(di Carmen Vardaro)
Rieti – 24 agosto 2016, ore 03:36. Sono bastati pochi secondi per determinare una corsa agli armamenti sociali. Il sisma di magnitudo 6.0 ha scosso le case e le coscienze. Le infrastrutture fragili non reggono alla consapevolezza del “Poteva capitare a me” e gli sciami sismici rendono difficile pensare al “Tanto a me non capita”. La paura si esorcizza spedendo pacchi e donando sangue, facendo beneficenza gratuita alla luce del sole. È più importante dimostrare di aver partecipato che partecipare attivamente, con la speranza di ricevere lo stesso trattamento parsimonioso, nel caso. Gli sciacalli non rubano solo tra le macerie, anche l'ipocrisia è sciacallaggio. Le persone che postano screen su Twitter delle proprie donazioni al 45500 talvolta sono le stesse che bullizzano un compagno di scuola o ridono alla vista di qualcuno affetto dalla Sindrome di Down.
Non serve la pietà, nessuno dei terremotati vuole essere commiserato. Non elemosinano attenzioni, vorrebbero solo avere la privacy che gli spetta per compiangere in intimità i loro morti. Non servono le parole spicciole e le frasi fatte, servono mani, forza bruta per scavare e delicatezza nel sollevare i massi.
Le città diventano fantasma e il silenzio si accompagna al freddo pungente. Quando di mattina le ruspe riprendono a scavare e il piccone a rompere le pietre è quasi rassicurante. Si ha meglio l'impressione di essere meno soli, in qualche modo. E di avere ancora il diritto di sperare, perché la speranza è l'ultima a morire, non cade nemmeno se crollano i pilastri. Al momento non si pensa al fatto che diventeranno anch'esse fantasmi, le persone che riprenderanno a camminare in quelle strade.
I grandi della Terra si incontrano e parlano, ma sono discorsi vuoti. Toronto, Dallas, Rio de Janeiro e New York si accendono del tricolore italiano, ma sono solo luci. È solo la bandiera a mezz'asta a contare, ci siamo accorti troppo tardi di dover essere solidali gli uni con gli altri. Il trend più seguito dei social network è #PrayForItaly, ma Dio non c'era. Il cordoglio dei cittadini si aggiunge alle cospicue donazioni delle Star della televisione, ma come si riportano in vita i morti? Duecentonovantuno persone si sono salutate per l'ultima volta. Restano rimpianti, sensi di colpa, macerie e poco altro.
Non rimandare a domani ciò che puoi fare oggi.