EDITORIALI
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di

Antonio Gaudiano

Grillo non è sicuro dei grillini eletti alla Camera ed al Senato e si prepara la strada che porta dritti verso una riedizione del “mandato imperativo”. Quest’ultimo in vigore in uno stato di stampo privatistico intendeva legare l’elettore al suo eletto a mezzo proprio di quello che Grillo auspica nel post pubblicato nel suo Blog: un contratto di natura privatistica tra elettore ed eletto.

La stragrande maggioranza delle moderne costituzioni (e dunque non solo quella italiana) hanno escluso il mandato imperativo, perché non sempre e non su tutto l’eletto ha potuto ottenere istruzioni sufficienti dal proprio elettore.

L’art. 67 della nostra Costituzione richiamato da Grillo "Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato", ha proprio lo scopo di conferire la massima libertà all’eletto (deputato o senatore) di lavorare “nell’interesse della Nazione” senza rimanere ‘imbrigliato’ dal proprio partito.

C’è stato un periodo nel quale i partiti (DC, PCI, etc.) all’atto dell’elezione di un loro deputato si facevano firmare da quest’ultimo delle dimissioni in bianco, da poter esibire nel momento in cui il deputato non si allineasse agli ordini di scuderia che gli provenivano dalla nomenclatura del partito. E’ forse questo sistema che Grillo vorrebbe ripristinare?

La legge  elettorale (porcellum) in vigore già lega mani e piedi l’eletto alla Camera od al Senato alle segreterie dei partiti, che potranno non ricandidarlo se non si allinea ai dicktat del partito.

Ma allora?

Questo sistema non è stato accettato dal movimento 5 stelle, i cui candidati sono stati scelti dalla rete: dunque senza alcuna apparente imposizione dei ‘capi del movimento ’.

E, dunque, il problema del controllo sugli eletti da parte di questi ultimi (Grillo - Casaleggio) si pone, eccome.

Ecco allora che Grillo comincia (prendendo la strada lunga)  a parlare di circonvenzione di incapace, e,  stigmatizzando la libertà di cui dovrebbe godere il parlamentare (che è stata una conquista anche della Rivoluzione francese), dichiara che “…l'eletto può fare, usando un eufemismo, il cazzo che gli pare senza rispondere a nessuno”.

In questa espressione si vede tutta la preoccupazione di Grillo e tutta la risposta a quanti prima che si sapesse dei risultati elettorali si chiedevano: ma dopo le elezioni Grillo come farà a controllare i grillini eletti?

Finora gli ha ‘imposto il bavaglio’, nobilitandolo con l’espressione: silenzio stampa. Ma dopo l’ingresso in Parlamento (dove né lui né Casaleggio avranno accesso) come potranno controllare i deputati grillini? è presto spiegato: con eventuali dimissioni in bianco. Questa la democrazia di Grillo.

 

Per opportuna conoscenza ecco di seguito il post pubblicato da Grillo nel suo blog.

 

Se è chiaro, anche al sentire comune, cosa si intende per circonvenzione di incapace, dal vocabolario Zingarelli della lingua italiana: "induzione di persona minore o inferma o psichicamente deficiente a compiere un atto giuridico dannoso per lei o altri al fine di trarne un profitto per sé o altri", non è ancora percepito il significato di "circonvenzione di elettore". Si tratta di una pratica molto comune nel Parlamento Italiano, adottata da voltagabbana, opportunisti, corruttibili, cambiacasacca.

L'elettore, al momento del voto, crede in buona fede alle dichiarazioni di Tizio o Caio, di Scilipoti o De Gregorio. Lo sceglie per la linea politica espressa dal suo partito e per il programma. Gli affida un mandato di un lustro, un tempo lunghissimo, per rappresentarlo in Parlamento e per attuare i punti del programma. Gli paga lo stipendio attraverso le sue tasse perché mantenga le sue promesse. Il voto è un contratto tra elettore ed eletto ed è più importante di un contratto commerciale, riguarda infatti la gestione dello Stato. Se chi disattende un contratto commerciale può essere denunciato, chi ignora un contratto elettorale non rischia nulla, anzi di solito ci guadagna. E' ritenuto del tutto legittimo il cambio in corsa di idee, opinioni, partiti. Si può passare dalla destra alla sinistra, dal centro al gruppo misto, si può votare una legge contraria al programma. Insomma, dopo il voto il cittadino può essere gabbato a termini di Costituzione. L'articolo 67 della Costituzione della Repubblica italiana recita: "Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato". Questo consente la libertà più assoluta ai parlamentari che non sono vincolati né verso il partito in cui si sono candidati, né verso il programma elettorale, né verso gli elettori. Insomma, l'eletto può fare, usando un eufemismo, il cazzo che gli pare senza rispondere a nessuno. Per cinque anni il parlamentare vive così in un Eden, in un mondo a parte senza obblighi, senza vincoli, senza dover rispettare gli impegni, impegni del resto liberamente sottoscritti per farsi votare, nessuno lo ha costretto con una pistola alla tempia a farsi inserire nelle liste elettorali. La circonvenzione di elettore è così praticata da essere diventata scontata, legittima, la norma. Non dà più scandalo. Viene concesso al parlamentare libertà preventiva di menzogna, può mentire al suo elettore, al suo datore di lavoro, senza alcuna conseguenza invece di essere perseguito penalmente e cacciato a calci dalla Camera e dal Senato.

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