che avere un sia pur minimo colloquio con Berlusconi. Si, con Berlusconi, perché il punto non è avere contatti con un partito (PDL) di centro destra, ma stabilire un contatto con Berlusconi.

Non credo alla folgorazione sulla via di Damasco: se solo pensiamo che al solo fine di abbattere il Cavaliere si è andati a scavare (come consumati Azzeccacarbugli in stravecchie ‘grida’) una leggina del 1947 al fine di avvalorare la tesi dell’incandidabilità di Berlusconi, quando si è realizzato che con la via giudiziaria forse non ce la si faceva ad abbattere ‘il nemico’.

E così, dopo un mese e mezzo d’impasse politica, con un Paese allo stremo, di fronte a continui suicidi (a proposito ma qualche politico avvertirà il peso ‘morale’ di queste morti?), allo sbeffeggiamento da parte dei grillini, forse qualcosa sta cambiando nel Pd?

No. Semplicemente si è realizzato che ‘la linea’ Renzi sta prendendo piede: che l’intransigenza nei confronti del nemico B. non paga. Il tutto, magari ‘condito’ con qualche sondaggio negativo per il partito, ed il gioco è fatto! E, allora, prima che Renzi possa prendere il sopravvento, bisognava invadere la sua corsia politica con un ‘tornante’ da brivido.

Ci hanno pensato Dario Franceschini prima e Roberto Speranza, poi. Non gli ultimi, ma i due più in vista del momento.

Franceschini si è addirittura fatto prendere la mano, dichiarando che il Pd deve “abbandonare questo complesso di superiorità, molto diffuso nel nostro schieramento, per cui pretendiamo di sceglierci l'avversario. Ci piaccia o no, gli italiani hanno stabilito che il capo della destra, una destra che ha preso praticamente i nostri stessi voti, è ancora Berlusconi. È con lui che bisogna dialogare.” Ma è anche andato oltre legittimando la stessa figura del Cavaliere “Il leader della destra è ancora Berlusconi".

Non solo. Ma ha anche affermato che (udite, udite!) la sconfitta di Berlusconi “deve avvenire per vie politiche. Non per vie giudiziarie o legislative.”

Una inversione ad ‘U’ che non sappiamo se verrà compresa dai militanti più intransigenti. Senza dubbio una manovra per cercare di mandare fuori strada Renzi, facendo rimanere ancora in sella il leader Bersani, per nulla isolato.

Ci si augura che in tal modo si possa mettere su un governo del quale se ne sente veramente bisogno; e svelenire il quadro politico per favorire le riforme che possano portare un qualche beneficio sul versante dell’occupazione. Ma anche si possa mettere mano alla riforma della giustizia, che non può più essere rimandata.

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